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Professione giornalista

Contratto, censure, la libertà negata

16.11.06
La chiusura degli editori alle rivendicazioni dei giornalisti non è solo una questione contrattuale. E si aggiungono troppo frequenti casi di vera censura. 
Ieri i giornalisti della carta stampata e dell'internet sono scesi in sciopero. E' l'ennesima volta, e non sarà l'ultima, perché la contrapposizione tra giornalisti ed editori va ben al di là delle rivendicazioni contrattuali.
Gli editori italiani producono informazione, un bene essenziale per la democrazia, come se fosse un manufatto qualsiasi. Lavoro precario a tutto spiano, lavoro vergognosamente sottopagato, nessuna considerazione per la qualità del prodotto e per la professionalità di chi lo produce. Se potessero, sposterebbero le redazioni in Romania o in Cina, per risparmiare sui costi.

Il giornalista precario deve piegarsi a qualsiasi richiesta dell'editore se vuole lavorare. Spesso succede anche al giornalista regolarmente assunto. In questo modo l'autonomia intellettuale, che è un dato essenziale della professione, viene annullata. L'informazione è quella che vuole l'editore, troppo spesso legato a interessi economici o politici. La libertà di stampa si riduce così a una finzione.

Ma l'articolo 21 della Costituzione viene continuamente ignorato anche con forme di censura da parte di diversi poteri dello Stato.
L'ultima notizia riguarda alcune pagine del sito del PdCI della Calabria, "sequestrate" (cioè oscurate) dalla magistratura, perché contengono un rapporto su una ASL sciolta per infiltrazioni mafiose. Per lo stesso motivo alcuni mesi fa un giornale locale, Calabria Ora, era stato perquisito, con sequestro di documenti.
Perquisizioni e sequestri sono un'arma formidabile contro la libertà di stampa. La Corte di Strasburgo ha stabilito che sono contrarie ai principi dell'ordinamento comunitario, che tutela l'autonomia dei giornalisti, ma i giudici vanno avanti lo stesso.

E c'è anche la censura preventiva, operata da un'autorità amministrativa come il Garante per la protezione dei dati personali. Poco più di un mese fa, il Garante ha vietato la messa in onda di un'inchiesta sull'uso di stupefacenti da parte di alcuni parlamentari (anonimi, il che getta qualche dubbio sulla legittimazione del Garante a un intervento sulla trasmissione). Vedi Libertà di informazione e diritto di sapere su InterLex.

E' il caso di rileggere il secondo e il terzo comma dell'articolo 21 della Costituzione:
"La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili".

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