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Internet e stampa

Indymedia, un sequestro "politico"?

21.10.04
Non deve spegnersi l'eco delle notizie che nelle due settimane passate hanno scosso la Rete: il sequestro  del sito Independent Media Center  (Indymedia), ottimo esempio di informazione alternativa possibile solo sull'internet, seguito in tutto il mondo e spesso criticato per le sue posizioni estremistiche e il suo linguaggio a volte... informale.
Anche se la vicenda, all'inizio misteriosa, ha ormai assunto contorni abbastanza chiari, resta l'impressione di una prova generale di censura su scala internazionale.
Lasciamo ai lettori interessati le valutazioni sui fatti e le opinioni, limitandoci a una serie di citazioni dall'informazione apparsa sulla Rete nei giorni scorsi. (M. C.)

Rai News 24

Roma, 8 ottobre 2004
Le autorità statunitensi hanno emesso un ordine federale imponendo all'ufficio di Rackspace negli Stati Uniti, l'azienda dei server che ospitano molti siti locali di Indymedia tra cui 'italy.indymedia.org', di consegnare loro l'hardware del sito noglobal Indymedia situato a Londra. Lo denunciano il sito italiano e quello inglese di Indymedia, portali di una realtà virtuale internazionale che da anni è punto di riferimento degli attivisti del movimento antiglobalizzazione, dei centri sociali, delle realtà pacifiste. 
Questo atto, denuncia Indymedia Italia, "ha colpito più di 20 siti di Indymedia in tutto il mondo. Dal momento che l'ingiunzione è stata inoltrata a Rackspace e non a Indymedia sono ancora ignote a Indymedia le ragioni di quest'azione". 
Restano oscuri i motivi per cui "un server, che è fuori dalla giuridisdizione statunitense, possa essere messo sotto sequestro dalle autorità degli Stati Uniti", sottolinea la nota di Indymedia, anche se "negli ultimi mesi - continua la nota - il governo federale degli Stati Uniti ha condotto numerosi attacchi ai danni di vari Indymedia nel mondo". 
Il sequestro avviene ad una settimana circa dall'inizio della quarta edizione del Forum Sociale Europeo, che quest'anno si terrà a Londra.
(http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=49515)

Indymedia

Secondo comunicato Indymedia italia sul sequestro degli hd
comunicato del 09.10.2004 sulla sottrazione dei due server di indymedia del 07 ottobre Giovedi' 7 ottobre 2004, l'FBI, su ordine federale, ha richiesto a Rackspace (un provider statunitense) di consegnare loro l'hardware dei due server (ahimsa1 e ahimsa2) che ospitano indymedia italia, decine di altri nodi del network e molti progetti no-profit internazionali. I due server si trovavano nella loro filiale londinese e Rackspace li ha consegnati immediatamente senza prima avvisare gli amministratori delle macchine e senza rendere note le basi legali di questa consegna in territorio britannico. E' un atto intimidatorio. Un atto teso ad inviare un chiaro segnale a indymedia e a tutti coloro i quali immaginano una realta' altra impedendoci tra l'altro di ripristinare rapidamente i siti. Come i mercati finanziari, oggi sono globalizzati anche il controllo, la repressione della liberta' di informazione, la guerra preventiva senza frontiere. Anche l'ultimo frammento di liberta' che rimane piu' intimamente legato a ognuno di noi: la possibilita' di esprimere le proprie opinioni e conoscere quelle altrui non e' piu' possibile ne' nel proprio paese, ne' a livello internazionale. Gli accordi multilaterali per estendere la legislazione di emergenza a ogni aspetto della vita e del globo trovano in questo episodio una loro drammatica conferma, a dispetto di ogni definizione di diritti civili, delle stesse legislazioni nazionali e delle liberta' universali. Indymedia non conosce ancora i motivi della sottrazione dei propri dati e questo non e' un caso, perche' non e' necessaria alcuna giustificazione pubblica per negare la liberta' di informazione e di espressione. L'"episodio Indymedia" e' solo l'ultimo in ordine di tempo di una escalation preoccupante di repressione che non riguarda soltanto il fantomatico mondo del digitale e della comunicazione, ma anche la contestazione di reati gravi come il 270 bis, ter e quater [sic!] (associazione sovversiva, che prevede pene decennali) solo per aver distribuito volantini in solidarieta' ad una persona arrestata, rispolverando il quantomai attuale reato di propaganda sovversiva cosi' amato dai regimi. Ne sono altri fulgidi esempi la censura di Anarcotico.net, la causa di Trenitalia contro Autistici/Inventati per nascondere il fatto di aver trasportato armi per la guerra in Iraq, il sequestro di materiali in innumerevoli perquisizioni, la chiusura di siti, fino ad arrivare alla guerra contro lo scambio di saperi del decreto Urbani e della RIAA (come se condividere un file fosse grave, mentre non lo e' torturare un uomo nelle prigioni turche). Pensiamo che questo attacco generalizzato alle liberta' di ogni individuo necessiti di una risposta vasta, sia sul piano delle forme che delle pratiche, e distribuita sui territori. Se per noi fare informazione equivale a dare ad ognuno la possibilita' di pubblicare il proprio punto di vista e le proprie esperienze sul sito di indymedia italia, allora difendere la liberta' di espressione significa agire, ognuno con modi, tempi e immaginazione propri, contro questo e tutti gli altri atti che la violentano quotidianamente cercando di rinchiuderla nei confini della logica di emergenza e unita' internazionale. Invitiamo tutti e tutte a esercitare pressione e attivarsi sia nella rete che Invitiamo tutti e tutte a esercitare pressione e attivarsi sia nella rete che nei territori. Oggi l'informazione e' sovversione: Uno mille centinaia di migliaia di sovversivi in ogni luogo. Indymedia Italia
(Tratto da http://www.caserta24ore.it/comunicati/comunicato.asp?id=1955&tt=Comunicati

Rai News 24

Roma, 10 ottobre 2004
Chi ha chiesto all'FBI di 'spegnere' il server angloamericano che ospita i siti internet dell'organizzazione no global Indymedia? "L'operazione è stata condotta per conto di Paesi terzi da responsabili del ministero della giustizia contro il server Rackspace, che offre spazi a Indymedia", ha detto Joe Parris, portavoce dell'FBI. Quali i Paesi terzi? "L'Italia e la Svizzera, i reponsabili del ministero della Giustizia non hanno fatto altro che assolvere gli obblighi legali contenuti nel trattato di mutua assistenza". E il caso diventa subito politico, con reazioni da AN, che plaude all'operazione e dai Verdi, che chiedono che il governo riferisca al Parlamento.
Il procuratore di Ginevra Daniel Zappelli ha confermato oggi l'apertura di un procedimento. "Ho avviato un'inchiesta, ma non vi dirò nulla di più", spiega. Mercoledì scorso due ispettori ginevrini incaricati di far luce sui disordini avvenuti nel 2003 nel quadro del G8 hanno presentato denuncia contro ignoti dopo che le loro foto erano state pubblicate sul sito francese di Indymedia-Nantes. Zappelli non ha tuttavia voluto confermare se l'FBI abbia agito su sua richiesta.
"Aver oscurato il sito di Indymedia è stata una cosa buona e giusta: non si trattava di controinformazione, ma di un sito che sputava fango e veleno, pieno di oscenità", attacca il portavoce di An Mario Landolfi. Che nel novembre 2003, a pochi giorni dalla strage di Nassiriya, aveva chiesto a nome di Alleanza Nazionale di chiudere il sito di Indymedia per i testi pubblicati sulla morte dei militari italiani.
Il governo riferisca al Parlamento sull'oscuramento dei siti Indymedia, chiede al contrario Paolo Cento (Verdi) che annuncia una interpellanza urgente per sapere se e chi ha attivato dall' Italia la richiesta di oscuramento. "L' azione repressiva che ha determinato l' oscuramento di numerosi siti di Indymedia, sembra essere partita oltre che dalla Svizzera anche dall' Italia - afferma Cento - e questo se sara' confermato, rappresenta un fatto gravissimo di cui i ministri competenti devono al piu' presto chiarire le circostanze". 
"Ancora più inquietante - sottolinea - è il fatto che in seguito all' azione repressiva contro Indymedia sembrano essere andati dispersi numerosi documenti e immagini audiovisive relativi al G8 di Genova, oltre che ad altri vertici internazionali come quello di Evian".
(http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=49539)

L'Unità

L'Fbi precisa: il sequestro del server di Indymedia voluto dall'Italia e dalla Svizzera
di Valentina Petrini
«Sul server sequestrato a Rackspace, la società che mette in rete Indymedia, erano contenute tutte le informazioni relative al caso di Genova. Siamo molto preoccupati». Laura Tartarini è un degli avvocati del Genova Legal Forum. La raggiungiamo telefonicamente per farci spiegare i motivi del sequestro e il perché del coinvolgimento italiano in questa vicenda. «Purtroppo non sappiamo molto – ci spiega – Oltre alle poche cose diffuse dall’Fbi non c’è stata fatta nessun altra comunicazione». A Genova sabato mattina gli operatori di Indymedia e gli avvocati si sono riuniti per capire come muoversi. Il meeting a Genova di Indymedia era già in programma prima dell’oscuramento. «Due nostri colleghi sono partiti immediatamente per Londra –ha aggiunto Laura Tartarini- Siamo in contatto e speriamo di potervi al più presto dire di più».
Cala il silenzio sulla vicenda Indymedia, il sito che dà voce al movimento antimperialista. Silenzio anche da parte dell’Italia e della Svizzera, che secondo quanto affermato da un agente dell’Fbi, Joe Parris, intervistato dalla France Presse, sarebbero direttamente coinvolti. Come? «L'intervento -ha detto l’agente Parris- e' stato fatto a nome di paesi terzi». Parris ha precisato che questi "paesi terzi” sono l'Italia e la Svizzera e ha aggiunto che l'iniziativa del ministero della Giustizia americana non e' stata altro che «un aderire agli obblighi legali contenuti nei nostri trattati di assistenza reciproca».
Secondo fonti dell’Unità il sequestro riguarderebbe la “materia giudiziaria”. Pertanto l’ordine sarebbe partito, o dalla Magistratura italiana, o da quella Svizzera, o da entrambe. In queste ore si sta lavorando proprio per chiarire questo aspetto della vicenda. Se così fosse il sequestro del server che permette la messa in onda dei siti locali di Indymedia avrebbe a che fare con indagini in corso.
...
(http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=38364)

Indymedia

L'hardware di Indymedia è stato restituito, ma molte questioni rimangono
Mercoledì 13 ottobre l'hardware sequestrato di Indymedia è misteriosamente tornato nello stesso modo in cui era scomparso - senza cioé nessuna informazione su chi lo ha preso e perché e su ordine di chi. Un dipendente della Rackspace, il fornitore di spazio web con base negli USA che aveva consegnato i dischi di Indymedia al governo il 6 ottobre,ha inviato una email a un volontario di Indymedia per dire che i dischi sono stati riconsegnati e che "l'ordine del tribunale sta per essere eseguito ... io fornirò ogni nuova informazione che sarà disponibile e sulla cui fornitura sarò autorizzato.." leggi l'intero testo

 

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