Ieri i giornalisti della carta stampata e
dell'internet sono scesi in sciopero. E' l'ennesima
volta, e non sarà l'ultima, perché la
contrapposizione tra giornalisti ed editori va ben al
di là delle rivendicazioni contrattuali.
Gli editori italiani producono informazione, un bene
essenziale per la democrazia, come se fosse un
manufatto qualsiasi. Lavoro precario a tutto spiano,
lavoro vergognosamente sottopagato, nessuna
considerazione per la qualità del prodotto e per la
professionalità di chi lo produce. Se potessero,
sposterebbero le redazioni in Romania o in Cina, per
risparmiare sui costi.
Il giornalista precario deve piegarsi a qualsiasi
richiesta dell'editore se vuole lavorare. Spesso
succede anche al giornalista regolarmente assunto. In
questo modo l'autonomia intellettuale, che è un dato
essenziale della professione, viene annullata.
L'informazione è quella che vuole l'editore, troppo
spesso legato a interessi economici o politici. La
libertà di stampa si riduce così a una finzione.
Ma l'articolo 21 della Costituzione viene
continuamente ignorato anche con forme di censura da
parte di diversi poteri dello Stato.
L'ultima notizia riguarda alcune pagine del sito
del PdCI della Calabria, "sequestrate"
(cioè oscurate) dalla magistratura, perché
contengono un rapporto su una ASL sciolta per
infiltrazioni mafiose. Per lo stesso motivo alcuni
mesi fa un giornale locale, Calabria Ora, era
stato perquisito, con sequestro di documenti.
Perquisizioni e sequestri sono un'arma formidabile
contro la libertà di stampa. La Corte di Strasburgo
ha stabilito che sono contrarie ai principi
dell'ordinamento comunitario, che tutela l'autonomia
dei giornalisti, ma i giudici vanno
avanti lo stesso.
E c'è anche la censura preventiva, operata da
un'autorità amministrativa come il Garante per la
protezione dei dati personali. Poco più di un mese
fa, il Garante ha vietato la messa in onda di
un'inchiesta sull'uso di stupefacenti da parte di
alcuni parlamentari (anonimi, il che getta qualche
dubbio sulla legittimazione del Garante a un
intervento sulla trasmissione). Vedi Libertà
di informazione e diritto di sapere su InterLex.
E' il caso di rileggere il secondo e il terzo comma
dell'articolo 21 della Costituzione:
"La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto
motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa
espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione
delle norme che la legge stessa prescriva per
l'indicazione dei responsabili".
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