La
notizia non è ormai più tale. Un gruppo di
ricercatori del CERN di Ginevra in collaborazione con
colleghi del laboratorio dell’INFN nel Gran Sasso ha
misurato la velocità di fasci di neutrini “sparati”
da Ginevra all’Abruzzo ed il risultato sorprendente
è stato che la velocità della luce non sembra più
quel limite invalicabile affermato dalla fisica
attuale. La verifica dei dati sperimentali appartiene
alla comunità scientifica, che darà il suo responso
a tempo debito.
Gli stessi ricercatori autori dell’esperimento
hanno comunicato l’esito del loro lavoro solo dopo
innumerevoli verifiche, secondo i protocolli in uso;
quindi, grande cautela da parte loro e onestà
intellettuale: i risultati sono a disposizione della
comunità, perché li verifichi o li falsifichi (in
senso logico, ovviamente).
Peccato, però, che la solita smania di parlare
troppo in fretta abbia esposto il titolare di un
ministero a una figura non proprio adeguata all’istituzione.
E’ più che nota la gaffe ministeriale: nel
comunicato stampa, oltre ai doverosi complimenti agli
scienziati (dispiace, ci si permetta, il ben poco
elegante riferimento al vil danaro, che suona
piuttosto come excusatio non petita), si fa
riferimento al contributo economico italiano “alla
costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del
Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto
l'esperimento”.
Il tunnel, tutti lo sanno, non esiste. Non sarebbe
comunque inutile spiegare che: a) si tratterebbe di un
tunnel di oltre 700 km; b) dovrebbe essere
rigorosamente rettilineo, perché, essendo il neutrino
privo di carica, il suo percorso non potrebbe essere
deviato da campi magnetici, come avviene negli
acceleratori; c) avuto riguardo ai costi dell’alta
velocità ferroviaria tra Bologna e Firenze, 45
milioni di euro per un’opera del genere forse
sarebbero bastati per l’accantieramento. Ma non
divaghiamo.
La rete ha reagito da par suo, con battute di
pessimo gusto a veri e propri colpi di genio. E’ il
bello della rete, bellezza, viene proprio da dire.
Ciò che stupisce, invece, è la reazione stizzita del
Ministero, secondo il quale la polemica sarebbe
montata ad arte e priva di senso, in quanto sarebbe
ovvio che il tunnel al quale si è fatto riferimento
è quello della macchina presso il CERN nella quale
avviene la reazione dalla quale hanno origine i
neutrini che poco più di 2 millisecondi dopo sono
già al Gran Sasso.
Questa ovvietà, caro signor Ministro, non è per
nulla tale, e se equivoco vi è stato, è dipeso dalla
assoluta imprecisione linguistica del comunicato,
ancor più grave visto che si tratta del Ministero
dell’istruzione!
La frase contenuta nel comunicato è di una
chiarezza esemplare: si legge appunto della
costruzione di un tunnel tra il Cern ed i laboratori
del Gran Sasso, attraverso il quale si sarebbe svolto
l’esperimento. Poiché i romani affermavano, e a
ragione, che in claris non fit interpretatio,
la precisazione ministeriale è l’ulteriore
dimostrazione che il silenzio è d’oro.
Tuttavia, a ben vedere, la superficialità linguistica
del comunicato non si ferma a questo.
Nel paragrafo precedente al tunnel si afferma, anzi si
proclama: “Il superamento della velocità della luce
è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di
tutto il mondo.”.
Citando un suo ex collega, non ci sto, signor
Ministro. La frase è inaccettabile, perché sottende
non solo superficialità, ma una impostazione di
comunicazione che è irriverente per la scienza.
L’esperimento in questione non faceva parte di
una gara mondiale a chi “sparasse” il neutrino
più veloce, quasi si trattasse di stabilire il record
del treno o dell’aereo più rapido. I bravissimi
scienziati che lavorano tra Ginevra e il Gran Sasso
non miravano a raggiungere una velocità superiore a
quella della luce, ma hanno osservato che i
neutrini si sono mossi più velocemente di quella che,
nella fisica relativistica, è considerato un limite
invalicabile.
In altre parole, non è stata superata la velocità
della luce, ma è stato scoperto che può
essere superata (sempre che i risultati siano
confermati e convalidati). L’utilizzo enfatico di
termini più adatti a descrivere un fenomeno
competitivo che una scoperta scientifica
tradisce uno stile lontano… anni luce dal rigore e
dalla prudenza della scienza sperimentale.
Ecco, signor Ministro, perché la polemica sul
tunnel non è strumentale; essa nasce dall’uso
approssimativo dei vocaboli, pur se la grammatica e la
sintassi non hanno riportato danni, secondo uno schema
retorico da pagine sportive. Se il tunnel di cui si voleva
parlare era la macchina a Ginevra, perché non lo si
è detto esplicitamente?
Purtroppo, è l’approssimazione di tipo peggiore,
perché implica un’approssimata contezza dei
concetti espressi con le parole. Sempre quei famosi
romani affermavano altresì che rem tene, verba
sequentur.
In questo caso, invece, sono le parole che cercano di
correre dietro ai concetti.
E non è bello.
(Vedi anche Superficialità
e cialtroneria) |