Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Non solo economia. Un promemoria per la prossima legislatura

Elezioni 2013: quale "agenda" per l'informazione?

Il signore delle televisioni imperversa su tutti i canali e il "Professore" gli fa concorrenza a tutto campo. Ma la vera novità è l'uso intensivo dei social network, che alimentano la TV. E' urgente ridisegnare tutto il quadro normativo.

07.01.2013

Agenda Monti: un tormentone politico-mediatico, da mesi una specie di prequel della campagna elettorale ora in pieno svolgimento. E' un documento che vorrebbe "Cambiare l'Italia, riformare l'Europa" (e scusate se è poco), ma non c'è il minimo accenno a uno dei problemi-chiave dell'Italia di oggi: l'informazione.

Però il professor Monti l'informazione la sa usare molto bene. Perché non solo fa concorrenza al signore delle televisioni, saltando senza sosta da un canale all'altro, ma si serve con competenza dell'internet. Sia con siti web molto efficaci, sia "cinguettando" a tutto spiano via Twitter (l'immagine del Professore che cinguetta è alquanto improbabile, ma tant'è).

Anche i concorrenti sono attivi sui social network, tanto che si può dire che oggi siano questi il medium più importante del dibattito politico. Botte (spesso da orbi) e risposte non passano più per i microfoni più o meno servili dei telegiornali, ma per gli smozzicati messaggini della Rete.

Però questo non vuol dire che il grande pubblico venga a conoscenza dei contenuti attraverso la Rete. E' ancora la televisione il mezzo di informazione per eccellenza. Basta dare un'occhiata ai numeri: centinaia di migliaia - nei casi più importanti - i "seguaci" on line, milioni di telespettatori per i telegiornali. Nei quali l'informazione politica (e non solo) è ormai in larga parte costruita sui contenuti della Rete.

La TV è quindi diventata l'amplificatore dell'internet. E' la crossmedialità, bellezza! Cioè la forma che ha assunto quella "convergenza dei media" che si preannunciava già vent'anni fa. Nella quale però la televisione, in parte "incrociata" con l'internet, continua a fare la parte del leone, vista l'ancora altissima percentuale di pubblico per il quale resta il principale strumento di informazione.

Ma dire televisione, in Italia, significa ancora dire "anomalia". Perché il Cavaliere ha sempre la potenza di fuoco delle sue reti (almeno quattro, perché nel conto si deve mettere anche Tgcom24), alle quali si aggiunge l'influenza che ha ancora sulla Rai, controllata tuttora in buona parte da uomini nominati da lui.

Ma sembra che per il Professore tutto questo sia irrilevante. Date queste premesse, viene naturale chiedersi quali siano i programmi del principale partito della ex-opposizione per la prossima legislatura, in materia di informazione. La ricerca sul sito del PD non porta ad alcun risultato. Il documento più recente è un articolo del segretario Pierluigi Bersani, che risale al 31 gennaio 2012. Duemiladodici, avete letto bene.

Dunque per conoscere qualche opinione "di sinistra" non ci resta che leggere l'articolo di Carlo Rognoni, pubblicato sull'Unità del 31 dicembre scorso, Nuovi legami con le TV locali per la Rai che deve reinventarsi. Nel quale si ipotizza uno scenario che ricorda il progetto originario di Rai 3 (una rete legata al territorio), ora rivisto in funzione dell'emittenza locale.

L'intervento di Rognoni tocca opportunamente altri due punti critici della questione televisiva: il primo è la separazione tra la fornitura dei contenuti e l'esercizio delle Reti, il secondo è il finanziamento del servizio pubblico con la riforma del canone.

Non è poco, ma non è un programma per la legislatura, non è un impegno politico. Insomma non è la pagina di una "agenda" che dovrebbe essere piena di appuntamenti per una seria riforma dell'informazione. Fra i quali si dovrebbe mettere prima di tutto, la "rottamazione" della legge Gasparri. Da smaltire al più presto come rifiuto inquinante della democrazia. Se non si parte da qui, non si va da nessuna parte.

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