Perché il digitale terrestre? Con la seconda conferenza sulla
televisione digitale terrestre,
che si è svolta a Napoli il 14 e 15 luglio scorsi, è
stato delineato un quadro finalmente attendibile dello sviluppo
di questo nuovo medium (DTT, Digital
Terrestrial Television). Un settore che potrebbe rivelarsi fondamentale per
la crescita della società dell'informazione nel
nostro Paese.
Questo è il primo di una serie di articoli che
cercheranno di chiarire che cosa è e che cosa
possiamo aspettarci dalla televisione digitale
terrestre, nel quadro più ampio delle nuove tecnologie
della comunicazione e dell'informazione.
Come vedremo meglio più avanti, tecnologie e mezzi di comunicazione
si intersecano e interagiscono secondo schemi
complessi, la cui evoluzione dipende in parte dai
progressi della tecnologia, in parte da scelte
politiche, in parte dalle iniziative dell'industria.
E, non certo da ultimo, dalle scelte del pubblico. Che
possono essere influenzate da fattori diversi, tra i
quali rivestono particolare importanza le
caratteristiche di usabilità, l'attrazione esercitata
dalla disponibilità di contenuti e servizi
interessanti e, non ultimi, gli stimoli escogitati
dagli esperti del marketing, che determinano spesso
l'insorgere di particolari "mode".
Nel tracciare questo quadro e cercare di prevederne
gli sviluppi si deve considerare un aspetto
importante: la completa diffusione del digitale
terrestre richiederà diversi anni. Lo switch-off
(spegnimento) definitivo della televisione
analogica è previsto, a livello europeo, tra il 2010
e il 2012. Questo è anche il termine indicato, con la
dovuta prudenza, anche nel nostro Paese. E' stata
abbandonata la
fretta "politica" che aveva portato il precedente
Governo a imporre l'impossibile traguardo del 31
dicembre 2006. Sapendo, probabilmente, che non era un
obiettivo realizzabile, ma contando su
un'accelerazione della trasformazione del sistema di
fronte all'incombere di scadenze
molto ravvicinate, anche se non realistiche.
Prima di entrare nel merito delle questioni
sollevate dal passaggio dalla televisione analogica a
quella digitale è necessario rispondere a due domande
preliminari: che cosa è la televisione digitale
terrestre e perché è necessario rinunciare al
vecchio sistema analogico, che ci accompagna da più
di cinquant'anni.
La televisione digitale è il naturale sviluppo
tecnologico della televisione analogica (assumo che i miei lettori conoscano la differenza
tra "analogico" e "digitale"). I suoi
vantaggi sono soprattutto due: il maggior numero di
canali disponibili e una certa dose di interattività.
Si deve aggiungere una migliore qualità dell'immagine
e minori disturbi, almeno nelle zone in cui arriva un
buon segnale via etere.
A questo proposito va detto subito che con il digitale
la situazione non cambia nei luoghi in cui la televisione analogica
si vede male o non si vede affatto: il segnale viaggia
sempre in linea retta, non è in grado di superare
grandi ostacoli e si attenua con l'aumento della
distanza del ricevitore dalla stazione trasmittente.
Ma perché si deve "spegnere" la
televisione analogica? La prima ragione è semplicissima:
nello spazio di un solo canale analogico si possono
collocare diversi canali digitali (da quattro a sei). Siccome la banda
radio disponibile per il segnale televisivo terrestre
è limitata e già da tempo satura, è necessario disporre
di canali liberi per le emissioni in tecnica digitale.
Tuttavia la disponibilità di un maggior numero di
canali non è il solo motivo che giustifica la
trasformazione: la DTT offre altri vantaggi, il primo
dei quali è l'interattività, che trasforma l'utente
da "passivo" in "attivo": il
cosiddetto "canale di ritorno" (via linea
telefonica) permette la comunicazione bidirezionale, che costituisce la
più interessante evoluzione del sistema televisivo.
Ma per capire le implicazioni di questo fenomeno è
necessario vedere come il digitale terrestre si
colloca nel sistema complessivo dei mezzi di
comunicazione oggi disponibili.
La TV digitale nel sistema dei
media
Abbiamo sempre considerato come "sistema
televisivo" l'insieme delle emittenti della
televisione terrestre e, da pochi anni, di quella via
satellite. Dobbiamo cambiare la nostra visione.
Infatti il quadro attuale delle tecnologie che
permettono di ricevere a distanza immagini in
movimento e suoni è piuttosto affollato. Oggi
abbiamo:
1. La televisione terrestre tradizionale (alla fine
del ciclo);
2. La televisione terrestre digitale (in partenza);
3. Lo streaming sull'internet (bassa qualità,
ma facile da sfruttare);
4. La televisione via internet (IPTV, anch'essa in
partenza);
5. la televisione "mobile" (destinata ai
telefoni cellulari).
Ma il quadro dei media non si esaurisce con le
varie tecnologie della televisione. Dobbiamo
aggiungere in primo luogo il sistema della carta
stampata, che è antico, ma tutt'altro che obsoleto.
Poi c'è la radio, anch'essa in attesa di un'evoluzione digitale, tecnicamente possibile da anni, ma
stranamente ignorata in Italia.
Infine, ma non certo ultima, l'internet. Con le sue
vaste potenzialità, dall'informazione e
dall'intrattenimento sul World Wide Web, alle
discussioni e al gioco on line.
A questo proposito non va sottovalutata l'importanza
del gioco elettronico, nelle sue varie forme, dalle
"macchine per giocare" alle scommesse via
internet: si tratta di un motore efficace per il
"traino" delle altre applicazioni, senza
dimenticare che genera un fatturato rilevante per
diversi settori industriali.
L'internet è il mezzo che può
"contenere" tutti gli altri, realizzando
quella che dai primi anni '90 viene chiamata
"convergenza digitale". Ed è
anche il mezzo più semplice ed economico da
sfruttare. L'internet, oltre al WWW, può fornire televisione,
radio, stampa, giochi e quant'altro possa svilupparsi
nel mondo della comunicazione.
Tecnicamente potrebbe essere la piattaforma intorno
alla quale far sviluppare l'intero sistema. Tuttavia è
abbastanza facile ipotizzare che il centro intorno al quale si svilupperà il
sistema integrato dei media digitali, ameno in Europa e
particolarmente in Italia, non sia
l'internet, ma la DTT.
Sul piano tecnologico, la televisione
digitale terrestre probabilmente non è il
"medium del futuro". L'internet costa meno,
ha una consolidata diffusione a livello mondiale e
standard comuni. Si serve di una rete globale che
raggiunge ogni angolo del mondo, anche con diversi
supporti trasmissivi (cavi, radiofrequenze terrestri, satelliti). E'
possibile che, nel giro di pochi anni, le tecnologie
del digitale terrestre che vengono adottate oggi siano
obsolete e già oggi sono meno flessibili da quelle
dell'internet
Ma da qui a pensare che l'internet possa costituire il
cavallo di Troia per la penetrazione del digitale
nelle famiglie di spazio ne corre. Troppo grande è
ancora il divario di diffusione tra l'apparecchio
televisivo e il personal computer. Con ogni
probabilità sarà il digitale terrestre il motore di
una sorta di "digitalizzazione di massa",
perché ha dalla sua parte vantaggio
importantissimo: è il naturale sviluppo della
televisione attuale, universalmente diffusa presso
ogni strato della popolazione (un'indagine
Piepoli-CNIPA indica nel 96% il tasso di penetrazione
della televisione attuale, con accesso più diffuso da
parte delle persone meno giovani e meno istruite, che hanno
notevoli difficoltà a sfruttare le nuove tecnologie).
Nel momento in cui si verificherà lo switch-off, se
il passaggio sarà stato governato nei modi e nei
tempi giusti, non ci sarà una
"rivoluzione", ma una assai meno dolorosa
"evoluzione". Che porterà naturalmente a un
più esteso accesso alle tecnologie "nuove",
che esistono e che si svilupperanno intorno all'internet.
In sintesi, oggi i contenuti televisivi dispongono
di tre principali piattaforme di distribuzione: il
satellite, il digitale terrestre e l'internet,
ciascuno con caratteristiche peculiari, ma con ampie
zone di sovrapposizione.
La qualità del video digitale (terrestre o
satellitare) è elevata, anche in attesa dell'alta
definizione e del decollo del formato 16:9. Ma anche
la televisione via internet può presentare la stessa
qualità dell'immagine (oltre che del suono), a
condizione che ci sia una sufficiente larghezza di
banda. Ma per l'utente finale non serve una banda più
elevata di quella disponibile (almeno sulla carta) per
le attuali connessioni ADSL: con 2 Mbit/sec si può
vedere un'immagine fluida a piena risoluzione (720x576
pixel, cioè una porzione degli schermi per PC oggi
più diffusi, che vanno da 1024x768 pixel in su). Migliore di
quella di molti televisori analogici ancora in
servizio, però piccola e poco spettacolare,
insufficiente per la visione in famiglia. Ma già
l'industria offre televisori di grandi dimensioni che
possono essere collegati direttamente al PC, il che
pone la IPTV in diretta concorrenza con il digitale
terrestre. Con in più il non trascurabile vantaggio
che non serve un decoder.
D'altro canto la banda larga non arriva ancora
dappertutto e il segnale televisivo terrestre, come
ben sa chi vive in zone montane o lontano dai grandi
centri, presenta zone di cattiva o nulla ricezione.
Solo il satellite arriva virtualmente dappertutto.
Il digitale (terrestre e satellitare) offre
un'interattività limitata, dovendo utilizzare le
linee telefoniche. Inoltre l'utente interagisce
attraverso il telecomando, di uso molto meno
flessibile della combinazione di tastiera e mouse del
PC.
Per concludere questa introduzione dobbiamo tener
conto del fatto che
l'impetuoso sviluppo delle tecnologie potrebbe mutare
il quadro generale in un futuro non lontano. Ma per adesso il nostro sistema di
riferimento è quello sommariamente descritto, che
dovrebbe rimanere abbastanza stabile per diversi anni,
anche nell'avanzare di nuove tecnologie (per esempio
il WiMAX, che è un'evoluzione del Wi-Fi).
Articolo
seguente: I contenuti della DTT
|