Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Si potrebbe incominciare dai consiglieri nominati dal Governo 

Ora per la Rai un CDA "indipendente" è possibile

Michele Santoro si candida a governare il servizio pubblico insieme a Carlo Freccero. Una provocazione per Mario Monti, che riscopre il problema dell'
indipendenza della Rai a pochi giorni dall'elezione del rinnovo del consiglio.

02.05.12

«...enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell'indipendenza dalla politica non è garantita. La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno rivisti».
Così il Presidente del consiglio, lunedì scorso, parlando di tasse e di tagli.

Mario Monti ci riprova. All'inizio dell'anno, ospite di Che tempo che fa, aveva detto a Fabio Fazio: «Mi dia qualche settimana e vedrà".
Di settimane ne sono passate molte e il consiglio di amministrazione è giunto al termine del mandato. E' tempo di eleggere il nuovo. Il problema, naturalmente, è quello dei nomi.

I primi due a salire alla ribalta delle cronache sono stati Michele Santoro e Carlo Freccero. Autocandidati rispettivamente come presidente e direttore generale dell'azienda, in un ticket provocatorio. Ma fino a un certo punto, perché Freccero ha tutti i numeri per e una posizione di vertice. Il suo curriculum è di assoluto rispetto.

L'iter per l'elezione dei nuovi consiglieri sta per incominciare. L'assemblea dei soci (Ministero del tesoro e SIAE) è convocata venerdì prossimo per l'approvazione del bilancio. L'adempimento segnerà formalmente la fine del mandato del vecchio consiglio. La Commissione parlamentare di indirizzo e vigilanza dovrà essere convocata dal presidente Sergio Zavoli per eleggere sette dei nove consiglieri previsti dalla legge Gasparri. Gli altri due spettano all'azionista di maggioranza: uno in rappresentanza dell'azionista stesso e uno indicato come presidente (l'indicazione deve essere approvata dalla Commissione con la maggioranza di due terzi).

Semplice? Niente affatto. Perché "televisione" in Italia significa "politica". Si ripete da anni che la politica deve "fare un passo indietro" nel controllo asfissiante dell'emittenza pubblica. Dovrebbe farlo soprattutto quella parte della politica che controlla anche quasi tutta l'emittenza privata. Ma ha già fatto sapere che l'assetto attuale non si tocca. Ed è prevedibile che frapponga ogni possibile intralcio al cambiamento dello status quo ante.

Ante nel vero senso della parola, cioè "prima" delle dimissioni del signore delle televisioni da capo del governo. Che controllava e controlla, grazie alla legge Gasparri, voluta da se medesimo, il CDA e la dirigenza di viale Mazzini, nominati da se medesimo. Eccetera eccetera.
Dall'altra parte, il principale partito dell'opposizione di ante ripete che non parteciperà alla nomina del nuovo CDA con le attuali regole.

Ma cambiare le regole, cioè la legge Gasparri, oggi è impossibile. Il partito del signore delle televisioni bloccherebbe qualsiasi tentativo. Qualcuno ipotizza che il Governo possa cambiare le regole, portando da nove a cinque il numero dei consiglieri. Non è chiaro come, perché i nove consiglieri sono previsti proprio dalla Gasparri.

Però il Governo può dare un segnale importante, come ha ricordato Michele Santoro nel candidarsi alla direzione generale: può nominare i due consiglieri che gli competono, al di fuori della lottizzazione politica. Può farlo, aggiungo, venerdì prossimo, nel momento in cui l'attuale CDA terminerà il suo mandato.
Se lo facesse, se indicasse subito due nomi di riconosciuta indipendenza e competenza, darebbe un segnale importante.

Il discorso di lunedì potrebbe essere stato un'anticipazione, una specie di enunciazione programmatica. La Rai, come ha detto Monti, è un ente dove non ci sono la logica della trasparenza e del merito. E l'indipendenza dalla politica - garbato understatement - non è garantita. Ora il Presidente del consiglio non deve fare altro che mettere in pratica le sue affermazioni, per la parte che gli compete.

La Commissione di vigilanza potrebbe seguire l'esempio, anche perché al suo interno è venuta meno la maggioranza del signore delle televisioni. Il Partito democratico non potrebbe più tirarsi indietro, in una situazione del tutto cambiata e aperta a una nuova fase: un consiglio di amministrazione composto da persone non dipendenti dai partiti e dove il signore delle televisioni non avrà la maggioranza.

Sarebbe il primo passo per rimettere in carreggiata il servizio pubblico pagato dai cittadini. Per una sostanziale riforma dovremo aspettare la prossima legislatura. Ma ora ci sono le condizioni per arrivare alle elezioni politiche con un'informazione pubblica meno squilibrata, anche se non indipendente dai partiti. Nel giro di pochi giorni sapremo se è un sogno.

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