Lo avevano battezzato
Dicke Bertha, Grossa Berta. Era un pezzo
d'artiglieria di terribile potenza, costruito dalla
tedesca Krupp alla vigilia della prima guerra mondiale.
Poteva forare un muro di cemento armato spesso tre
metri. Ma che c'entra la Grossa Berta con l'informazione
di oggi in Italia, argomento consueto di questa pagine? C'entra
perché la Grossa Berta è ritornata in prima
linea nello schieramento di artiglieria mediatica del
signore delle televisioni e di tutto il resto. Ed è il
segno evidente di una strategia da attacco finale.
Strategia che
si dice, ed è verosimile, studiata a tavolino da una
"struttura Delta" agli ordini del Capo. Da qui
la metafora militare con la quale è facile descrivere
la situazione.
La Grossa Berta - al secolo il giornalista Giuliano
Ferrara - è un obice di devastante potenza. E non per
la stazza, ma per l'impressionante abilità di
comunicatore.
Guardate il suo intervento al TG1 del 10 febbraio
scorso: è formidabile. La sua oratoria, travolgente e
chiarissima, altera la realtà dei fatti, fa passare per
vere notizie che non lo sono, convince della sua fede
nella causa che difende. Usa espressioni ad effetto che
non significano nulla, ma si imprimono come rivelazioni
nella memoria di uno spettatore poco attento. Supera addirittura il suo capo
nel far passare per verità qualsiasi invenzione.
Certe armi da fuoco sono devastanti non solo per
l'effetto distruttivo sui bersagli, ma anche per il
rumore assordante che producono, tale da causare un
forte disorientamento a chi si trovi anche a notevole
distanza.
Però il botto della Grossa Berta non copre i colpi degli altri pezzi di artiglieria della stessa
parte, si chiamino Libero, il Giornale o
TG1. E chi si espone passivamente a tutto questo baccano
può ritrovarsi in stato confusionale.
E può fare affermazioni come quella che abbiamo
sentito urlare l'11 febbraio da una signora che
manifestava contro la magistratura davanti al tribunale
di Milano: "...la signora Boccassini che baciava un
minorenne...".
E' un magnifico esempio di corto circuito da stordimento mediatico. Da una parte l'accusa
di rapporti con una minorenne, levata contro il
Presidente del consiglio. Dall'altra la notizia recente di un
fatto vecchio di trent'anni, su un "atteggiamento
amoroso" del PM Boccassini con un giornalista di
sinistra. Dove il capo d'imputazione (giornalistico)
è l'appartenenza politica del partner, non l'atteggiamento amoroso.
Non siamo mica moralisti!
Ma nella memoria di chi non ha digerito bene il polpettone mediatico
le due notizie si mescolano: il giornalista
diventa minorenne. Formidabile dimostrazione di quanto
il cannoneggiamento a tappeto, protratto per anni e con
colpi di inaudita potenza, possa confondere
le idee di chi non ha mezzi di difesa adeguati.
Questa è la prima linea. Intanto nelle retrovie
parlamentari si prepara una mina, un'arma letale contro
quel po' di informazione pubblica che non si adegua alle
strategie della struttura Delta: un nuovo testo-bavaglio per la Rai,
nella forma di un
"atto di indirizzo" presentato in Commissione
di vigilanza dal senatore Alessio Butti del PDL.
Un atto
di indirizzo non è di per sé vincolante, ma
costituisce una solida base per gli interventi
repressivi della direzione generale. Il testo di Butti presenta
brutalità censorie più raffinate e devastanti delle
"veline" del Duce. Qui
alcuni passaggi, perché il testo integrale non è
reperibile neanche sul sito della Commissione
di vigilanza, che ha già incominciato a discuterlo
e dovrebbe approvarlo a tambur battente.
A tratti si ha la sensazione che si tratti di uno
scherzo, un pesce d'aprile in anticipo. Un solo esempio:
si vieta ai programmi di approfondimento di occuparsi,
per almeno otto giorni, di argomenti già trattati una volta da
un altro programma. Come dire che, se Porta a Porta
il lunedì parla di un "caso Ruby", non possono
farlo né Ballarò il martedi né Annozero
il giovedì e neanche, di nuovo, Ballarò della
settimana dopo.
L'opposizione spara in aria con i suoi fucili di latta. Ma è
molto probabile che il testo sia approvato, con qualche
alleggerimento per dimostrare che la maggioranza è
sensibile alle ragioni degli altri. Un nuovo bavaglio,
una nuova censura, un altro passo indietro nelle regole
della democrazia.
Però, a leggere bene tra gli stralci pubblicati online si
trova un'osservazione giusta, forse un altro lapsus: la Rai "relega
in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori
e le proposte della maggioranza degli italiani".
Già...
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