L'autore di questo libro,
Vittorugo Contino, mi è stato
maestro di fotografia e di
cinema nel corso di un'amicizia
che dura da più di trent'anni.
Per questo forse le mie note non sono del
tutto obiettive e me ne scuso
con i lettori. "Il
tempo di ieri" è un libro
di immagini e di affabulazioni, le
memorie di un grande fotografo,
cineoperatore e direttore della
fotografia. Non il bilancio di
una vita, ma l'ennesimo
progetto di un signore che, a
ottant'anni suonati, continua
infaticabile a inventare e a realizzare nuove idee. Le
fotografie e i testi si
snodano lungo mezzo secolo di
storia: la crisi di Suez nel
1956, la guerra di liberazione
in Algeria nel '59, la
tragedia del Vajont nel '63, un
viaggio di sessantamila
chilometri intorno al mondo nel
'65. E, nel '67, il
film-inchiesta di Alessandro
Perrone "Vietnam,
guerra senza fronte", in
cui la camera di Contino
racconta in presa diretta la guerra,
quella vera. Una testimonianza più
impressionante delle storie
spettacolari reinventate da Hollywood
decenni dopo. Al
centro (del libro e della vita
dell'autore), il lungo rapporto
con il grande poeta
"americano europeo"
Ezra Pound (del quale è
testimonianza lo splendido
libro di immagini e versi
"Ezra Pound in Italy"
del 1970). Poi
il cinema: operatore, direttore
della fotografia o fotografo di
scena, Vittorugo Contino ha
attraversato la stagione d'oro
del cinema italiano. "Il
tempo di ieri" ricorda i kolossal
degli anni '50 come "La
caduta dell'impero romano"
o "Ben Hur", che lo
videro operatore alla macchina.
Poi il
tempo del neorealismo
(fotografo di scena nel
"Generale della
Rovere" e "Era notte
a Roma" di Rossellini, in "Kapò" di
Pontecorvo...). Nel libro si
susseguono istantanee di
personaggi come Milos Forman, Federico Fellini,
Francesco Rosi, Roberto Rossellini, Vittorio De
Sica, Moris Ergas, Angelo
Rizzoli, Gillo Pontecorvo e
tanti altri. Una sequenza
intrigante, senza pause. "Il
tempo di ieri" è un
libro che non può mancare
nella biblioteca di chi ama la
fotografia e il cinema. Anche perché
riporta la freschezza della
cronaca in una storia recente
della quale stiamo già
perdendo la memoria.
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