Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Le proposte del Forum del PD e una provocazione di Infocivica

Cantieri aperti sul futuro del servizio pubblico

"Via i partiti dalla Rai" è uno slogan che tutti sembrano condividere. Ma non basta. Nell'era della Rete il servizio pubblico non è solo "radiotelevisivo". E deve essere distinto dalle attività commerciali. Come insegna la BBC.

18.07.11

Esiste o esisteva davvero in viale Mazzini una "Struttura Delta" incaricata di condizionare l'opinione pubblica e controllare tutta l'informazione? L'inchiesta di Repubblica e L'Espresso approfondisce una serie di fatti in buona parte già noti, che messi insieme disegnano una "fabbrica del consenso" inconcepibile in una democrazia. Colpisce soprattutto il fatto che alti dirigenti della Rai, pagati dalla Rai, lavorassero per la concorrenza. Qualcuno è ancora in servizio?

Le critiche sul servizio pubblico hanno come primo bersaglio la qualità dell'informazione. Con risvolti surreali, come il battibecco pubblico dei giorni scorsi tra il presidente Paolo Garimberti e il direttore del TG1 Augusto Minzolini. Che si accusavano a vicenda di non saper fare il proprio mestiere. Deprimente.

Ma i problemi del servizio pubblico radiotelevisivo non sono solo quelli della qualità dell'informazione. Le cronache recenti, con l'allontanamento di Santoro e i problemi degli altri programmi "non allineati", mostrano una Rai che perde ascolti, più di quanto sia oggi normale per la televisione generalista a causa dell'avanzata dei media digitali. Sembra che lo faccia apposta. Sembra, è il caso di ripeterlo, che si continui a perseguire il programma della P2 di "dissolvere la Rai".

Ma allora, diceva il famoso scritto di Licio Gelli, si doveva agire "in nome della libertà di antenna". Oggi questa scusa non c'è più e la Rai deve essere "dissolta" nel nome di Berlusconi, del consenso sul suo potere e della forza delle sue televisioni.

Però è ormai evidente che il potere diretto del signore delle televisioni si avvicina al capolinea. Mancano meno di due anni, nel caso in cui la legislatura arrivi alla sua naturale scadenza. Forse ancora meno. In ogni caso, una data abbastanza vicina da rendere attuale la domanda "e dopo che si fa"?
Perché un dato è chiaro: il servizio pubblico non può essere cancellato. Deve essere ridefinito e riformato. E deve essere sottratto al controllo invasivo della politica.

Se lo chiede - naturalmente - il primo partito dell'opposizione. Nel PD è attivo il Forum per la riforma del sistema radiotelevisivo, presieduto da Carlo Rognoni (già componente del CDA della Rai). Il Forum ha raccolto in un volume gli atti dei seminari che si sono svolti nell'ottobre del 2010 e nello scorso febbraio. Una serie di interventi significativi, con analisi e proposte che Rognoni riassume nell'intervento conclusivo, con un'apertura alla discussione in rete.

Gli stessi temi, e in buona parte gli stessi accenti, hanno caratterizzato la tavola rotonda organizzata l'8 luglio scorso da Infocivica sul tema Una testata giornalistica unica per la Rai? Una domanda a prima vista bizzarra, perché la prima immagine che viene in mente per la Rai di oggi è un TG unificato sotto la direzione di Minzolini...

I relatori non si sono lasciati ingannare dal titolo e hanno inteso il tema come provocazione per discutere della futura riorganizzazione del servizio pubblico (sul sito di Infocivica  si possono leggere alcuni degli interventi, mentre su Ustream si trovano audio e video). Le conclusione sono in buona parte vicine a quelle del Forum del PD (lo stesso Rognoni ha partecipato alla tavola rotonda, insieme al consigliere in carica Angelo Maria Petroni).

In estrema sintesi: sottrarre la Rai all'influenza dei partiti, ridisegnare i confini e i compiti del servizio pubblico nell'era "crossmediale"; separare le attività di servizio pubblico, finanziate esclusivamente dal canone, da quelle commerciali; guardare al modello della BBC per capire come si possa realizzare un servizio pubblico il più possibile indipendente e neutrale.

"No, non è la BBC. Questa è la Rai, la Rai tivì" diceva un ritornello di tanti anni fa. Ma il primo punto che dovremmo copiare dalla televisione britannica è la discussione pubblica che precede, ogni dieci anni, il rinnovo del Royal Charter.
Ora si può dire che con il Forum del PD e la tavola rotonda di Infocivica si è aperto il cantiere che dovrà costruire il nuovo servizio pubblico, non più solo "radiotelevisivo", ma "reticolare".

L'obiettivo che tutti sembrano condividere è nello slogan "giù le mani dei partiti dalla Rai". Ma quando lo dicono - da decenni - gli stessi partiti, è lecito dubitare delle loro intenzioni. Per questo è importante che si apra una discussione pubblica più ampia possibile. Anche queste pagine sono uno spazio aperto a chiunque voglia intervenire.

Post scriptum. Queste note sono scritte in conflitto di interessi, perché l'8 luglio sono stato eletto nel consiglio direttivo di Infocivica. Ne tenga conto il lettore.

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