La disciplina in materia di pluralismo informativo in
periodo non elettorale, posta dalla Delibera della
Commissione Parlamentare di vigilanza del 189.12.2002
e dalle successive conformi deliberazioni del
11.2.2003 della stessa Commissione e dell'AGCOM con
delibera 22/06 /CSP, impone specificamente alla Rai
che tutte le trasmissioni dalla medesima effettuate
siano assolutamente rispettose del pluralismo
informativo in materia politica, con riferimento alla
programmazione nel suo insieme ed in ogni suo atto.
Tutte le trasmissioni devono
rispettare rigorosamente la completezza
dell'informazione e rispettare il contraddittorio.
Pertanto, deve ritenersi che uno
spot pubblicitario, anche relativo a un film a
prioritario sfruttamento cinematografico, che aggiunga
alla comunicazione tipicamente promozionale del
prodotto destinato alle sale una informazione di
carattere politico anche per immagini, ancorché in
periodo non elettorale, non possa essere diffuso dalla
RAI se non assicurando, con intervento il più
possibile contestuale – la parità di trattamento
attraverso la diffusione di un analogo messaggio
idoneo al riequilibrio del contraddittorio.
Se, pertanto, tale riequilibrio non
sia possibile, al fine di rendere la promozione
compatibile con le caratteristiche di parità
nell'esposizione dei messaggi di carattere politico,
del servizio pubblico radiotelevisivo, dovrà
eliminarsi dallo spot la parte informativa di evidente
natura politica, mantenendo soltanto quella
pubblicitaria dello spot cinematografico, assicurata
dalla diffusione del titolo dell'opera, del nominativo
degli autori, delle società produttrici e
distributrici e con possibile descrizione della trama,
anche per immagini, sempreché la stessa possa essere
esposta senza veicolare un inequivocabile messaggio
politico "di parte" senza contraddittorio.
Nella fattispecie sottopostaci, la
problematica appare duplice.
In primo luogo, appare evidente
come il contenuto per immagini dello spot
pubblicitario del film veicoli un inequivocabile
messaggio politico di critica al Governo,
rappresentato emblematicamente dalla persona del
Presidente del Consiglio, precisando – attraverso
cartelli che si susseguono su sfondo nero alternati
all'immagine dello stesso – come la situazione
generale dell'Italia sia orientata in senso
antidemocratico in vari settori vitali del Paese (a
titolo esemplificativo, i cartelli rappresentano
l'Italia agli ultimi posti riguardo all'uguaglianza
dei diritti ed alla libertà di stampa), con
imputazione totale al soggetto di cui è veicolata
In particolare, attraverso la
titolarità del Capo del Governo rispetto alla
principale società radiotelevisiva privata e la
menzione del fatto che l'80% degli italiani
acquisirebbe effettiva informazione dalla televisione
il Governo sarebbe in grado di orientare
subliminalmente le convinzioni dei cittadini
influenzandone a proprio favore le scelte ed
assicurandosene il consenso.
Viene, in tal modo, veicolato un
messaggio di chiaro carattere politico, celandone tale
reale contenuto in contesto fittiziamente
pubblicitario del film che viene presentato al
pubblico.
Tale natura politica del messaggio
non si armonizza, pertanto, con le suddette
caratteristiche normative della programmazione del
servizio pubblico radiotelevisivo, non consentendo
contraddittorio e la prospettazione di diverso punto
di vista.
Ne deriva che, stante – per quanto detto –
l'indubitabile connotato politico dello spot in
questione, il medesimo non possa essere trasmesso
nell'ambito del servizo pubblico al fine di rispettare
le suddette determinazioni dei competenti organi
parlamentari ed amministrativo e di controllo, se non
emendato in toto del suo contenuto politico (lesivo
della par condicio in periodo non elettorale) e
ricondotto ad un semplice inserto pubblicitario di un
prodotto cinematografico.
In secondo luogo, gli spot
pubblicitari appaiono lesivi dell'onore e della
reputazione personale del Presidente del Consiglio
nella parte in cui, riprendendo ed approfondendo il
collegamento tra la proprietà in capo a questi delle
principali televisioni commerciali ed il contenuto
soltanto di alcuni programmi messi in onda negli anni
da tali emittenti, caratterizzati da donne prive di
abiti e dal contenuta latamente "voyeuristico"
delle medesime si determina un inequivocabile richiamo
alle problematiche attualmente all'ordine del giorno
riguardo alle attitudini morali dello stesso e ai suoi
rapporti con il sesso femminile, formulando illazioni
sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso
dell'attività di imprenditore televisivo e dimostrate
inequivocabilmente dai citati programmi che ne
avrebbero resa inequivocabile attestazione.
Tali prospettazioni assumono
connotati gravemente diffamatori, rappresentando un
giudizio decettivo sulla persona, oltretutto aggravato
dal fatto che, affermandosi che l'80 per cento degli
italiani trarrebbero informazioni dalla televisione,
viene in sostanza asserito che negli anni gli
orientamenti dei cittadini sarebbero stati
condizionati da siffatta particolare visione della
società e che gli stessi italiani avrebbero dovuto
invece comprendere che la rivoluzione
"sessuale" compiuta dalle emittenti
televisive in questione, in linea con le non provate
inclinazioni del proprietario, avrebbe in realtà
anticipato la vera essenza della linea di
comportamento della forza politica attualmente di
maggioranza.
Risulta, in tal senso, senza ombra
di dubbio, disatteso il Codice Etico della RAI laddove
viene espressamente disposto che la pubblicità
trasmessa dalla concessionaria del servizio pubblico
radiotelevisivo deve essere leale, onesta,
corretta e non deve contenere elementi suscettibili di
offendere le convinzioni morali, civili e politiche e
deve rispettare la dignità della persona umana (art.
3.7 del citato Codice).
Tali considerazioni, pertanto, sia
singolarmente sia nel loro complesso, inducono a fa
ritenere che gli spot del film in questione non siano
in linea con le caratteristiche editoriali e di
qualità del servizio pubblico radiotelevisivo.
Il comunicato stampa delle
18.49
Comunicati Aziendali
RAI - Informazione - UFFICIO STAMPA RAI
RAI: PRECISAZIONE SU SPOT FILM VIDEOCRACY
In merito allo spot del film “Videocracy”, la
RAI precisa che come in precedenti occasioni la vicenda
è stata trattata a livello di strutture amministrative
ed in particolare dall’Ufficio legale.
Si è tenuto conto della vigente normativa di
disciplina delle trasmissioni del servizio pubblico
radiotelevisivo che anche in periodo non elettorale
devono essere informate al principio del contraddittorio
in coerenza con gli indirizzi della Commissione
Parlamentare di Vigilanza e con quelli dell’Autorità
per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Secondo tali indirizzi la Concessionaria del
Servizio Pubblico Radiotelevisivo non può procedere
alla diffusione di programmi, anche in forma di spot,
che non siano informati ai principi suddetti, espressi
nella legislazione in vigore.
A tal proposito, si rileva che anche il Contratto
di Servizio e il Codice Etico Aziendale impongono che i
messaggi pubblicitari siano leali, onesti, corretti e
non contengano elementi atti ad offendere le convinzioni
morali, civili e politiche dei cittadini e la dignità
della persona umana.
Tuttavia la RAI, nel massimo spirito di
collaborazione, ha comunque espresso formalmente alla
Fandango la propria disponibilità alla messa in onda
degli spot in questione nell’ipotesi in cui la
società produttrice avesse assicurato il rispetto dei
principi essenziali del contraddittorio e del pluralismo
informativo a cui la Rai è tenuta.
Nessuna adesione allo stato attuale è pervenuta
dalla medesima società che quindi non ha messo la Rai
nella condizione di poter trasmettere lo spot nel
rispetto delle regole su indicate
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