Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Polemiche di primavera, aspettando il nuovo direttore generale

Rai, servizio pubblico? Tre notizie per una domanda 

Masi se ne va, ma non rinuncia a parlar male di Santoro. Il problema politico della scelta del nuovo DG. Simona Ventura contro l'azienda, il presidente contro Simona Ventura. Quando si potrà ritornare a parlare di "servizio pubblico"?

02.05.11

Leggiamo tre notizie dell'ultima settimana sul servizio pubblico radiotelevisivo e mettiamole insieme. Potrebbe uscirne qualcosa di interessante.

Prima notizia. Mauro Masi ha sgomberato la poltrona di direttore generale della Rai e si aspetta il successore. Leggiamo che il presidente Garimberti vorrebbe fare presto, mentre la Lega frena perché spera di vincere a mani basse le elezioni amministrative che si terranno tra due settimane e poi di imporre il "suo" Antonio Marano. Ma il nome più gettonato è quello di Lorenza Lei, che ha una qualità indiscutibile: conosce bene la macchina del servizio pubblico radiotelevisivo, al contrario del da poco ex-dg. Per di più, leggiamo ancora, è di area cattolica e sostenuta con forza dalle gerarchie del Vaticano.

Seconda notizia, che non è arrivata sulle le prime pagine dei giornali, ma impazza sui siti di gossip e affini. Antefatto: l'edizione di quest'anno de L'isola dei famosi ha registrato ascolti deludenti. La conduttrice Simona Ventura ha accusato la Rai dello scarso successo: "Una parte dell'azienda sicuramente non ama L'isola dei famosi. Ci sono forze che remano contro i reality. Finché la Rai ha due anime, una commerciale e una di servizio pubblico, queste due anime devono coesistere".

Le ha risposto direttamente, a giro di talk-show, il presidente Paolo Garimberti. "Quando sono diventato presidente della Rai ho detto che a me non piacciono i reality e non ho cambiato idea in questi due anni di presidenza. Riconosco realisticamente che in una tv pubblica che però è anche commerciale (e lo deve essere perché le risorse del canone non sono sufficienti per far fronte ai nostri stessi impegni di servizio pubblico) i reality hanno un loro perché. Io, ripeto, personalmente non li farei, se avessi un canone adeguato per fare solo il servizio pubblico. Realisticamente li accetto".

Metto insieme le due notizie, quella della possibile direzione generale affidata a una persona gradita Oltretevere e quella del presidente che vorrebbe fare a meno dei reality. Il risultato è una Rai d'altri tempi, quella firmata da persone come Ettore Bernabei ed Emilio Rossi. Una Rai "cattolica osservante" e bacchettona (che però Indro Montanelli tacciava di comunismo!). Ma quella che faceva "servizio pubblico", quella in cui la fiction (allora non si chiamava così) era fatta con sceneggiati di grande valore culturale, quella in cui i giornalisti erano selezionati e formati con grande attenzione e parlavano un italiano perfetto. Quella in cui i presentatori entravano nelle case degli italiani con discrezione, senza urlare dall'inizio alla fine.

Non ho nostalgia di quella televisione, se non per il livello di molti contenuti e per la funzione educativa che ha svolto, soprattutto insegnando l'italiano agli italiani. Ma si potrebbe - si dovrebbe - ritornare a quella "missione di servizio pubblico" che la sciagurata concorrenza con la TV privata ha mortificato in nome della logica commerciale. Ma non ci sono due Rai, una per il servizio pubblico e una per incassare, perché anche il servizio pubblico deve fare i conti con le entrate della pubblicità.
Questo è il problema più grave, a parte le sudditanze politiche.

Ora consideriamo la terza notizia. Mauro Masi, lasciata la Rai, non dimentica il suo "peggior nemico" Michele Santoro. Forse gli è rimasto sullo stomaco perché non è riuscito a farlo fuori. Dice di lui l'ex-dg: "Pensa solo ai soldi".
Non so quale sia il pensiero che più spesso occupa la mente di Michele Santoro. Ma so che è uno dei pochi giornalisti della televisione italiana che sa scavare nei fatti e coglierne aspetti che altri non vedono, per superficialità o per convenienza. E che la sua trasmissione, con buona pace dell'ex-dg, resta uno dei punti forti dell'azienda, anche per gli incassi della pubblicità.

Ma allora Annozero che cos'è? La Rai servizio pubblico o la Rai commerciale? O tutte e due, o né l'una né l'altra? Questa è la domanda che dobbiamo farci per disegnare il futuro di quella che resta - forse ancora solo per qualche anno - la più importante fonte di conoscenza per la collettività.

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