1 - PREMESSA
Il piano nazionale di assegnazione delle
frequenze per la radiodiffusione televisiva
(di seguito denominato Piano) è stato
elaborato dall'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni avvalendosi, come prevede la
legge 249/97, anche degli organi del Ministero
delle Comunicazioni.
La presente relazione indica in modo sintetico
i criteri di elaborazione ed i risultati
ottenuti, nonché la descrizione di possibili
ipotesi di attuazione del Piano, tenendo
presenti anche le osservazioni della RAI e
delle associazioni rappresentative
dell'emittenza privata sentite in audizione e
l'esigenza improcrastinabile di avviare anche
in Italia lo sviluppo della televisione
numerica terrestre.
2 - STRUTTURA DEL PIANO
2.1 - Criteri di
elaborazione
Per l'elaborazione del Piano in questione
ci si è attenuti strettamente ai vincoli ed
ai criteri stabiliti dalla legge qui di
seguito elencati:
a) le gamme di frequenze pianificate sono
quelle stabilite dal piano nazionale di
ripartizione di frequenze per il servizio di
radiodiffusione televisiva:
- gamma VHF: bande prima e terza,
- gamma UHF: bande quarta e quinta.
Per quanto riguarda la gamma VHF, è
stata ricanalizzata secondo lo standard
europeo, portando il numero dei canali
disponibili da 9 a 10;
b) il territorio nazionale è stato
suddiviso in bacini di utenza coincidenti
con il territorio delle Regioni e delle
Province autonome di Trento e Bolzano;
c) ciascun impianto inserito nel Piano
copre una singola area di servizio
nell'ambito di una determinata Regione (o
Provincia autonoma), a meno degli
inevitabili debordamenti;
d) tutte le reti hanno, quindi, una
configurazione a struttura regionale.
La prevista copertura per le reti
pianificate deve raggiungere almeno l'80%
del territorio nazionale e tutti i
capoluoghi di Provincia;
e) tutti gli impianti che coprono la
stessa area sono localizzati nello stesso
sito (o postazione).
Per "sito comune" è da intendere
un'area le cui dimensioni e le cui quote
altitudinali siano tali da assicurare:
- la compatibilità interferenziale,
- la ricezione dei segnali emessi dagli
stessi impianti con una sola antenna di
utente per ogni gamma di frequenze (gamma
VHF, banda terza; gamma UHF, banda quarta
e quinta);
f) i siti inseriti nel Piano sono stati
scelti sulla base delle intese con le
Regioni a statuto speciale della Valle
d'Aosta e Friuli-Venezia Giulia e con le
Province autonome di Trento e Bolzano, nonché
dei pareri di tutte le altre Regioni,
secondo le procedure indicate nelle leggi
249/97 e 122/98.
Detti siti soddisfano le esigenze sia della
radiodiffusione analogica che di quella
digitale;
g) i parametri radioelettrici sono stati
determinati secondo standard
internazionalmente stabiliti.
La potenza massima irradiata dagli impianti
inseriti nel Piano è stata fissata ad un
valore uguale o maggiore di 200 W.
Tutti gli impianti pianificati su un
determinato sito irradiano, per ogni gamma
di frequenze, la stessa potenza equivalente
nelle singole direzioni di irradiazione;
h) la qualità di ricezione è
corrispondente al grado 4 della scala di
qualità soggettiva UIT-R (Unione
Internazionale delle Telecomunicazioni -
Radiocomunicazioni);
i) non si prevede l'uso di collegamenti a
rimbalzo e, quindi, non è stata prevista
alcuna protezione per essi contro le
interferenze.
2.2 - Riserve e
utilizzazioni particolari di canali
Nell'ambito delle gamme riservate al
servizio di radiodiffusione televisiva dal
piano nazionale di ripartizione delle
frequenze, sono disponibili:
a) 2 canali nella banda prima VHF,
b) 8 canali nella banda terza VHF
(canalizzazione europea),
c) 49 canali nella gamma UHF.
Il totale, quindi, è di 59 canali.
Di tali canali:
a) il canale 12 della banda terza VHF (H2
della canalizzazione italiana) è stato
riservato al servizio di radiodiffusione
radiofonica digitale;
b) quattro canali, di cui tre della banda
quinta UHF (66, 67 e 68) e uno della banda
terza VHF (9), sono stati riservati alla
radiodiffusione televisiva digitale. I
quattro canali riservati sono il minimo
necessario per realizzare una rete MFN
(Multiple Frequency Network), adatta anche
ai programmi locali, e una rete SFN (Single
Frequency Network);
c) i due canali della banda prima VHF (A
e B) non consentono, da soli, di pianificare
una rete a copertura nazionale e, quindi,
non sono stati inseriti tra quelli
pianificati. D'altra parte, i suddetti
canali A e B, per le specifiche
caratteristiche di propagazione e per la
necessità per l'utente di dotarsi di
un'antenna diversa da quelle di tutte le
altre bande di frequenze utilizzate (banda
terza VHF e banda quarta e quinta UHF), sono
di difficile impiego e creerebbero, se
trasferiti in aree diverse da quelle dove
sono ora utilizzati, condizioni sfavorevoli
di mercato e di qualità del servizio.
Conseguentemente, sino all'introduzione
completa della radiodiffusione digitale, si
ritiene necessario riservare tali canali,
per quanto possibile, agli operatori che
attualmente li utilizzano, in particolare al
servizio pubblico, almeno per quanto
riguarda le aree di servizio di dimensioni
notevoli.
In alcuni casi (molto limitati) sarà anzi
necessario prevedere una doppia copertura
del territorio interessato. In tutti gli
altri casi, dove ciò non è richiesto, si
renderanno liberi i canali già pianificati
che andranno ad aumentare le risorse
riservate alla emittenza locale.
La definizione puntuale di tale problematica
verrà effettuata con la pianificazione di
secondo livello (v. par. 2.4);
d) il canale 69 della banda quinta UHF è
stato già assegnato, a partire dal
1/1/2001, al Ministero della Difesa che lo
utilizzerà in esclusiva dalla data
indicata;
e) il canale 38 della banda UHF è,
attualmente, sulla base del piano nazionale
di ripartizione delle frequenze, in
condivisione con la ricerca della
radioastronomia.Tale canale è stato,
comunque, inserito nel processo di
pianificazione.
Tenendo conto delle riserve indicate, i
canali disponibili e pianificati per la
radiodiffusione televisiva analogica sono 51,
di cui 6 nella banda terza VHF e 45 nelle
bande quarta e quinta UHF
2.3 - Risultati del
Piano
L'elaborazione del Piano ha dato i seguenti
risultati:
a) copertura di oltre l'80% del
territorio nazionale e di tutti i capoluoghi
di Provincia.
La popolazione servita è pari ad oltre il
92%. Le coperture del territorio delle
singole Regioni sono indicate nella tabella
1;
b) le reti, siano esse destinate alla
radiodiffusione di programmi locali o alla
radiodiffusione di programmi nazionali,
hanno tutte la stessa struttura, con la
stessa localizzazione e potenza degli
impianti, uguale polarizzazione e uguali
aree di servizio per gli impianti di ciascun
sito. Inoltre, viene mantenuta, per quanto
possibile, la polarizzazione attualmente
esistente nelle varie aree di servizio, con
poche eccezioni per alcuni impianti di
limitata potenza;
c) utilizzo di soli 3 canali per ciascuna
rete a copertura nazionale (v. anche par.
2.6).
Dato che il numero dei canali utilizzati
nell'elaborazione è stato di 51 (45 della
gamma UHF e 6 della gamma VHF), il numero
delle reti a copertura nazionale è
risultato, quindi, pari a 17, di cui 6 per
soddisfare le esigenze della emittenza
locale (riserva pari al 35,3% del totale) e
11 per l'emittenza nazionale.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle reti
riservate alle emittenti locali, si possono
ipotizzare varie alternative, fra cui, ad
esempio, quella di costituire 2 reti regionali
in ogni Regione e 2 reti provinciali per ogni
Provincia autonoma, per un totale di 38
programmi regionali e 4 provinciali per Trento
e Bolzano. Con i rimanenti 4 canali per sito
si potrebbero realizzare circa 400 emittenti a
carattere provinciale.
E' naturalmente possibile realizzare anche
emittenti a livello sub-provinciale e/o
cittadine.
Con la pianificazione di secondo livello, di
cui si dirà di seguito, il numero delle
emittenti locali potrà sensibilmente
aumentare (v. par. 2.4).
Sono ovviamente possibili altre ipotesi che
potranno essere definite solo dopo l'esame
delle richieste di concessione che verranno
presentate e dei punteggi assegnati a ciascuna
di esse.
2.4 - Pianificazione di
secondo livello
Sarà necessario effettuare un ulteriore
processo di pianificazione (che si può
convenzionalmente definire di secondo livello)
per reperire ulteriori risorse da utilizzare
per:
a) realizzare, nel territorio non coperto
dal Piano (80%), ulteriori emittenti locali
con aree di servizio cittadine o sub
provinciali, per le quali esistano richieste
di concessione;
b) realizzare ulteriori emittenti locali
in alcune aree già comprese nell'80% del
territorio coperto dagli impianti inseriti
nel presente Piano.
Si ha ragione di ritenere che tale
possibilità possa verificarsi per circa il
50% della popolazione. Ovviamente,
l'incremento del numero degli impianti deve
essere coordinato con le norme sanitarie per
la protezione dai campi elettromagnetici.
L'aumento delle risorse che ne deriva per le
emittenti locali è reso possibile anche dal
fatto di avere allocato nei siti gruppi di
canali generici invece dei canali di
funzionamento dei singoli impianti (v. anche
par. 2.6);
c) la estensione, se richiesta, oltre
l'80% del territorio delle reti nazionali.
Il processo di pianificazione in questione
dovrebbe effettuarsi tra l'esame e la
classifica delle richieste di concessione e il
rilascio delle stesse. Ciò potrà conferire
al Piano una ulteriore e più consistente
flessibilità che consentirà di dare risposta
positiva a molte delle richieste di
concessione per le emittenti locali.
Si segnala inoltre che è stata già
verificata la possibilità di:
a) estendere le reti del servizio
pubblico sino ai limiti oggi raggiunti.
Naturalmente si può sin da ora prevedere
che tale estensione sarà possibile anche
per altre reti;
b) realizzare le reti per le minoranze
linguistiche già oggi esistenti nelle
Province autonome di Trento e Bolzano e
nelle Regioni a statuto speciale del
Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta.
A tal fine sono stati concordati con le
suddette Province e Regioni i siti necessari
a soddisfare tutte le esigenze. Tali siti
sono indicati nella tabella
n. 4.
2.5 - Piano dei siti
Prima di procedere alla elaborazione del
Piano sono stati individuati i siti dove
installare gli impianti delle reti.
Oltre alla localizzazione comune degli
impianti, il criterio seguito è stato quello
di scegliere siti di non elevata quota (per
contenere il problema delle interferenze) e
che non avessero, a parte il debordamento,
aree di servizio estese a più Regioni onde
consentire l'adozione di una struttura
regionale per tutte le reti.
La potenza degli impianti è stata
contenuta al minimo indispensabile per avere
campi adeguati sino al limite delle aree di
servizio e raggiungere la copertura dell'80%
del territorio. Il livello di potenza
pianificato è infatti inferiore, mediamente,
di quasi 30 volte rispetto a quella oggi
impiegata. Oltre al risparmio energetico, ciò
è diretto principalmente a soddisfare le
esigenze di contenimento dell'inquinamento
elettromagnetico.
I siti così individuati sono stati, dal
Ministero delle Comunicazioni, sottoposti alle
intese delle Regioni a statuto speciale della
Valle d'Aosta e del Friuli-Venezia Giulia e
delle Province autonome di Trento e Bolzano ed
ai pareri di tutte le altre Regioni ai sensi
delle leggi 249/97 e 122/98.
Il numero dei siti per coprire l'80% del
territorio è risultato essere di 487 (ben
inferiori a quelli esistenti), su ciascuno dei
quali sono stati allocati 17 dei 51 canali
pianificati. L'elenco di tali siti è
riportato nella tabella
2. Di essi 16, riportati nella tabella
3, risultano completamente nuovi (per
indicazione delle Regioni), mentre i rimanenti
sono già oggi sede di impianti trasmittenti
di operatori pubblici e/o privati.
Sino alla introduzione dello standard
digitale (che richiede la concentrazione in un
unico sito per tutti i programmi di un'area di
servizio) può essere ammesso che alcuni
centri trasmittenti oggi esistenti, che
soddisfano alle condizioni indicate nel
paragrafo 2.1, possano continuare ad essere
utilizzati per la costituzione di reti al
posto di quelli inseriti nel Piano e riportati
nella tabella
2. Tali centri si trovano in una posizione
geografica che è compresa in una fascia di
50" e di 50 mt. di quota intorno a quella
dei siti pianificati. I margini geografici
indicati devono naturalmente essere
controllati dal punto di vista della loro
compatibilità con il Piano. Un primo esame
conferma, sia pure in prima approssimazione,
la validità di tale scelta.
2.6 - Adeguamento della
situazione attuale al Piano
Per quanto riguarda il passaggio dalla
situazione attuale a quella definita dal
Piano, occorre notare che il programma di
adeguamento deve disporre di un certo grado di
libertà. Per ottenerlo, il Piano non assegna
gli effettivi canali di funzionamento agli
impianti, ma si limita ad indicare il gruppo
dei 17 canali generici allocato in ciascun
sito, in modo da garantire il rispetto delle
condizioni interferenziali e, di conseguenza,
il grado di qualità previsto (grado 4 scala
UIT-R).
A questo proposito è da notare che, poiché
la copertura del territorio avviene tramite
l'aggregazione di cellule territoriali servite
da 3 siti (con 17 canali generici assegnati a
ciascuno), è da prevedere, in sede di
attuazione del Piano, che la composizione dei
tre gruppi di canali non si mantenga uguale
per tutte le cellule, ma potrebbe variare da
cellula a cellula, pur conservando,
naturalmente, i 17 canali per gruppo e
rispettando la necessaria compatibilità.
Tutto ciò per consentire, per quanto
possibile, in ordine di priorità:
a) l'assenza di interferenze reciproche
con gli impianti esteri;
b) ridurre al minimo indispensabile il
cambiamento dei canali di funzionamento
degli impianti attuali di tutte le emittenti
che otterranno la concessione e con priorità
per il servizio pubblico;
c) ridurre conseguentemente disturbi ed
oneri all'utenza e agli operatori.
Il raggiungimento di tali obiettivi sarà
facilitato anche dal reperimento delle risorse
ottenibili con la pianificazione di secondo
livello, come già detto nel paragrafo
precedente, e dall'aver mantenuto per quasi
tutte le aree di servizio la stessa
polarizzazione degli impianti esistenti.
Con l'approvazione del Piano, secondo
quanto espresso dall'art. 1, comma 4, della
legge 122/98, il procedimento di
compatibilizzazione degli impianti esistenti
(rientranti nelle concessioni) non potrà che
essere orientato alla attuazione del nuovo
Piano. L'Autorità ritiene che siano necessari
provvedimenti di incentivazione finalizzati a
tale scopo.
In linea più generale l'attuazione del
Piano potrà avvenire attraverso un processo
graduale di compatibilizzazione della
situazione esistente a quella prevista dal
Piano, scontando, in questa fase, un livello
accettabile di interferenze. Tale processo
potrà iniziare anche a breve-medio termine,
zona per zona, nei siti attualmente utilizzati
e
confermati dal Piano, usando i canali
attualmente disponibili. L'attuazione di tale
processo è, in ogni caso, condizionato da una
verifica di fattibilità e dalla disponibilità
di alcuni canali non utilizzati in ciascuna
zona.
Il processo di attuazione potrà comunque
essere meglio definito solo quando si
conosceranno le richieste di concessione e le
relative classifiche in modo da tenere conto,
sia delle domande che riguardano aree di
servizio già contenute nel Piano, sia quelle
non comprese nello stesso Piano, oltre che le
aree di servizio di limitata estensione
richieste da emittenti locali.
2.7 - Condizioni per
l'attuazione
Ai fini dell'attuazione tempestiva del
Piano risulta pregiudiziale il varo del
regolamento per il rilascio delle concessioni
e la effettuazione della pianificazione di
secondo livello. L'Autorità metterà a punto
in tempi brevissimi il succitato regolamento,
anche attraverso un confronto con il Ministero
concedente. La pianificazione di secondo
livello verrà elaborata subito dopo il primo
esame delle richieste di concessione, con
l'obiettivo di consentire il rilascio delle
concessioni stesse entro i termini di legge.
Risulta, infine, opportuno che il Ministero
delle Comunicazioni costituisca
tempestivamente un gruppo di lavoro operativo
per il coordinamento e il controllo
dell'attuazione graduale del Piano.
3 - IL PIANO NELLA PROSPETTIVA DI
SVILUPPO DEL SISTEMA TELEVISIVO ITALIANO
3.1 Lo sfondo storico
La messa in atto del Piano introduce un
mutamento di grandi proporzioni nell'assetto
strutturale del sistema televisivo italiano.
Dal 1977-78, quando cominciano a trasmettere
in numero sempre crescente le televisioni
commerciali e di fatto viene sconvolto il
precedente utilizzo dei canali , stabilito in
relazione all'attività dell'impresa pubblica
(l'unica esistente), l'impiego delle risorse
radioelettriche è stato regolato in forma
privata, come effetto naturale delle azioni e
dei contratti decisi dagli operatori.
Questo fatto rientra in una lunga serie di
caratteri peculiari che negli ultimi venti
anni hanno contraddistinto il sistema
televisivo italiano differenziandolo da quello
degli altri paesi. Fra tali caratteri, che per
lo più dipendono da un'estesa e multiforme
presenza di operatori privati, i principali
sono i seguenti:
a) deboli limiti legislativi posti
all'attività televisiva degli operatori
privati (negli altri paesi europei il loro
numero è stato quasi sempre contingentato);
b) minime barriere economiche
all'ingresso nel mercato televisivo locale
(altrove l'attività locale è riservata per
la maggior parte alle reti via cavo che
richiedono ingenti investimenti di
costruzione);
c) uso quasi esclusivo dei sistemi di
radiodiffusione terrestri (la
radiodiffusione via satellite inizia molto
tardi, nel 1996).
Tutto ciò ha dato un grande rilievo
operativo ed economico alle reti terrestri:
nel corso di molti anni un gran numero di
soggetti ha investito energie e risorse,
spesso in misura ingente, per costruire
postazioni, attivare impianti, occupare e
scambiare canali. Questa circostanza potrà
determinare nell'attuazione del Piano
difficoltà quali la svalutazione degli
immobilizzi di capitale effettuati nel corso
degli anni da parte degli operatori (che
dovranno ricostruirli in luoghi e forme
diverse), complicazioni nel coordinare un
mutamento dell'assetto radioelettrico che
coinvolge un gran numero di siti e di
impianti, necessità di coinvolgere i
consumatori che debbono risintonizzare i
propri apparecchi riceventi e in molto casi
riorientare le antenne.
3.2 - Il coordinamento
con lo sviluppo della televisione digitale
terrestre
Il Piano giunge nella fase in cui si
conclude l'epoca analogica della televisione.
Dopo mezzo secolo uno standard tecnologico si
esaurisce e lascia il passo a uno standard,
quello digitale, più efficace e meno costoso.
Molti paesi prospettano il 2010 come data
finale per le trasmissioni analogiche (così
prevede il ddl 1138 anche per l'Italia) ed
anzi in Europa è diffusa (nelle sedi
comunitarie e in ambienti accademici) una
vasta corrente d'opinione favorevole ad
anticipare tale termine.
La televisione digitale, per la cui
realizzazione terrestre la legge 249/97
obbliga a riservare alcuni canali, è un
passaggio essenziale verso la convergenza tra
informatica e telecomunicazioni e rende
l'apparecchio televisivo uno strumento
efficace e comodo per sviluppare la
multimedialità e i servizi interattivi.
I principali vantaggi della tecnica
digitale sono i seguenti:
a) aumento delle risorse disponibili da
un fattore minimo pari a 4 ad uno massimo
pari a 12 (nel caso di reti SFN composte con
reti analogiche che utilizzino, come nel
caso del presente Piano, solo 3 canali per
la copertura del territorio);
b) capacità di trasmettere anche
standard ad alta definizione;
c) maggiore robustezza nei confronti dei
disturbi e delle interferenze.
Di conseguenza l'attività televisiva
ottiene un enorme aumento delle risorse
trasmissive e, nel caso dei sistemi terrestri,
non sembra, al momento, essere condizionata
dal vincolo della scarsità di canali.
Oggi in Italia la televisione digitale è
offerta solo via satellite e risulta un
consumo di netta minoranza. In altri paesi,
come gli Stati Uniti (già oggi) e il Regno
Unito (da novembre), servizi televisivi
digitali sono disponibili in tutti i tre i
sistemi di trasmissione esistenti: terrestre,
cavo, satellite.
Secondo tutte le previsioni, l'introduzione
dei servizi terrestri fornirà un forte
impulso allo sviluppo della televisione
digitale permettendo sia una più ampia gamma
di offerta al pubblico, sia nuove opportunità
all'industria di settore (tanto per i sistemi
trasmittenti quanto per i sistemi riceventi
d'utente). L'accelerazione dello sviluppo sarà
maggiore se l'industria introdurrà sul
mercato set top box (il congegno che consente
agli apparecchi analogici di leggere il
segnale digitale) adatti o adattabili a
ricevere segnali trasmessi sia via satellite o
cavo, sia per via terrestre.
L'imminente passaggio alla tecnica
digitale, che avviene con timing coincidenti
in tutti i paesi ad economia avanzata,
introduce un'ulteriore difficoltà
all'attuazione del Piano per la quasi
contemporaneità dei due interventi. Infatti
il Piano richiede agli operatori televisivi di
mobilitare risorse ed energie e agli
spettatori di sopportare alcuni disagi allo
scopo di razionalizzare l'impiego di una
tecnologia prossima all'esaurimento, mentre è
ineluttabile prevedere una introduzione molto
prossima della nuova tecnologia digitale.
Il prezzo da pagare per uscire dal
disordine delle trasmissioni analogiche non
dovrà essere da un lato il rallentamento del
passaggio al nuovo standard digitale e
dall'altro una riduzione degli investimenti
nell'area dei contenuti (soprattutto
produzione) a causa del sovraccarico di costi
che gli operatori accusano in ambito
tecnologico (doppia spesa per gli apparati di
trasmissione).
3.3 - Tempi di
attuazione
Le difficoltà concernenti l'attuazione del
Piano appaiono così di due tipi: vi sono in
primo luogo ostacoli di ordine strutturale,
connessi alle modalità di formazione del
sistema televisivo italiano; in secondo luogo
si hanno problemi di calendario derivanti
dalla sovrapposizione dei tempi con il
passaggio alla tecnologia digitale.
Se si esaminano in correlazione le due
sequenze temporali, si vede con chiarezza il
quadro di problemi che comporta l'attuazione
del Piano quasi in sincronia con il passaggio
al digitale.
L'attuazione del Piano implica tre fasi
principali.
1. In 16 aree, di cui Roma è la più
importante, si prevede l'eliminazione per
motivi di compatibilità ambientale dei siti
attualmente esistenti e loro sostituzione
con siti da costruire ex novo. Il
reperimento delle aree, la raccolta delle
necessarie autorizzazioni e la costruzione
delle nuove postazioni richiedono un periodo
di tempo valutabile in circa due anni.
2. In parallelo, mentre si sviluppa la
fase di costruzione delle nuove postazioni,
gli operatori dovranno provvedere ad
installarsi in siti già esistenti e
riconosciuti dal Piano che sostituiscono
siti non più accettati. I siti di
installazione sostitutiva sono molto
numerosi (dell'ordine di alcune centinaia).
Si considera che il processo delle nuove
installazioni possa compiersi entro il
periodo richiesto dalla costruzione delle 16
postazioni nuove.
3. La fase di adeguamento delle reti
attuali al nuovo assetto radioelettrico
richiede infine un congruo periodo di tempo,
come indica la stessa legge 249 (art. 2,
comma 6, lettera b). Tale adeguamento, anche
per limitare i disagi ai consumatori,
implica, come già detto, uno sviluppo
graduale, scaglionato per zone geografiche:
dovrà perciò seguire un apposito programma
che determini i cambiamenti necessari
evitando di creare eccessivi problemi
riguardo ai livelli di interferenze. Per
rispettare la continuità del servizio e
ridurre al minimo i disturbi dell'utenza, la
durata dell'operazione dovrà essere
scaglionata nel tempo.
Lo sviluppo della televisione digitale
terrestre dovrà partire a tempi brevi, se
l'Italia intende rispettare la data del 2010
per la fine delle trasmissioni analogiche. Se
invece tale scadenza sarà anticipata, come è
auspicabile, occorre un avvio immediato: è
quanto accade in vari paesi europei (Regno
Unito, Svezia, Finlandia, Portogallo, Spagna)
che entro il 1998 faranno partire trasmissioni
digitali terrestri (commerciali o
sperimentali).
I tempi ipotizzabili per una completa
sostituzione del parco di apparecchi
televisivi su un universo di 20 milioni di
famiglie non sono inferiori a 7-8 anni: se si
assume come data finale il 2010, secondo
quanto indicato dal d.d.l. 1138, l'avvio delle
trasmissioni digitali non può avvenire oltre
il 2002-2003.
Dalla coincidenza delle sequenze temporali
deriva che gli operatori dovranno attrezzare i
siti in cui migrano (o siti costruiti ex novo
o siti già esistenti di altri operatori) con
apparati per la trasmissione analogica e quasi
in simultanea (almeno per gli operatori
nazionali) dovranno acquistare e mettere in
esercizio apparati di trasmissione digitale.
Questa circostanza comporta per gli
operatori un forte addensamento degli impegni
economici in un breve arco di tempo (che può
pesare soprattutto sulle imprese di minori
dimensioni), per i consumatori disagi pratici
e finanziari (risintonizzare gli apparecchi e
poi acquistare set top box o nuovi televisori
digitali), per il sistema televisivo un
ritardo nell'adozione della tecnica digitale.
4 - VALUTAZIONI DELL'AUTORITÀ
IN MERITO ALL'ATTUAZIONE DEL PIANO
Di fronte ai problemi posti dall'attuazione
del Piano, l'Autorità garante per le
comunicazioni ritiene di dover esprimere le
seguenti valutazioni:
a) è necessario uscire rapidamente dalla
situazione di confusione che caratterizza
l'attuale utilizzo delle risorse
radioelettriche;
b) il piano dei siti costituisce un
passaggio essenziale verso questo obiettivo:
consente infatti di razionalizzare
l'utilizzo dell'ambiente per gli scopi di
trasmissione (localizzazioni comuni) e di
eliminare costruzioni eccedenti o
disturbanti integrando le strutture
televisive nella gestione del territorio
svolta dalle Regioni;
c) la rapida e diffusa adozione della
tecnologia digitale nella televisione
terrestre rappresenta una priorità per
tutto il sistema audiovisivo italiano: esso
infatti non soltanto permette l'offerta di
nuovi servizi con ingresso di nuovi
operatori e una maggiore gamma di scelte per
i consumatori ma anche facilita una
capillare integrazione del sistema
televisivo con le reti on line;
d) le opzioni ora indicate, combinandosi,
inducono a ritenere che la soluzione più
efficace in termini di sistema consista
nell'avviare, entro i tempi tecnici
necessari, le trasmissioni digitali dalle
postazioni ammesse dal nuovo piano dei siti;
e) concentrare gli investimenti del
sistema televisivo sulla soluzione
tecnologica più innovativa ha inoltre il
vantaggio di ottimizzare la spesa per le
infrastrutture di trasmissione e quindi di
liberare risorse per il software (acquisto e
produzione di contenuti);
f) l'Autorità ritiene infine opportuno,
da un lato, favorire, con il regolamento per
il rilascio delle concessioni, la più
agevole attuazione del Piano e, dall'altro
lato, delineare, secondo quanto stabilisce
la legge n. 249/97, interventi in grado di
facilitare l'innovazione tecnologica e
quindi la rapida transizione al digitale
terrestre.
4.1 - Proposte per
interventi legislativi
La segnalazione al Governo di interventi
legislativi rivolti a promuovere "le
innovazioni tecnologiche e l'evoluzione del
settore delle comunicazioni" è la prima
competenza che la legge 249/97 attribuisce
(art. 1, comma 6, let. C, punto 1) al
Consiglio, l'organo plenario dell'Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni. Ciò
assegna particolare valore a questo compito di
indirizzo che l'Autorità, nell'occasione
attuale, esercita per la prima volta.
Su questo piano, l'Autorità ritiene
essenziale l'adozione di iniziative
legislative destinate a raccordare il
passaggio allo standard digitale con il Piano:
ciò significa incentivare gli operatori,
agevolandoli per quanto possibile, a compiere
i passi necessari per adeguarsi ad una
evoluzione tecnologica che riallinea tutti gli
elementi del sistema televisivo e li integra
nelle reti on line.
In concreto, le iniziative da adottare
dovranno prevedere che, nelle postazioni rese
operative sulla base del nuovo Piano dei siti,
i destinatari delle concessioni rilasciate
entro il 31/1/1999 possano installare impianti
di trasmissione digitale: si potranno così
effettuare in tempi brevi trasmissioni in
contemporanea (simulcast) dello stesso
programma sia con lo standard digitale sia con
lo standard analogico (queste ultime svolte
dai vecchi siti).
Un periodo di simulcast è infatti
necessario per consentire ai consumatori di
dotarsi, comodamente e senza fretta, di
apparati per la ricezione digitale.
L'accelerazione impressa allo sviluppo delle
trasmissioni digitali consentirà di ottenere
vari effetti positivi congiunti, quali
l'ottimizzazione degli investimenti degli
operatori, l'eliminazione di ogni passaggio
dilatorio nella transizione alla tecnica
digitale, la riduzione per i consumatori dei
disturbi e delle spese (i consumatori dovranno
solo acquistare l'apposito congegno di
ricezione), la possibilità di sfruttare a
favore delle trasmissioni digitali terrestri
la penetrazione di mercato già realizzata
dalla radiodiffusione digitale via satellite
(purché l'industria realizzi ed immetta sul
mercato decoder compatibili), la creazione di
un quadro di opportunità per l'industria
manifatturiera che potrà trarre vantaggio
dalle ricadute tecnologiche di una capillare
adozione del digitale (rinnovo nell'arco di
8-10 anni del parco televisori nazionali, uso
di massa dei decoder).
Accanto a queste iniziative di ordine
generale, che innestano l'avvio del digitale
terrestre sul nuovo Piano dei siti, sono
necessari altri interventi per dare sostegno e
respiro alla linea strategica prescelta,
quali:
a) incentivi alla formazione di consorzi
fra gli operatori finalizzati a una gestione
più razionale tanto dei siti quanto degli
apparati di trasmissione digitale. L'Autorità
ritiene opportuno che la nuova tecnologia
sia gestita, sul Piano delle infrastrutture,
da gruppi di operatori associati e non più
da una larga e irrazionale frammentazione di
soggetti;
b) agevolazioni per le emittenti locali
che, non volendo affrontare i costi del
passaggio al digitale, decidessero di
cessare l'attività rimettendo i canali
utilizzati;
c) agevolazioni, da concordare anche con
gli operatori, per ridurre i prezzi dei set
top box e dei nuovi apparecchi digitali.
L'Autorità ritiene opportuno accompagnare
le iniziative legislative sopra ricordate con
l'apertura di un tavolo tecnico-economico
(Ministero, Autorità, concessionari
televisivi, industrie di settore, università)
che, nell'arco di 12 mesi, esamini e definisca
soluzioni alle questioni operative poste dal
passaggio al regime digitale (definizione
degli standard, determinazione del numero di
reti SFN e di reti MFN da realizzare, problemi
relativi al simulcast, timing). Per adempiere
a questo compito, il tavolo dovrà anche
fornire una riflessione di sistema
sull'orizzonte e sulle alternative che nel
prossimo futuro si prospettano per l'attività
televisiva italiana ed europea.
4.2 - Impegni da
definire in via regolamentare
Il regolamento per il rilascio delle
concessioni dovrà contenere in particolare i
seguenti indirizzi che hanno rilievo per
favorire l'attuazione del Piano e per
agevolare il passaggio al digitale:
a) indicazione di un congruo periodo di
tempo per realizzare le varie operazioni
necessarie all'attuazione del Piano;
b) indicazione di criteri preferenziali
per i concessionari nazionali che,
compatibilmente con le risorse tecniche
disponibili, intendano anticipare il
passaggio allo standard digitale;
c) previsione della revoca della
concessione nell'ipotesi in cui l'operatore,
alla fine del periodo che sarà previsto,
non abbia adempiuto agli impegni assunti.
L'adozione di questi indirizzi parte dalla
considerazione che il termine di 180 giorni (a
partire dall'approvazione del Piano stesso),
indicato nell'art. 4, comma 5 della Legge
249/97, non sia vincolante per l'attuazione
del Piano, ma abbia valore solo in relazione
all'utilizzo degli impianti radiotelevisivi
per lo svolgimento di servizi di
telecomunicazioni.
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