Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013
Televisione

La TV digitale terrestre nel sistema dei media - 3

29.09.06

Una quantità di apparecchi, altrettanti telecomandi, ammassi di cavi aggrovigliati: si può semplificare la vita dell'utente "multimediale"?

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Il set-top-box, ma non solo...

Nei due articoli precedenti abbiamo compiuto una sommaria ricognizione sulle prospettive della televisione digitale terrestre e sulle questione relative ai contenuti. Ora ci mettiamo dalla parte dell'utente e cerchiamo di capire quali problemi incontra chi vuole attrezzarsi per la nuova piattaforma.

Serve una premessa: tutto ciò che è scritto in questa pagina è "provvisorio", perché si riferisce a una situazione transitoria, che finirà (almeno in parte) nel momento del fatidico switch off, cioè quando sarà "spento" l'analogico e tutte le emissioni televisive terrestri saranno digitali. Ma in questa fase, e soprattutto nel futuro più vicino, ricevere le trasmissioni digitali comporterà qualche problema.

La situazione può essere paragonata a quella dei primi anni '60, quando in Italia nacque il secondo canale. Le nuove trasmissioni avvenivano su una banda di frequenza più alta di quella del primo, per la quale erano predisposti i televisori. Gli italiani furono costretti ad aggiungere un'antenna e una "scatola" (il primo set-top-box!) da collegare al televisore. Poi vennero i televisori a sintonia meccanica, che consentivano di ricevere tutti i canali, per finire con l'era della sintonia digitale e del telecomando.
Oggi per ricevere il digitale terrestre serve una "scatola", comunemente chiamata decoder, ma se l'impianto di antenna è efficiente non serve altro. Per il satellite, oltre al ricevitore serve l'antenna parabolica: un costo e una complicazione in più.

A questo punto va ricordato che, come per il satellitare, ci sono tre modalità di emissione del digitale terrestre: 1) emissioni in chiaro ricevibili da chiunque; 2) emissioni criptate (o "ad accesso condizionato"), che possono essere ricevute solo da chi, pagando, si munisce di una smart card che permette la decodifica del segnale; 3) emissioni interattive, con le quali l'utente può in qualche modo interagire col sistema attraverso il cosiddetto "canale di ritorno". Questo canale è realizzato con un modem incorporato nel ricevitore, da collegare alla linea telefonica.

Quando il digitale terrestre sarà l'unico sistema di trasmissione, i televisori con sintonia analogica spariranno dal mercato. Oggi sono pochissimi, e tutti di fascia alta, gli apparecchi in commercio dotati dei due sintonizzatori, analogico e digitale. E' strano, perché della DTT si parla ormai da anni e l'aggiunta di un sintonizzatore digitale a un apparecchio della generazione attuale costa pochi euro.
C'è da notare che i televisori dotati di sintonizzatore digitale dispongono della fessura per inserire la smart card per le trasmissioni a pagamento, ma non del modem per l'interattività. Questo la dice lunga sulle logiche che guidano il mercato...

A livello politico si dovrebbe valutare l'opportunità di imporre, a breve termine, la commercializzazione solo di televisori con il doppio sintonizzatore, come fu fatto negli anni '80 per la presa SCART, che favorì la diffusione dei videoregistratori domestici. Oggi con questa soluzione si darebbe una spinta non indifferente alla penetrazione del digitale terrestre.

Dalla parte dell'utente

Fino a questo punto tutto appare abbastanza semplice: si compera il ricevitore (accertandosi che sia dell'ultima generazione, interattivo e riporti il marchio "mhp"), lo si collega all'antenna, si fanno i due collegamenti tra il decoder e il televisore per l'antenna e per il segnale video (quest'ultimo con il cavo SCART) e si accende il tutto. Il ricevitore parte con la ricerca dei canali disponibili e quindi l'utente, con il telecomando, può riordinare i canali trovati secondo le proprie preferenze.

Ma qui incominciano i problemi, tralasciando il fatto che ci sono persone (in particolare molti anziani) per le quali il telecomando e i menù sono oggetti misteriosi e ostili. E a questo punto i telecomandi sono già due, uno per la TV e uno per il decoder. Solo due?
A questo proposito ecco la descrizione della situazione in cui si trova oggi una famiglia media italiana con due figli adolescenti: l'ho vista coi miei occhi pochi giorni fa.

Nel soggiorno c'è un grande televisore a cristalli liquidi al centro di uno scaffale che comprende:
- un DVD recorder con hard disk;
- un videoregistratore VHS ("con più di cento cassette che prima o poi dovremo trasferire su DVD...");
- un ricevitore satellitare "gold box";
- un ricevitore satellitare Sky;
- un ricevitore digitale terrestre;
- una vecchia console da videogiochi;
- un trasmettitore wireless per mandare il segnale in altre stanze
- un PC portatile;
- un modem a 56 kb/s
Il tutto vicino a un vecchio sistema Hi-Fi di alto livello, un tempo orgoglio del pater familias ("ho ancora tutti i miei dischi in vinile, ma chi ha più il tempo di sentirli?"). 

Nella stanza dei ragazzi:
- un piccolo vecchio televisore collegato a un decoder satellitare "free to air";
- un grande televisore a tubo catodico (quello recentemente sostituito nel soggiorno), contornato da:
- due console da videogiochi;
- un DVD recorder;
- un personal computer;
- un modem ADSL.
Non manca un sistema di "home theater" con altoparlanti sparsi per tutta la stanza, oltre a un numero imprecisabile di lettori MP3, telefonini eccetera.

Nella stanza dei genitori:
- un televisore a cristalli liquidi, non tanto grande;
- un videoregistratore VHS
- un ricevitore wireless per i programmi che partono dal soggiorno ("ma è collegato solo al decoder Sky...").

Conclusione della signora: "Al prossimo coso elettronico che entra in casa me ne vado io".
E' comprensibile che, a parte il costo di tutta questa roba, la presenza di tanti apparecchi, altrettanti telecomandi, intrecci inestricabili di cavi, "ciabatte" di alimentazione, pile di CD e DVD e manuali di istruzioni, la vita familiare diventi difficile. Tanto più che, se i ragazzi non sono in casa e non si prestano a pigiare (sbuffando) i bottoni giusti, anche vedere un film "pay per view" dal satellite diventa un problema.

Ora qualcuno chiederà: non è possibile evitare tutto questo caos? Tecnicamente è possibile. Mettere insieme un ricevitore satellitare, un ricevitore digitale terrestre e un modem a larga banda è semplice; il costo dell'apparecchio sarebbe molto più basso della somma necessaria per i singoli apparati. Incorporare il tutto in un sistema di home theater non richiede particolari sforzi ingegneristici, anche perché gli standard sono in buona parte comuni a tutta l'industria elettronica. Eppure si contano sulle dita i ricevitori "ibridi" presenti sul mercato, che sarebbero di grande aiuto per la diffusione dei contenuti televisivi di diverse piattaforme.

Il problema non è tecnologico, ma di "diritti", di controllo di particolari settori del mercato dei contenuti e, in ultima analisi, di "volontà politica", perché l'abbattimento di certe barriere tecnico-legali non potrebbe che fare bene al mercato.
Costruire un ricevitore doppio (satellitare e terrestre) è facile e infatti alcuni modelli si possono acquistare. Ma in Italia non "vedono" tutti i canali satellitari disponibili, perché alcuni di essi sono monopolio di Sky Italia e codificati con un sistema "proprietario" la cui licenza è rilasciata solo a qualche costruttore "di fiducia".

Così, chi vuole riceverli, deve per forza munirsi del decoder Sky. Che permette di ricevere facilmente solo i canali che, per un motivo o per l'altro, l'emittente decide di mettere a disposizione dei clienti, e in un ordine che l'utente non può cambiare.
Chi vuole vedere il resto, comperi pure un secondo decoder, e un terzo per il digitale terrestre. E poi ci si meraviglia che in Italia la televisione digitale non decolla!

P.S. E' di questi giorni la notizia di un operatore che offre un apparecchio che fornisce via linea telefonica l'accesso all'internet, alcuni canali satellitari di Sky, il digitale terrestre e, naturalmente, il telefono. E' senza dubbio un passo avanti verso l'integrazione delle piattaforme, con tutti i vantaggi che questo comporta, ma non dà la libertà di accesso a tutti i contenuti disponibili. C'è di mezzo il problema dei "diritti digitali", che affronteremo nel prossimo articolo.

Articolo seguente: Diritti digitali, il problema dei problemi

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