"Dissolvere la Rai in nome della libertà di antenna" si
leggeva nel "Piano di rinascita democratica"
della loggia P2, scoperto nel lontano 1982. Ora pare ci
sia la P3 e il problema della libertà di antenna è
diverso da quello degli anni '70 e '80. Ma l'obiettivo
non è cambiato: "dissolvere la Rai" è ancora
un obiettivo all'ordine del giorno.
Annozero andrà in onda in autunno? E le quattro puntate della
formidabile coppia formata da Fabio Fazio e Roberto
Saviano che fine faranno? E Parla
con me sarà ridimensionato? Guarda caso, i
programmi in bilico nel palinsesto del prossimo autunno
sono quelli che non piacciono al padrone delle
televisioni e ai suoi corifei. Vale la pena di rileggere
quanto diceva il vice-ministro alle comunicazioni Paolo
Romani meno di due mesi fa: "Il TG3 fa danni per
mezz'ora, RaiNews24 per ventiquattro ore".
Opinioni personali, hanno detto tutti. Ma è normale che un
vice-ministro esprima giudizi di questo tipo sul
servizio pubblico? Sì, è normale, se il padrone della
emittenza privata è anche capo del governo e per di
più ministro delle attività produttive, cioè anche
ministro della televisione. In un interim che
dura da troppo tempo ed è la più clamorosa
manifestazione del conflitto di interessi, l'anomalia
dell'anomalia dell'anomalia...
Il vice-ministro dice anche che quando vuole essere informato "in
maniera ragionevolmente corretta" guarda il TG1.
Quel TG1 di Minzolini sulle cui qualità giornalistiche
persino il presidente della Rai Paolo Garimberti ha
espresso seri dubbi. E che io, come tanti, non guardo
più da un pezzo. All'ora canonica, per fortuna, c'è il
TG de La7, che incomincia a mostrare la grinta del suo
nuovo direttore Enrico Mentana. Durante la giornata
seguo proprio RaiNews. E' spesso accesa, muta, su un
piccolo televisore accanto al monitor del PC. I titoli
sulla banda rossa alla base dello schermo danno conto,
minuto per minuto, dei fatti più rilevanti. Ora leggo:
MINEO RESTA, RINVIATA LA NOMINA DEL NUOVO
DIRETTORE DI RAINEWS
Corradino Mineo. Quello che ha portato il canale all news del
servizio pubblico a competere con SkyTG24, con risorse e
mezzi molto più limitati, ma con un'informazione a 360
gradi, senza reticenze, impermeabile a veline e
"mattinali" che richiamano un regime non
troppo lontano nel tempo. Troppo bravo per restare al
suo posto, come Tiziana Ferrario, Massimo De Strobel, Piero Damosso e Paolo Di Gianannatonio,
epurati dal TG1. E Maria Luisa Busi, che da sola ha
preferito togliere la sua faccia da un notiziario che il
calo del pubblico segnala come sempre più scadente
(checché ne pensi il vice-ministro).
Del probabile siluramento di Mineo si parla da un mese. Da quando i consiglieri di amministrazione
della Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten hanno
diffuso una durissima nota sulla situazione dell'azienda:
"Se fosse vero che le innovazioni introdotte nei palinsesti di autunno, sui quali abbiamo votato no, non erano state comunicate ai comitati di redazione e non erano state neanche condivise con alcuni direttori di testata ci troveremmo di fronte ad una gestione della Rai dilettantesca e
irresponsabile. Di fronte ai continui attacchi esterni e agli incredibili, e probabilmente incostituzionali, emendamenti del ministro Calderoli alla Finanziaria,
che hanno come unico obiettivo la devastazione del servizio pubblico radiotelevisivo, servirebbe una maggiore responsabilità nel governo dell'azienda. Così come riteniamo destituite da qualsiasi fondamento le notizie su una nuova tornata di nomine per completare l'assalto alla diligenza ed annullare anche quel minimo tasso di pluralismo che siamo sino ad oggi riusciti a difendere".
Il riferimento agli emendamenti di Calderoli riguarda l'obbligo di
indicare, nei titoli di coda di ogni programma, i
compensi dei conduttori e di quanti altri hanno
partecipato alla sua messa in onda. Un sistema che, a
parte le implicazioni negative sul piano commerciale,
avrà come effetto la disaffezione di molti spettatori,
per i quali sarà difficile comprendere le ragioni di
certe cifre da capogiro. Che in molti casi sono
giustificate da quanto un programma rende all'azienda in
termini di audience e di entrate dalla
pubblicità.
Se l'obiettivo della P2 di dissolvere la Rai era un passaggio
strumentale in vista di un sovvertimento politico, ora
c'è di più: ogni euro di pubblicità perso
dall'emittenza pubblica è un euro in più per
l'emittenza privata. Che è in gran parte di proprietà
del capo del governo...
In tutto questo c'è un'altra anomalia nell'anomalia: il consiglio di
amministrazione dell'azienda e i più alti dirigenti -
passando per il direttore generale, che ora è arrivato
direttamente da Palazzo Chigi - sono espressione della
maggioranza politica. Dunque dovrebbero decadere nel
momento in cui la maggioranza cambia. Ma la legge non lo
prevede. Allora le dimissioni dovrebbero essere un ovvio
gesto di coerenza. Invece non è mai accaduto,
con la conseguenza che abbiamo visto nella passata
legislatura: un governo di centrosinistra e un CDA
dell'emittenza pubblica nominato dal centrodestra.
Adesso sulla striscia rossa di RaiNews c'è una notizia freschissima:
COSENTINO SI E' DIMESSO DA SOTTOSEGRETARIO
ALL'ECONOMIA
Calcinacci che cadono e avvertono che tutta la casa è sul punto di
crollare.
(Questo articolo aggiorna l'ultimo capitolo de L'anomalia)
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