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Preta, 2018. Non è colpa del terremoto |
15 luglio 2018 |
Sono ritornato a Preta – a un passo da Amatrice – dopo quarantasei anni.
Nella memoria il borgo che avevo
fotografato nel 1972. L'immagine qui accanto riassume quello che
vedo adesso: le macerie del terremoto del 2016, con i
cafoneschi infissi in alluminio anodizzato oro che firmano le
"ristrutturazioni" in provincia.
Ma il paesino che avevo fotografato nel 1972 non
"esisteva" più, già prima del
terremoto.
Le statistiche
spiegano perché: 401 residenti nel 1855, 601 nel 1921, solo 22 nel
2016, prima del sisma. Le stesse statistiche indicavano come "utilizzati" 136 edifici su
140. Troppi, per ventidue residenti, ma
in agosto la popolazione arrivava a 700 persone. (continua sotto) |
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Questo significa che le
antiche case erano diventate "seconde case". Una buona
soluzione, in teoria, per salvare un luogo e la sua memoria.
Ebbene, nelle immagini riprese nel 2011 da Street View di Google Maps non c'è più nulla dell'atmosfera dell'antico
borgo. E' un luogo qualsiasi, un paese come tanti, non troppo lontani
da una grande città.
Le foto del 1972 avrei potuto farle anche dieci, venti o forse
cento anni prima.
Invece oggi potrei scattare immagini uguali in centinaia di paesi
come Preta, tutti sfregiati dagli intonaci che hanno coperto
inutilmente le pietre, con colori assurdi. Colori che non hanno nessuna ragione di essere, se non
nel gusto di chi non conosce e non rispetta la storia, l'anima di un
paese come si è formata nei secoli. (continua sotto) |
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Questa
inconsulta "modernizzazione" sembra che
peggiori con la ricostruzione post-terremoto – sono
passati quasi due anni – che invece poteva essere
l'occasione per riparare i danni provocati
dall'insipienza degli abitanti-non-abitanti di oggi e
degli amministratori pubblici che hanno consentito lo scempio. |
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Qualcuno, confrontando le foto di oggi con
quelle di quasi mezzo
secolo fa, dirà che non si può paragonare il fascino delle vecchie
foto in bianco e nero con la normalità delle immagini a colori di
oggi.
E allora ecco, qui sotto, il colore di oggi che sparisce per magia
digitale. Il confronto diretto mostra che non è una questione di
bianco e nero o colori, ma della cecità di chi non sa vedere il
contesto in cui inserisce una costruzione nuova o restaurata.
Il fatto è che, qualche volta, i colori si vedono anche nelle fotografie in
bianco e nero. |
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