Secondo il signore delle televisioni nonché capo del
Governo, la "colpa" della batosta subita con
le elezioni amministrative sarebbe di Annozero.
Michele Santoro gli ha risposto che una trasmissione
settimanale non può essere più efficace di un intero
contesto di informazione in gran parte allineato
diversamente. E
ha ragione, almeno a prima vista.
Però la questione è molto interessante, perché
riguarda l'opinione più diffusa sul potere della
televisione e sulla sua capacità di influenzare le
scelte politiche di una larga percentuale dei
cittadini-elettori.
Che l'informazione politica in Italia sia
"sbilanciata" dalla parte della maggioranza di
governo è una constatazione che deriva semplicemente
dai numeri.
Non ho a portata di mano dati aggiornati. Ma chiunque
può fare a spanne la somma delle ore di esposizione
settimanale dei telespettatori al TG1 (con il supporto a
seguire di Giuliano Ferrara), al TG2, al TG5, al TG4 e a
Studio aperto. E confrontarla con le due ore di Annozero.
Anche se aggiungiamo Ballarò, Che tempo che
fa e Parla con me (le trasmissioni da sempre
nel mirino del succitato signore), la differenza resta
molto ampia.
Si deve anche considerare che nei telegiornali
l'informazione è a senso unico, senza quel
"contraddittorio" che viene invocato (spesso a
sproposito) per altri contenuti televisivi. Nei
telegiornali ogni opinione tende a presentarsi come un
fatto, ogni notizia come verità. Invece nei programmi
di approfondimento, come Annozero, sono sempre in
campo due opposte fazioni. In questo modo è più facile
che lo spettatore sia indotto a riflettere sui fatti che
gli vengono proposti e che raggiunga un convincimento
più maturo e forte di quello che può derivare da
notizie subite passivamente.
Ma questo non basta a spiegare come mai nell'ultima
campagna elettorale la potenza del fuoco berlusconiano
non abbia sortito il solito effetto. Gli elettori hanno
votato di testa loro. Le spiegazioni sul piano politico
sono tante e non ci interessano in questa sede. Il
problema è capire se il potere della televisione sia
finito o se fino a oggi abbiamo sbagliato qualcosa nel
valutarlo. La questione non è di poco conto, perché
coinvolge il modo di fare la televisione e le sue
regole.
Regole che oggi si chiamano soprattutto par
condicio e che sono alla base dei continui quanto
inutili interventi dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni. Essa rileva quasi sempre
"sbilanciamenti" a favore del Governo
nell'informazione televisiva, raccomanda e poi commina
sanzioni, risibili di fronte agli interessi in gioco
(vedi anche
Invasione di campo. E l'arbitro chiede spiegazioni).
Probabilmente il "fallimento comunicativo"
delle scorse settimane ha due ragioni. Una è
contingente: se la comunicazione non incontra una
disposizione favorevole da parte del pubblico,
l'insistenza ne peggiora gli effetti.
La seconda ragione è strutturale: il contesto
dell'informazione sta cambiando. Anche se la televisione
mantiene un forte potere di persuasione (se non altro
perché è sempre il mezzo più seguito), altre fonti
entrano in campo. Parlo naturalmente del Web e dei suoi
diversi "canali", dai giornali online ai blog,
ai social network.
Canali che sono seguiti soprattutto dai ragazzi, abbastanza
impermeabili alle suggestioni della televisione. Ma
questi ragazzi crescono e diventano elettori!
Altri li stanno seguendo. Sono persone che non hanno
avuto la televisione come balia, ma l'internet come
punto di contatto col mondo. Questo significa che il
potere della televisione, come l'abbiamo vissuto fino a
oggi, sta diminuendo. O almeno sta cambiando, a mano a
mano che le nuove generazioni si affacciano alla vita
politica.
Non mi sembra che questo sia un male. Anzi. La
crescita delle fonti di informazione e di conoscenza è
comunque un fatto positivo.
Ma c'è un altro aspetto da considerare: anche
all'interno dello stesso sistema televisivo sono in
corso cambiamenti significativi. Nel duopolio
Rai-Mediaset si sta inserendo un terzo, forte
protagonista. E' La7, con il TG di Enrico Mentana e con
programmi di approfondimento che ne seguono il
principio: dare le notizie e aiutare a capirle.
D'accordo, gli ascolti de La7 sono poca cosa di fronte a
quelli complessivi del duopolio. Ma vi dice niente
il fatto che il numero di persone che ha seguito Mentana
nelle trasmissioni sui risultati delle elezioni
amministrative sia stato di poco inferiore a quello che
si è sintonizzato sugli studi della testata
"ammiraglia" del servizio pubblico, al comando
di Minzolini?
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