"Divampa Internet, ciascuno può farsi la
sia web page prendendo, rielaborando, scaricando notizie che tramite la Rete
raggiungono in un attimo ogni angolo dei pianeta, e noi giornalisti...?
Sembriamo pugili suonati". Così Lorenzo Del Boca, capo del sindacato dei
giornalisti, nell'intervista pubblicata dal Messaggero una settimana fa.
Le affermazioni di Del Boca fanno salire il tono della polemica. Giorgio Bocca
sentenzia: "La riduzione del giornalismo a Internet significa la morte del
giornalismo" e Mario Petrina, presidente dell'Ordine, insiste: "La
partita si gioca sulla qualità e sull'informazione certificata, perché
proposta da operatori qualificati, i giornalisti appunto".
Tre sentenze che si aggiungono a quelle di Scalfari, Tucci, Celli, Garimberti e altri, pronunciate nelle scorse settimane,
ma non possono a risolvere quello che sembra il problema: il rapporto tra
l'informazione "professionale" della carta stampata e della TV e
l'informazione libera dell'internet (vedi Dov'è
l'informazione "frettolosa e semplificatoria"? e Richiamare
"all'Ordine" la libera informazione?).
Non possono risolverlo perché non mirano al bersaglio giusto, perché non
partono dalla conoscenza diretta di quello che ritengono il "nemico".
Con una specie di "comma 22" si potrebbe dire che i detrattori della
Rete (Scalfari, Bocca, Ottone e via elencando) non usano l'internet perché non
la conoscono, non la conoscono perché non la usano.
Anche Del Boca, tra diverse considerazioni azzeccate, incorre in un errore di
prospettiva: l'informazione sull'internet non è quella di chi si fa "la
sua web page" pescando notizie qua e là. C'è sull'internet
un'informazione "professionale" di notevole spessore, che impegna
risorse non indifferenti e che, con buona pace di Scalfari, è spesso molto più
meditata e articolata di quella offerta dalla carta, per non parlare della TV.
Sono molti, e da molto tempo, i giornalisti che
riconoscono i difetti dell'informazione "professionale" (da ultimo
Giovanni Valentini nel libretto Media
Village). Ora qualcuno, con la peregrina ipotesi di un "bollino di
qualità", propone di estendere all'informazione telematica gli aspetti
negativi di quella tradizionale. E invece si dovrebbe fare il contrario, come
forse involontariamente suggerisce Del Boca nell'intervista al Messaggero:
l'obiettivo da raggiungere è l'innesto nella carta stampata degli schemi
dell'internet.
Non è semplice, perché significa rompere abitudini, scuotere posizioni
consolidate, apprendere nuove tecniche. Ma solo così si può recuperare il
senso del giornalismo serio, quello che insegue la notizia, controlla
puntigliosamente le fonti, rinuncia ai facili sensazionalismi e offre al lettore
un'informazione corretta, completa, documentata.
E' necessario cambiare prospettiva e rendersi
conto che nella società dell'informazione non esiste un confine tra
l'informazione tradizionale e quella telematica. C'è un solo universo
informativo, nel quale giornali, televisione e internet - e non dimentichiamo la
radio - svolgono ruoli diversi, ma strettamente connessi e complementari.
Le tecnologie non sono qualcosa che si aggiunge al lavoro tradizionale di
informare. La piattaforma del nuovo contratto di lavoro dei giornalisti parte
ancora dal presupposto che i computer, la Rete e i processi innovativi debbano
essere oggetto di una contrattazione "speciale". E' un errore, perché
ormai l'informazione è nella Rete e i giornali sono una parte della Rete, anche
nella versione su carta, piaccia o non piaccia ai nostalgici della Lettera 22.
Ci sono due aspetti della nuova informazione che
condannano a morte il vecchio modo di fare i giornali: l'ipertesto e
l'interattività, prima ancora della temuta libertà di informare al di fuori
dei canali istituzionalizzati. Solo quando i giornali diventeranno nodi
dell'ipertesto e quindi sfrutteranno - indirettamente - l'interattività
della Rete, troveranno le ragioni per esistere e quindi un pubblico disposto ad
acquistarli più grande di quello di oggi.
Ma sembra che nessuno voglia capirlo. Se andiamo a vedere le testate on line
elencate nella pagina dell'informazione dei siti
di InterLex, vediamo che quasi tutte si limitano a proporre la versione
telematica del giornale di carta. Solo la Repubblica e Il Sole 24 ore
offrono una visione ipertestuale dell'informazione e solo il secondo completa
via internet l'informazione del quotidiano. Nessuno sfrutta la formidabile
opportunità dell'archivio ordinato per argomenti invece che per data di
pubblicazione, nessuno inserisce nell'articolo di oggi il link all'informazione
di ieri, per rendere la notizia più completa e comprensibile (con qualche
eccezione nella Repubblica).
E' naturale, in questa situazione, che i
giornalisti facciano la figura di pugili suonati, come dice del Boca, o che si
sentano in punto di morte, come teme Bocca. Ma la rinascita del giornalismo non
può partire né dai risibili tentativi di controllo da parte delle
corporazioni, né dal luddismo delle grandi firme: occorre mettere la mano sul
mouse e fare clic sulla voce "società dell'informazione".
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