Leggendo la parola "velina" oggi tutti
pensano a qualche bella ragazza, eventualmente
"disponibile" per fare carriera in TV.
Invece per i nostri padri e nonni le veline erano i
"comunicati di servizio" che il Ministero
della stampa e propaganda (poi della cultura popolare)
inviava ai giornali per ordinare quali notizie si
dovessero pubblicare e quali no, come si dovessero
fare i titoli e via prescrivendo. Si chiamavano così
perché erano scritte su una carta leggerissima,
necessaria per mettere tanti fogli in una macchina per
scrivere.
Le veline del fascismo erano segrete. Oggi gli
ordini alla stampa si danno per televisione. Tipo: "In tv, ogni giorno, su tutti i canali, in
prima serata mi prendono per il c.... Questa abitudine
sta diventando insopportabile. Deve finire" (5
novembre 2008). Oppure: "Politici e direttori di
giornali come La Stampa e il Corriere dovrebbero tutti
cambiare mestiere, andarsene a casa" (12 dicembre
2008). Torna alla mente quello che è passato alla
storia come "editto bulgaro", quello
sull'"uso criminale della televisione" che
portò all'allontanamento di Biagi, Santoro e Luttazzi
dagli schermi della Rai. "Lavoro qui in Rai dal
1961, ed la prima volta che un presidente del
consiglio decide il palinsesto", fu il commento
di Enzo Biagi.
Come ai tempi del Minculpop, oggi i
"comunicati di servizio" arrivano al
dettaglio delle parole da usare. "Non mi piace la
parola respingimenti" ha detto ieri sera il
presidente del consiglio. Panico nei telegiornali:
come definire le azioni di ritorno forzato dei barconi
di migranti che navigano verso le acque italiane?
Il problema è che il termine non ha sinonimi utili.
Respingere, secondo il Devoto-Oli, significa
"allontanare prontamente, violentemente". E
respingimento è "energico allontanamento".
Una volta tanto una parola viene usata nel suo
corretto significato. Diversamente da
"immigrato" al posto di
"migrante", per restare in tema.
Dunque si attendono disposizioni sulla parola da
usare al posto di quella che non piace al presidente
del consiglio. Intanto si può leggere un libriccino
divertente e deprimente al tempo stesso: Le
veline di Mussolini di Giancarlo Ottaviani (Nuovi
Equilibri, Viterbo, 2008). Nel quale si possono
trovare diversi spunti di riflessione. Per
esempio: "Rivedere le corrispondenze dalla
Sicilia, perché non si deve pubblicare che il Duce ha
ballato" (18 agosto 1937). I tempi cambiano. O
no?
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