Il sottotitolo recita
"Storia di un paese nella
storia dei suoi giornali":
cioè due storie, che procedono
insieme. Con in più il fatto
che è un libro ampiamente
illustrato, di quelli che è
bello anche solo sfogliare. E,
anche nel semplice sfogliare,
emergono i due percorsi di
lettura, quello della storia
dell'Italia moderna e quello
della storia dei suoi giornali.
Dunque L'Italia in prima
pagina può essere letto
come un libro di storia del
giornalismo. Ce ne sono tanti,
ma questo ha in più la parte
visiva, che fa emergere
"fisicamente"
l'evoluzione della stampa
italiana dal 1500 a oggi e
provoca interessanti
riflessioni, soprattutto per i
tempi più vicini a noi.
Ma anche i testi si snodano
lungo due percorsi paralleli:
c'è una storia principale,
ricca di spunti intriganti (da Mazzini,
giornalista inquieto a Tutti
gli uomini di Gelli) e c'è
una storia scritta a caratteri
più piccoli, tra le immagini,
che ha il grande merito di non
essere né mera didascalia né
semplice nota a piè di pagina.
Insomma, L'Italia in prima
pagina non è un libro da
leggere tutto di seguito, come
qualsiasi storia ben scritta.
E' un libro, oltre che da
sfogliare (magari a caccia di
ricordi), da studiare pagina per
pagina, capitolo per capitolo.
E' quasi un ipertesto su
carta, nell'era di quel
grandissimo ipertesto chiamato
internet. Ma proprio quando
affronta, sommariamente,
l'informazione via internet,
l'autore si lascia trascinare
da luoghi comuni come "La
rete pone il problema
dell'attendibilità delle fonti
in termini estremi". Anche
se poi riconosce che
"L'insieme di questi siti
rappresenta un enorme archivio
di base... che consente ai
professionisti
dell'informazione di migliorare
la ricchezza, l'accuratezza e
la completezza dei
giornali".
Ora il problema è questo:
se è vero che l'informazione
"spontanea" via
internet è in molti casi uno
strumento utile per
l'informazione professionale,
è vero anche che essa
costituisce spesso
un'informazione parallela (a
volte addirittura una
controinformazione) che
arricchisce e completa le
notizie dei canali
tradizionali. E offre contenuti
o punti di vista che, per
motivi diversi, non trovano
posto nei giornali o nella
programmazione televisiva.
Per capirlo si può fare un
semplice esperimento: cercare
informazioni su un certo
modello quando si sta per
comperare un'automobile.
Quotidiani e periodici non
dicono mai le cose che si
possono leggere nei forum on
line, dove chi possiede quel
modello ne descrive pregi e
difetti per esperienza
personale.
A questo proposito c'è un
altro aspetto della storia dei
giornali che il bel libro di
Magistà non affronta: i
rapporti tra i giornali di
carta e le rispettive edizioni
telematiche. Da ormai dieci
anni c'è una stretta "collaborazione"
tra stampa e internet, sulla
quale gli studiosi
dell'informazione dovrebbero
indagare.
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