La libertà di stampa
in Italia? Nelle classifiche internazionali non facciamo
una bella figura. Nella classifica
2010 di Freedom House siamo al 72° posto,
all'ultimo in Europa (penultimo considerando la
Turchia): Partly Free. Ma per il nostro
Presidente del consiglio "se c'è una cosa in
Italia su cui c'è la sicurezza di tutti è che ce n'è
fin troppa di libertà di stampa. Questo non è
discutibile".
Invece qualcuno ne discute. Per il presidente della
Camera Gianfranco Fini "Un quarto degli italiani non conosce
alternative alla televisione.
E quando si tratta di scegliere per chi votare, gli
italiani si informano principalmente attraverso i
telegiornali, nella misura del 69%, mentre ai quotidiani
si rivolge solo il 25%.
Un grande paese democratico ha bisogno, a mio avviso, di
un'informazione forte, libera ed autorevole e in un
grande paese democratico la libertà di stampa non è
mai sufficiente".
E il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni Corrado Calabrò aggiunge, nella
presentazione del rapporto
istituzionale di quest'anno: "La libertà d’informazione è forse una
libertà superiore ad altre costituzionalmente protette,
e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione.
Il Trattato di Lisbona pone il pluralismo dell’informazione
alla base dei principi fondanti dell’Unione europea.
Si tratta di un parametro di legittimità della legge
che deve essere valutato con attenzione in qualunque
intervento normativo nazionale".
Il riferimento, senza dubbio, è al disegno di
legge-bavaglio, che Berlusconi voleva fosse
assolutamente approvato prima delle ferie estive (per
mettere un limite alla "troppa libertà di
stampa?). Ora è certo che il testo sarà
rimandato a settembre,
come un liceale sfaticato. L'esame "di
riparazione" dovrebbe servire per trovare un'intesa
nella maggioranza parlamentare, ormai rassegnata
all'impossibilità di promuovere il disegno di
legge-bavaglio nel testo approvato dal Senato (ora è
alla Camera dei deputati con il numero 1415-B).
Ma, per restare nella metafora scolastica, il testo
dovrebbe essere bocciato senza appello. Non si cada nel
tranello dei "punti critici" evocati anche dal
Presidente della Repubblica". L'intero testo è un "punto critico" della
democrazia. Modificare il numero dei giorni di proroga
delle intercettazioni o diminuire le sanzioni per
giornalisti ed editori che ne pubblicano il contenuto
non cambia la sostanza del testo. Il cui solo scopo è
di legare le mani ai magistrati inquirenti e
imbavagliare l'informazione.
Scrivo lanciando ogni tanto un occhio al televisore,
dove scorrono in silenzio le immagini di RaiNews.
All'improvviso due scritte richiamano l'attenzione:
GUERRIGLIA URBANA A ROMA. TERREMOTATI ASSEDIANO
PALAZZO GRAZIOLI
POLIZIA SCHIERATA ORA DAVANTI AL
SENATO DELLA REPUBBLICA
Che cosa sta succedendo?
Le notizie parlano di scontri tra i terremotati
dell'Abruzzo e le forze dell'ordine, che impediscono ai
manifestanti di raggiungere piazza Monte Citorio, dove
ha sede la Camera dei deputati. E' molto grave: la
libertà di espressione è anche quella di farsi sentire
proprio dove c'è chi deve sentire, in questo caso i
palazzi delle istituzioni.
Ritorniamo alla legge-bavaglio. I suoi promotori, in
coro col Capo, sostengono che con le intercettazioni i
giudici violano la riservatezza dei cittadini e agitano
l'articolo 15
della Costituzione. Almeno dovrebbero leggerlo tutto: La
libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni
altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto
motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie
stabilite dalla legge.
Dunque non c'è nulla di incostituzionale quando un
magistrato, applicando la legge, dispone
un'intercettazione.
RISSA A MONTECITORIO, UN PUGNO A BARBATO (IDV)
Decisamente è una giornata violenta. Si vede una
folla che grida davanti alla residenza romana di
Berlusconi, a stento trattenuta da poliziotti in assetto
anti-sommossa.
Ai manifestanti viene impedito anche l'accesso alla
piazza davanti al Senato. Sono convogliati in piazza
Navona.
Dicevamo della Costituzione. E' difficile negare che
le norme-bavaglio vadano contro l'articolo
21: ...La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato
dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i
quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi,
o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa
prescriva per l'indicazione dei responsabili...
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli
spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al
buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati
a prevenire e a reprimere le violazioni.
Ma qualcuno ci ha pensato. Spulciando tra gli atti
parlamentari si scopre un testo che risale al 6 marzo
scorso: "Proposta
di legge costituzionale - Modifica all’articolo
21 della Costituzione in materia di divieto di
pubblicazioni lesive della dignità della persona e
del diritto alla riservatezza". E' composto da un
solo articolo:
Al sesto comma dell’articolo 21 della Costituzione
dopo le parole: « contrarie al buon costume » sono
inserite le seguenti: « o lesive della dignità della
persona o del diritto alla riservatezza ».
Se fosse approvato, cadrebbero alcuni dubbi di
costituzionalità della legge- bavaglio. La tutela della
riservatezza dei singoli prevarrebbe sul diritto
all'informazione, che è di tutti. I testi delle
intercettazioni sarebbero equiparati a pubblicazioni
contrarie al buon costume. Ma è vero che oggi rivelano
il mal costume...
SCONTRI TRA POLIZIA E AQUILANI IN CORTEO: DUE FERITI
E' proprio una giornata-no. Perché il Presidente del
consiglio rifiuta di ricevere alcuni presidenti delle
Regioni, che fra l'altro sono espressione della sua
stessa maggioranza?
QUIRINALE: PROVOCATORIE E CALUNNIOSE TESI SU IMPUNITÀ
CAPO DELLO STATO
Il Presidente dalla Repubblica si è arrabbiato
perché un (anzi "il") giornale ha avanzato
insinuazioni sui possibili motivi di un emendamento al
"lodo Alfano costituzionale". Emendamento
presentato e subito ritirato, come si usa adesso.
Prevedeva un'impunità penale assoluta per il Capo dello
Stato. Insinuazioni infondate, anche perché la norma
abortita non sembrava diretta alla persona che oggi
riveste la più alta carica della Repubblica. Ma avrebbe
preparato uno scudo per il caso che, in futuro, a questa
carica fosse eletto un mariuolo.
Una brutta giornata. Come tante, di questi tempi.
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