Viene alla luce l'esistenza di un'altra congrega, di
altissimo livello, dedita a varie forme di malaffare. Si
viene a sapere che tra persone delle istituzioni,
parlamentari, generali, portaborse e affaristi di vario
livello esiste un sodalizio occulto che influisce sulle
scelte della politica e sull'attività delle
amministrazioni pubbliche.
I testi delle intercettazioni, pubblici per legge,
offrono uno spaccato desolante di ciò che avviene nel
Palazzo. I cittadini ne sono informati. Perché la
magistratura fa il suo lavoro di indagare e la stampa il
suo dovere di informare.
Ed è questo che non piace ai politici. Non si scandalizzano per i fatti che vengono
alla luce. Non possono
tollerare che i giudici indaghino e che i cittadini
sappiano. Non deplorano, anche perché dovrebbero
deplorare i propri comportamenti. Non pensano a
provvedimenti per stroncare il malaffare.
Si scagliano contro i giudici e l'informazione. Come se
il colpevole di un furto non fosse il ladro, ma il
cronista di "nera" che ne dà notizia.
E allora cercano di agganciare il vecchio carro del
disegno di legge sulle intercettazioni all'ormai
sgangherata locomotiva del potere. Non importa quanto sia
arrugginito. Non importa se porti la firma di un
parlamentare della maggioranza, dell'ex maggioranza o
dell'attuale opposizione. L'importante è che arrivi alla
stazione con il consenso (parlamentare) più ampio
possibile.
Così si parla di resuscitare il testo
di Mastella, oppure quello
di Alfano, mentre il maggiore partito dell'opposizione
sponsorizza quello targato
Finocchiaro-Casson. Senza alcuna probabilità che sia
preso in considerazione.
Si fa finta di non vedere che le ultime rivelazioni non
coinvolgono "persone estranee alle indagini",
non violano la vita privata di alcuno, ma parlano di cose
di pubblico interesse.
Non è difficile prevedere che anche questa volta il
convoglio non giungerà a destinazione. Impegnerà per qualche settimana le discussioni
politiche e i lavori del Parlamento (che avrebbe cose più
urgenti da fare), poi si fermerà di nuovo. Lo fermerà un'opposizione diffusa ancora
più forte e decisa di quella dell'anno scorso, perché
nel frattempo gli italiani hanno ricominciato a pensare
con la propria testa.
E hanno il diritto di sapere. Soprattutto "da
chi" sono governati: se dai propri rappresentanti
più o meno liberamente eletti, o da poteri occulti.
Quindi è necessario non solo che i magistrati
indaghino liberamente su possibili poteri occulti, ma
anche che i cittadini siano informati di quanto emerge
dalle indagini.
Forse le leggi oggi in vigore possono essere migliorate.
Ma in questa fase della nostra storia non sembra che ci
sia un legislatore illuminato che possa farlo. Quindi è
necessario mobilitarsi contro i nuovi tentativi di
censura.
Con buone probabilità di successo, perché il vento è
cambiato, come dimostrano i risultati delle
ultime elezioni amministrative e dei referendum. Anzi, a
pensarci bene, la mobilitazione dell'anno scorso contro il
DDL sulle intercettazioni è stata
il primo atto di "disobbedienza" di quella ormai
maggioranza degli italiani che non ne può più della casta e dei suoi
giochi di potere e malaffare.
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