Ci
risiamo. Ora è l'accusa dei legali del cantante Vasco
Rossi a un sito che ha pubblicato qualcosa di
sgradito: "satira unilaterale".
L'aggettivo unilaterale è uno dei tanti che
nell'attuale melma mediatica vengono usati con un
significato del tutto negativo, come un insulto.
"La sua è un'opinione unilaterale" ha
urlato qualche sera fa un uomo politico a un
giornalista, nel corso di un talk-show.
Naturalmente era un politico dell'attuale
maggioranza, perché unilaterale è un insulto
"di destra", normalmente rivolto alla
sinistra. Un insulto a senso unico.
Come se fosse possibile, per chiunque, nutrire
un'opinione multilaterale. Però suona bene, resta
impresso. Ripetuto all'infinito, l'aggettivo diventa
un marchio d'infamia. E' la solita tecnica di
comunicazione rubata alla pubblicità: ripetere una
sciocchezza fino a quando diventa categoria di
pensiero.
Il contrario di unilaterale è pluralista.
Altro aggettivo-slogan a senso unico: Santoro non è
pluralista, il TG3 non è pluralista e via elencando.
"Pluralista" dovrebbe significare parità di
trattamento tra tutte le opinioni. Ma si può essere
pluralisti e unilaterali nello stesso tempo: basta che
le opinioni di una parte siano citate con lo stesso
rilievo di quelle della parte opposta. Rilievo che si
misura col cronometro. Però le prime possono essere
presentate in buona luce, le seconde con sottintesi
negativi. Così anche una trasmissione che appare
pluralista diventa unilaterale nella sostanza.
Prendiamo il TG1. Appare pluralista, perché
presenta sia le posizioni della maggioranza sia quelle
dell'opposizione. Anche se, cronometro alla mano,
tanto pluralista non è. Ma non è questo l'aspetto
più importante. Conta invece la linea generale,
espressa con molta chiarezza negli editoriali del
direttore Augusto Minzolini. Che sono decisamente
unilaterali.
Ma nessuno degli insultanti di professione gli
rivolge l'accusa. Dimostrando così che l'insulto è a
senso unico, va solo da destra verso sinistra. E va
bene: neanche a Minzolini si può imporre di essere
plurilaterale.
Ma un telegiornale pubblico dovrebbe essere
pluralista. E per questo ci sono diverse soluzioni. La
prima, del tutto naturale in qualsiasi altro giornale,
è cacciare il direttore che fa precipitare gli
ascolti o le vendite in edicola. Non importa se è
unilaterale o pluralista.
La seconda soluzione, in attesa che venga inventato
un solvente per la colla che lo tiene attaccato alla
poltrona, è un secondo editoriale, da affidare a un
giornalista unilaterale a tutti gli effetti, cioè
dell'opposizione. Così il TG1 sarebbe realmente
pluralista. Nessuno ci ha pensato. |