Funerali di Stato
per Mike Bongiorno. E' normale?
Per tradizione la solenne cerimonia è dedicata agli
eroi della patria, ai grandi uomini delle istituzioni. A
qualcuno che ha dato lustro alla nazione nel mondo. Ma
il celebre presentatore, per quanto bravo e amato da
milioni di persone, era un uomo dell'industria
televisiva. Un eccellente professionista. Simpatico. Ma
da qui ai funerali di Stato il salto è molto, molto
lungo.
Ebbene, la scelta di salutare con il tributo più alto
l'uomo-simbolo della televisione è un segno
dell'identificazione tra il sistema televisivo e le
istituzioni del nostro Paese. Non a caso alla cerimonia
- in diretta televisiva sul primo canale della TV
pubblica - era presente il Presidente del consiglio e
padrone delle televisioni. Due poteri in conflitto nelle
mani di una sola persona: l'anomalia italiana.
[Top]
Il prossimo 19 settembre, una settimana dopo l'ultimo saluto al Mike nazionale,
si svolgerà a Roma una grande manifestazione in difesa
della libertà di informazione. E anche questa è
un'anomalia. Perché se la libertà di stampa è il
fondamento della democrazia, e l'Italia è uno stato
democratico, una manifestazione come questa dovrebbe
essere inutile. Infatti in Italia la libertà di stampa
c'è, sancita dall'articolo 21 della Costituzione. Nel
quale manca, però, il diritto dei cittadini di essere
informati. Come nell'articolo 19
della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo:
"Ogni individuo ha il diritto alla
libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere
molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere
informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere".
Ecco. In Italia è limitato il diritto di ricevere
informazioni. Perché il principale mezzo di
informazione, la televisione, è controllata quasi
completamente da una sola persona. Che ha anche il
controllo di giornali, settimanali, siti internet.
Quindi per gli italiani è difficile ricevere
informazioni di fonte diversa. Il grande controllore
decide quale informazione deve passare e quale no. E
l'informazione che passa riflette quella che ormai
potremmo chiamare "ideologia". Che ha tra i
suoi capisaldi l'identificazione tra
istituzioni e televisione.
Come si vede dalle dichiarazioni della protagonista del primo
"scandalo sessuale" che ha riguardato il capo
del governo: continua a ripetere che per lei fare
politica o fare televisione è lo stesso. Trattata come
una star da buona parte dell'informazione.
E non è un caso se Tgcom, un organo di informazione
la cui proprietà è riconducibile al capo del governo,
si occupa delle componenti femminili del governo stesso
quando sono in bikini. Con commenti assai poco...
politici.
Questa è l'informazione in Italia nell'anno 2009.
Funerali di Stato per l'uomo simbolo della televisione.
Le ministre come "veline". Spettacolo e
politica in un solo minestrone con contorno di censura
(vedi il recente caso di Videocracy
e l'occultamento delle trasmissioni di Santoro e Gabanelli).
Nella graduatoria di Freedom
House quest'anno l'Italia è al settantaduesimo
posto per la libertà di informazione. Molto più in
alto di paesi dove la democrazia non c'è, ma molto più
in basso della maggior parte delle nazioni democratiche.
E' proprio il caso di dire "Con questa
informazione, povera Italia!". E di scendere in
piazza per chiedere un'informazione veramente libera e
il rispetto del diritto dei cittadini di essere
informati.
Ultim'ora.
Rinviata la prima puntata della trasmissione Ballarò
di Giovanni Floris. Perché - la spiegazione è
ufficiale - non si può disturbare il Porta a Porta
di Bruno Vespa dedicato alla consegna delle prime case
ai terremotati d'Abruzzo. Quanto manca alle celebrazioni
governative a reti unificate?
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