Con i sistemi di stabilizzazione attuali si possono usare a mano libera anche obiettivi di focali molto lunghe. Ma l'elettronica non fa miracoli e, se la luce è poca, occorrono tempi di scatto lunghi. In questi casi l'uso di un buon treppiedi, con una una testa rigida, è opportuno per evitare foto mosse. Ed è indispensabile se, come in questo caso, l'ottica non è stabilizzata

Lontano ma vicino, il fascino indiscreto del teleobiettivo - 2

Lezioni di fotografia  N. 9  – 25 luglio 2019 Pagina 1  Successiva
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Domanda: che cos'è un teleobiettivo? Risposta: un obiettivo caratterizzato da una distanza focale superiore a quella dell'obiettivo normale. Risposta corretta sul piano tecnico, ma che non rivela la sostanza delle ottiche di focale superiore alla "normale".
Prima di tutto, è necessario capire che cosa è un obiettivo "normale". Anche qui c'è una risposta standard, che non chiarisce nulla: un obiettivo si dice "normale" quando la sua lunghezza focale è pari alla diagonale del fotogramma e produce immagini con la stessa prospettiva dell'occhio umano. La prima proposizione è corretta, ma inutile, la seconda è quantomeno imprecisa, se non falsa.
Perché non di "prospettiva" si tratta, ma di "angolo di visione".
Il campo orizzontale tridimensionale e abbastanza nitido percepito attraverso i due occhi, come sappiamo, è compreso tra i 40° e i 60°, cioè la parte centrale dei 180° (e oltre) del campo visivo totale . Ebbene, un obiettivo "normale" è quello che registra un campo simile a quello della nostra visione nitida. In breve: non è "normale" perché ha una lunghezza focale uguale alla diagonale del fotogramma, ma perché registra quello che "guardiamo" nella maggior parte dei casi. E per questo deve avere una focale più o meno pari alla diagonale del fotogramma.

Se osserviamo un dettaglio, vicino o lontano, il nostro cervello limita l'angolo di visione, escludendo dall'attenzione tutto ciò che è al di fuori di questo angolo. Un obiettivo di focale superiore alla normale fa la stessa cosa, perché taglia il contorno. Quando guardiamo una fotografia, la scena registrata occupa tutto il nostro campo di visione nitida, anche se l'angolo di ripresa è minore. In pratica, la scena o l'oggetto ripreso sotto un angolo, poniamo, di 25°, su una stampa o su uno schermo occupa il campo di 50° e quindi appare più grande rispetto alla visione reale.

Il teleobiettivo può essere utile anche per un'interpretazione "grafica" della realtà. E' solo una questione di "occhio".

Da 50 a 200mm: il ritaglio

La fotografia a sinistra, ripresa a 50mm, non è particolarmente interessante. La seconda, scattata a 200mm, è costruita su un gioco di masse, luce e ombre. Ma, qualità a parte, si potrebbe realizzare con un semplice ritaglio della prima.
Alla fine dei conti, il "lavoro" del teleobiettivo consiste nel ritagliare, nell'isolare un parte della realtà.

La realtà è fatta di dettagli. L'occhio del fotografo li sceglie. Il teleobiettivo li registra.

Il "mezzo tele" per i ritratti

Nell'esempio precedente abbiamo visto l'uso del teleobiettivo per "ritagliare" la realtà che osserviamo. Qui il "ritaglio" ha un significato diverso, perché corrisponde alla concentrazione dell'attenzione sul soggetto della fotografia.
La distanza di ripresa è la stessa, ma nella prima foto il quasi-grandangolare include il soggetto nell'ambiente, nella seconda il "mezzo tele" restringe l'attenzione al volto, come lo vediamo in una normale conversazione. Nella terza ci concentriamo sull'espressione, come quando cerchiamo di capire che cosa c'è nel pensiero di un interlocutore (qui è l'attore e regista Massimiliano Vado).

Spazio ristretto

Viene naturale pensare che per riprendere vicoli, ambienti ristretti, spazi angusti, sia opportuno usare un'ottica grandangolare (ne parleremo nella prossima lezione).
Qui si dimostra il contrario: la visione "schiacciata" del medio tele rende subito l'idea di uno spazio limitato.

Visto da lontano

L'abitudine di "guardare col teleobiettivo" viene naturale con l'esperienza e spesso ci fa intuire anche qualcosa che sfugge all'occhio nudo. Solo con uno sguardo allenato e una lunga focale (in questo caso di 400mm) si può cogliere questo scambio di idee tra volatili appollaiati su un'antenna della televisione.
Poi c'è l'intuizione dell'attimo decisivo. Ma è un'altra storia.

Le riprese di animali liberi nell'ambiente naturale richiedono quasi sempre l'uso di teleobiettivi, anche nei casi di soggetti non particolarmente aggressivi. Le lunghe focali sono utili per non disturbare o spaventare gli animali, che non devono avvertire un'invasione del loro habitat
Manlio Cammarata reporter - Newsletter

Visto da vicino

Per la macrofotografia – o in ogni caso di riprese a distanza ravvicinata – l'uso delle lunghe focali si rivela spesso utile per "fotografare da vicino restando lontano".
Chi ama questo genere di fotografie trova nei moderni telezoom con possibilità di "macro" (in genere non molto spinta) gli strumenti ideali.

La vera macrofotografia, (quella che arriva al rapporto 1:1 e oltre) richiede obiettivi dedicati. Che possono essere "normali" o "mezzi tele", ma che spesso sono anche ottimi "vetri" per uso generale.

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