Non
è un "panorama mozzafiato".
È un paesaggio qualunque, ferito da costruzioni recenti che
offendono l'ambiente. Con vecchi edifici imbellettati con
incongruenti intonaci bianchi. Perfetti per il sole africano o
per i lindi contesti delle Alpi, ma del tutto estranei ai
colori di un paesaggio come quello a Nord di Roma, che ha già
i toni della Tuscia. Orinatoi a parte.
Ma per un fotografo...
Per un fotografo è solo una questione di luce e di scelta
dell'inquadratura.
Il primo Sole batte sulle mura antiche del convento. Brillano i vetri delle
finestre. La luce rossa inonda la valle, esalta il colore bruno degli alberi
colpiti dagli incendi. Che di rado mancano l'appuntamento con
l'estate.
Questo è il panorama che mi dà il buongiorno quando mi sveglio più presto
del solito. E che qualche volta mi consiglia di prendere la macchina fotografica prima ancora
dello spazzolino da denti.
Il
teleobiettivo è impietoso e scruta nei dettagli. Dettagli che
cambiano al mutare della luce. Come se la realtà fosse
diversa alle diverse ore del giorno.
ANTIMVS URSINVS... Se mi
affaccio alle finestre sul retro è tutta un'altra storia: il
medioevo è appena trascorso. Ma la modernità ha prodotto
falsi merli ghibellini. Sproporzionati, un pugno nell'occhio.
Che strano colore ha il cielo, stasera.
Minaccia tempesta.
Devo combattere con il bilanciamento automatico del bianco per
rendere il tono cupo di queste nuvole.
Tutta un'altra luce nel mattino
nebbioso che segue la notte di tempesta. La coppia di orinatoi
ne porta il segno.