«Professor Contino...».
«Macché professore e professore! Diamoci del tu».
Incominciava così, nel lontano 1974, la mia prima
intervista a Vittorugo Contino. E incominciava anche
un'amicizia durata quarantasette anni. Contino era docente di
Ottica cinematografica e televisiva all'Accademia di belle
arti di Roma, alle soglie dei cinquant'anni; io
avevo più o meno la metà dei suoi e incominciavo
l'esplorazione di
quel grande mondo della fotografia nel quale lui era un
maestro indiscusso.
«Il grande mondo della fotografia». Contino usò
questa espressione nel descrivere il suo impegno, in quell'intervista-portfolio
pubblicata nel numero di aprile 1974 sulla rivista Nuova Fotografia.
Se n'è andato, alla bella età di
novantacinque anni, e quel grande mondo della fotografia
non esiste più. Scompare l'ultimo protagonista di
un'epoca in cui la macchina fotografica e la macchina da
presa erano i soli strumenti per raccontare luoghi vicini
e lontani, persone e idee.
Chi era Vittorugo Contino? La prima traccia del
reporter la trovo nel 1947, a Trieste. Inviato dalla Lux
Film per documentare la situazione della città occupata
dai militari Alleati. Il cosiddetto "Territorio
Libero" mai realizzato. Una coincidenza: mi piace
immaginare che lui fosse da quelle parti con la macchina
da presa, mentre nascevo.
La storia professionale di Vittorugo Contino (nato a
Palermo nel 1925) non è
molto diversa da quella di altri reporter del tempo. Una
lunga serie di luoghi e di fatti passati alla
storia dopo la seconda guerra mondiale. In ogni angolo del
mondo.
Lo stile – o piuttosto lo spirito comune – era
quello del tempo: l'istante decisivo e l'organizzazione
rigorosa delle forme di Henri Cartier-Bresson e degli altri fotografi dell'agenzia Magnum Photos.
Però Contino aveva qualcosa in più. Non era solo l'ansia
di conoscere, di vedere, di capire. Da una parte era un
irrequieto, uno spirito controcorrente, un ribelle nato.
Dall'altra aveva un rigore professionale che non cedeva a compromessi
e una solida preparazione tecnica, frutto degli studi di
ingegneria e dell'interesse per la fisica.
Provo a stilare una rassegna dei momenti più
significativi della storia di Vittorugo Contino, con
l'avvertenza che è un elenco molto parziale.
– Diplomato nel 1952 direttore della fotografia al Centro
Sperimentale di cinematografia.
– Negli anni seguenti è a Cinecittà come capo-operatore
in documentari per produzioni italiane e straniere.
– Operatore nei Camera Department dei
"kolossal" cinematografici americani (girati a
Cinecittà...) Elena di Troia di Robert Wise (1954)
e Ben Hur di William Wyler (1959).
– Reporter di guerra: per conto dell'ONU documenta come
capo-operatore la crisi di Suez del 1956; nel '59 è in
Tunisia e Algeria per la guerra del Fronte di liberazione
algerino.
– Fotografo di scena o special photographer. Il
generale Della Rovere (1959) e Era notte a Roma
(1960) di Rossellini; Kapò (1961) di Pontecorvo; Non
Uccidere di Autant Lara, Adua e le compagne
(1961) di Pietrangeli. L'elenco sarebbe ancora lungo, ma qui basta
ricordare Chi lavora è perduto (1963) di Brass e Le
mani sulla città (1963) di Rosi.
– Nel 1965 percorre 60.000 chilometri in un giro del
mondo per la Rizzoli Film. Ogni tappa è una storia.
– 1965-'66: ancora reporter di guerra, come direttore
della fotografia nel documentario Vietnam, guerra senza fronte
di Alessandro Perrone.
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Il tempo di ieri, vita e
pensieri di fotografo è una singolare
autobiografia di parole e immagini. Racconta la vita
di un reporter e il
mondo del cinema e della fotografia, tra gli anni '50
e '70 del secolo scorso (a cura di Antonio Maraldi,
Società editrice Il Ponte vecchio, Cesena, 2005).
In copertina, Contino a Persepoli, in Iran, nel
1964. La foto è di Peter Collins. |
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