|
|
(Questa pagina)
Tra il 2011 e il 2013 sono stato tre volte negli studi della
Rai, durante l'allestimento dello studio per la puntata serale
di "Che tempo che fa".
La prima volta dovevo realizzare, per la rivista Digital
Video, un servizio su un'innovazione molto interessante per quel
tempo (tecnicamente già lontano, nonostante i pochi anni
trascorsi da allora): la scenografia costruita quasi per intero
con la combinazione di sfondi proiettati e pareti di LED (Digital
Video N. 131, marzo 2011).Pagina 2
La seconda volta c'era un concerto della West-Eastern Divan Orchestra,
diretta da Daniel Barenboim e la novità tecnologica era l'Eigenmike
Microphone Array, un microfono con trentadue capsule,
programmabili una per una su una matrice che permette
qualsiasi cambiamento sia in tempo reale sia in post-produzione.
Importante anche perché l'invenzione è tutta italiana, opera
del Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della Rai di
Torino e della Advanced Industrial Design in Acoustic (AIDA),
società spin-off dell'Università di Parma (Digital Video N.
135, luglio-agosto 2011).
Pagina 3
I primi due servizi erano stati realizzati nello storico Studio
3 della sede Rai milanese, in Corso Sempione. Nel 2013 la
trasmissione si era trasferita negli studi di via Mecenate e
l'allora direttore di produzione Enzo D'Urbano mi aveva invitato
a vedere le nuove soluzioni della scenografia. Non lavoravo più
per Digital Video, ormai agonizzante, ma sono andato lo
stesso, per curiosità e per mantenermi aggiornato. Bene, questa
volta erano veramente "effetti speciali". Che poi sono
diventati "normali", come si è visto nel Festival di Sanremo del 2018.
|