La lettura di questo libretto
di Furio Colombo mi ha fatto
riprendere un altro lavoro
dello stesso autore:
"Confucio nel computer -
Memoria accidentale del
futuro" del 1995 (non a
caso lo stesso anno del celebre
"La strada che porta a
domani" di Bill Gates"
e dell'altrettanto celebre
"Essere digitali" di
Nicholas Negroponte). Colombo
parlava degli Stati Uniti, dove
l'internet era già una realtà
consolidata e dove l'entusiasmo
per il nuovo mezzo era alle
stelle. Da noi era un mondo
ancora quasi sconosciuto.
Senza ignorare gli aspetti
problematici della Rete,
l'autore era contagiato da
quell'entusiasmo e descriveva
le immense opportunità di un
mondo "virtuale"che
sembravano aprirsi davanti
all'umanità. Impossibile il
confronto con "Post
giornalismo" di oggi. Il
segno del nuovo libro non è solo la
prospettiva più limitata - si
parla solo dell'Italia.
L'entusiasmo è scomparso. Il
mondo è una "miniera di
notizie a cielo aperto", organizzate
in bande "che circolano
spontaneamente o in base a
interessi organizzati". E
sono proprio gli interessi
organizzati, politici o
economici, che determinano il
ciclo di vita delle notizie. La
loro comparsa, la loro a volte
inspiegabile scomparsa.
All'origine della
malainformazione, secondo
Colombo, è in buona parte la
"sostituzione della
responsabilità della
fonte": il giornalista non
va più alla fonte della
notizia, ma assume come vera la
notizia confezionata da chi ha
interesse a che venga diffusa,
in quel modo, quella notizia.
Esempio tipico è quello del
giornalista embedded,
che si identifica con la
propria fonte, come nel caso
dei corrispondenti di guerra
"arruolati" insieme
alle truppe nel corpo di
spedizione americano in Iraq.
C'è un "doppio cerchio
delle notizie": il primo
è quello delle notizie a
circolazione controllata, il
secondo quello delle
notizie-messaggio, "che
vengono inviate come l'orecchio
tagliato dell'ostaggio per
persuadere a qualcosa...
Opposizione e dissenso, quando
ci sono, possono avvenire solo
all'interno del doppio cerchio,
che significa un saldo
controllo su ciò che ogni
giorno appare, alla maggior
parte dell'opinione pubblica,
come 'la realtà'".
E la
"controinformazione",
il sogno a cui si abbandonarono
molti negli USA e in Europa
negli anni '60? "E' stata
un'illusione e un'illusione
breve - riflette l'autore -
Perché il sistema controllato
delle notizie ha iniziato
presto a elaborare una sua
controinformazione, occupando
in tal modo tutto lo spazio e
spingendo ogni altra forma di
narrazione della realtà negli
spazi , nuovi, preziosi, ma
altamente soggettivi dei siti e
dei blog della rete".
Una lettura che lascia
l'amaro in bocca. Ma che
dobbiamo affrontare, se ci è
rimasto qualche desiderio di
fare il mestiere di giornalista,
invece che il divulgatore di
notizie di seconda mano.
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