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Matera, la pietra e la luce - 27 marzo 2016 |
24 ottobre 2018 |
Grotte abitate da millenni da una gente poverissima, in
condizioni di degrado inaccettabili. Ne aveva parlato per primo
Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli. E allora –
negli anni '50 del secolo scorso – erano arrivati antropologi,
architetti, fotografi...
Oggi Matera è un'altra città. Non è quella che avevo visto
quarant'anni fa nelle fotografie del grande Franco Pinna, che
aveva documentato quei luoghi con l'antropologo Ernesto De
Martino. Già negli anni '70 gli abitanti erano stati trasferiti
dalle grotte dei Sassi in moderni quartieri ed era iniziata la "riqualificazione" che ha portato Matera nell'elenco
dei siti "Patrimonio dell'umanità" dell'UNESCO. E
ora, per il 2019, "Capitale europea della cultura".
(continua
sotto)
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Matera oggi è un luogo di incredibile suggestione. I restauri hanno cancellato il degrado e
valorizzato il paesaggio, evitando qualsiasi contaminazione con la
modernità. All'osservatore attento non sfugge che quelli
di oggi non sono i luoghi poveri e aspri che avevano fatto da sfondo
al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e ad altri
film. È uno scenario costruito per essere visto e vissuto oggi.
Ed è di una bellezza incredibile.
È una città di pietra e di luce. La pietra si chiama
"calcarenite". Ha un colore caldo e chiaro che riflette la
luce forte del Sud con una dolcezza sconosciuta altrove.
Una luce che chiama il fotografo. Ogni inquadratura è un'emozione.
Questo è quello che ho visto, questo è quello che ho
fotografato. (continua sotto)
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Non ho ripreso gli
interni delle antiche abitazioni, ricostruiti per i turisti.
Asettici, falsi, per chi ha ancora negli occhi le immagini tremende
di Franco Pinna, amico scomparso troppo presto, e di altri che hanno
consegnato alla memoria una civiltà sopravvissuta
alla storia per un tempo da misurare in millenni, più che in secoli. |
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