Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Attacco all'indipendenza di Rai 3, il canale "fuori controllo"

Televisione: presto l'informazione a reti unificate

Sono iniziate le manovre per "normalizzare" anche la terza rete della Rai. Tivù Sat resta un annuncio. Si congelano i fondi per la banda larga. Sky sul digitale terrestre prima del 2012 in violazione delle decisioni UE. L'anomalia cresce.

13 novembre 2009

Forse è una coincidenza. Ma converrete che è singolare: domenica scorsa il presidente della Camera Gianfranco Fini è andato da Fabio Fazio a Che tempo che fa e ha detto alcune cose non gradite al presidente del Consiglio. Proprio da Fazio, su un canale e in una trasmissione che da tempo sono sulla lista nera del signore delle televisioni. Non da Vespa, non nei canali unificati di "Raiset", ma in quel covo di sovversivi che è la terza rete dell'emittenza pubblica.
Dove andrà quando sparirà anche questo scampolo di televisione non allineata alle cinque reti controllate dal signore delle televisioni? Si vuole infatti cacciare Paolo Ruffini, apprezzato direttore di Rai 3, che da da più di vent'anni è un feudo della sinistra. Di che cosa è colpevole Ruffini? Non fa bene il suo lavoro? Il canale perde spettatori? No. Il canale va bene, il rapporto tra i costi e l'audience è il migliore dei tre canali generalisti Rai. Ma non piace al capo, è una voce fuori dal coro. Deve essere "normalizzato". Signorsì, rispondono i suoi preposti alla gestione dell'azienda. E si apre il "totonomine", come al solito.

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Ma non è una questione di poltrone. Il il problema è serio. Perché con l'annunciato allineamento della terza rete pubblica alle altre cinque controllate, direttamente o indirettamente, dal capo del Governo, si avvia la chiusura dell'ultimo spazio della TV pubblica ancora capace di fare un'informazione non di stretta osservanza governativa. Sarà più facile chiudere programmi come Che tempo che fa o Parla con me. Per non parlare di altre trasmissioni fuori dal coro, come Le storie - Diario italiano di Corrado Augias, piccola oasi di intelligenza e buona educazione.

Insomma, siamo di fronte alla prospettiva di un'informazione televisiva a reti unificate. Si ritornerà alla televisione di un solo canale e di un solo partito che il nostro Paese ha conosciuto dal 1954 alla metà degli anni '70, quando ebbe inizio la "lottizzazione". Lottizzazione che trovò il suo assetto stabile nel 1985, quando il Partito comunista ottenne il controllo della terza rete, in cambio del via libera al secondo "decreto Berlusconi" di Bettino Craxi. Che regolarizzava "provvisoriamente" le emittenti fuorilegge dell'imprenditore milanese.

Stupisce il silenzio dell'opposizione, che sembra accettare senza reazioni lo scippo dell'unico canale dal quale può far sentire la propria voce. Sembra che non ci si renda conto che la "normalizzazione" di Rai 3 può determinare quel completo controllo dell'informazione televisiva che è l'elemento essenziale di un colpo di stato (scusate l'autocitazione: ne ho parlato diffusamente all'inizio de L'anomalia e questo potrebbe diventare un passaggio da aggiungere al capitolo).

La "chiusura" del sistema televisivo e dell'informazione nel nostro paese passa anche per altre iniziative. Per esempio, si cerca di congelare a tempo indeterminato i primi 800 milioni destinati alla banda larga. E' anche un modo per ritardare lo sviluppo delle reti alternative all'emittenza televisiva tradizionale.

Ancora, è stata annunciata una piattaforma satellitare gratuita, Tivù Sat, che allargherebbe non poco il quadro dell'offerta televisiva. Ma non si fa nulla per farla decollare: non si distribuiscono gli strumenti necessari per la diffusione, in primo luogo i moduli di accesso e le smart card che potrebbero essere inserite nei decoder già presenti nelle case. Così sarebbe evidente una violazione del contratto di servizio pubblico da parte della Rai. Ha tolto alcuni suoi canali dalla piattaforma Sky e oscura molti programmi dei primi tre. Sul punto l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha aperto un'istruttoria, ma c'è solo un comunicato stampa: il provvedimento non sembra rintracciabile sul sito.

Come se non bastasse, si profila una novità sconcertante: i programmi satellitari di Sky dal primo dicembre saranno distribuiti sul digitale terrestre da una società chiamata "Cielo". Sembra una violazione degli impegni presi in sede europea, per i quali l'emittente di Murdoch non potrà operare sulla DTT fino al 31 dicembre 2011 (vedi la Decisione della Commissione europea del 2 aprile 2003). Si verificherà quello che è successo nel 2005, quando né le autorità preposte né la concorrenza fermarono l'aperta violazione della normativa sul decoder unico da parte di Sky? Anche su questo punto l'AGCOM ha aperto un'istruttoria. Con quattro anni di ritardo, quando troppi decoder blindati sono presenti nelle case degli italiani. E prendendosi ben sei mesi di tempo, naturalmente salvo proroghe.

Troppi conti non tornano nell'anomalo sistema italiano delle comunicazioni. Li vedremo più in dettaglio nelle prossime settimane.

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