Agosto 2021. L'Afghanistan è di nuovo in prima pagina. Con immagini
drammatiche e interrogativi che non hanno risposte. Le
troveranno col passare del tempo, quando la cronaca
diventerà storia. Per capire la storia non serve solo la
sedimentazione del fatti, ma anche la conoscenza
del "prima" e del "dopo". Intanto si
può cercare di capire il "prima". E per
capire l'Afghanistan di oggi possono essere importanti queste
fotografie di Guido Cosulich, scattate nel 1963, quasi
sessant'anni fa, e pubblicate in un articolo sulla rivista
Nuova Fotografia nel novembre del
1973. Scegliemmo insieme le immagini, discutemmo il
titolo, il testo, le didascalie.
Adesso queste vecchie pagine ci aiutano a capire, a
vedere dietro e oltre le sequenze che da ogni parte
arrivano sui nostri schermi. Che mostrano aggressioni,
uomini armati, gente disperata, donne in fuga. Ma nulla
che sia dietro e oltre.
Serve qualcuno che vada un po' più in là, per farci
capire che cosa c'è dietro e oltre i video
incoscienti dei telefonini. Oggi i reporter che indagano e
raccontano il mondo – non solo le guerre – sono pochi.
Non c'è nessuno che oggi ci mostri come è l'Aghanistan
fuori da Kabul, lontano dal caos dell'aeroporto: le sole immagini che oggi ci arrivano dai mezzi di
informazione. L'Afghanistan del Nord, quello che vuole
resistere ai talebani, è simile, o addirittura lo stesso,
documentato da Guido Cosulich?
Anche là ci sono ancora le donne invisibili, come quella
in secondo piano nella foto qui sopra?
Sui media le fotine "telefonate" dal primo
che passa, a volte incomprensibili, sostituiscono sempre
più spesso il lavoro dei reporter di professione. Una
professione fatta di "occhio", di tecnica, di
voglia di capire e di passione, come quella di Guido
Cosulich.
(CONTINUA SOTTO)
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Guido Diego Cosulich de
Pecine (Valdagno, 1938 – Roma, 2015).
Diplomato al Centro sperimentale di cinematografia,
è stato direttore della fotografia, cineoperatore,
grafico. Ma soprattutto fotografo.
Uno degli ultimi protagonisti dell'età d'oro del
reportage, quelli che raccontavano il mondo
attraverso i giornali, le riviste, la televisione.
Oggi (non) vediamo il mondo quasi solo dagli
scatti del primo imbecille che passa con un
telefonino in mano. |
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