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Il
set-top-box, ma non solo... Nei due articoli precedenti abbiamo
compiuto una sommaria ricognizione sulle prospettive
della televisione digitale terrestre e sulle questione
relative ai contenuti. Ora ci mettiamo dalla parte
dell'utente e cerchiamo di capire quali problemi
incontra chi vuole attrezzarsi per la nuova
piattaforma. Serve una premessa: tutto ciò che è
scritto in questa pagina è "provvisorio",
perché si riferisce a una situazione transitoria, che
finirà (almeno in parte) nel momento del fatidico switch off,
cioè quando sarà "spento" l'analogico e
tutte le emissioni televisive terrestri saranno
digitali. Ma in questa fase, e soprattutto nel futuro
più vicino, ricevere le trasmissioni digitali
comporterà qualche problema. La situazione può
essere paragonata a quella dei primi anni '60, quando
in Italia nacque il secondo canale. Le nuove trasmissioni
avvenivano su una banda di frequenza più alta di
quella del primo, per la quale erano predisposti i
televisori. Gli italiani furono costretti ad
aggiungere un'antenna e una "scatola" (il
primo set-top-box!) da collegare al televisore. Poi
vennero i televisori a sintonia meccanica, che
consentivano di ricevere tutti i canali, per finire
con l'era della sintonia digitale e del telecomando.
Oggi per ricevere il digitale terrestre serve una
"scatola", comunemente chiamata decoder,
ma se l'impianto di antenna è efficiente non serve
altro. Per il satellite, oltre al ricevitore serve
l'antenna parabolica: un costo e una complicazione in
più. A
questo punto va ricordato che, come per il
satellitare, ci sono tre modalità di emissione del
digitale terrestre: 1) emissioni in chiaro ricevibili
da chiunque; 2) emissioni criptate (o
"ad accesso condizionato"), che possono
essere ricevute solo da chi, pagando, si munisce di
una smart card che permette la decodifica del segnale;
3) emissioni interattive, con le quali l'utente può
in qualche modo interagire col sistema attraverso il
cosiddetto "canale di ritorno". Questo
canale è realizzato con un modem incorporato nel
ricevitore, da collegare alla linea telefonica. Quando
il digitale terrestre sarà l'unico sistema di
trasmissione, i televisori con sintonia analogica
spariranno dal mercato. Oggi sono pochissimi, e tutti
di fascia alta, gli apparecchi in commercio dotati dei
due sintonizzatori, analogico e digitale. E' strano,
perché della DTT si parla ormai da anni e l'aggiunta
di un sintonizzatore digitale a un apparecchio della
generazione attuale costa pochi euro.
C'è da notare che i televisori dotati di
sintonizzatore digitale dispongono della fessura per
inserire la smart card per le trasmissioni a pagamento,
ma non del modem per l'interattività. Questo la dice
lunga sulle logiche che guidano il mercato... A
livello politico si dovrebbe valutare l'opportunità
di imporre, a breve termine, la commercializzazione
solo di televisori con il doppio sintonizzatore, come
fu fatto negli anni '80 per la presa SCART, che
favorì la diffusione dei videoregistratori domestici.
Oggi con questa soluzione si darebbe una spinta non
indifferente alla penetrazione del digitale terrestre. Dalla
parte dell'utente Fino
a questo punto tutto appare abbastanza semplice: si
compera il ricevitore (accertandosi che sia
dell'ultima generazione, interattivo e riporti il
marchio "mhp"), lo si collega all'antenna,
si fanno i due collegamenti tra il decoder e il
televisore per l'antenna e per il segnale video (quest'ultimo
con il cavo SCART) e si accende il tutto. Il
ricevitore parte con la ricerca dei canali disponibili
e quindi l'utente, con il telecomando, può riordinare
i canali trovati secondo le proprie preferenze. Ma
qui incominciano i problemi, tralasciando il fatto che
ci sono persone (in particolare molti anziani) per le
quali il telecomando e i menù sono oggetti misteriosi
e ostili. E a questo punto i telecomandi sono già
due, uno per la TV e uno per il decoder. Solo due?
A questo proposito ecco la descrizione della
situazione in cui si trova oggi una famiglia media
italiana con due figli adolescenti: l'ho vista coi
miei occhi pochi giorni fa. Nel soggiorno c'è un
grande televisore a cristalli liquidi al centro di uno
scaffale che comprende:
- un DVD recorder con hard disk;
- un videoregistratore VHS ("con più di cento
cassette che prima o poi dovremo trasferire su DVD...");
- un ricevitore satellitare "gold box";
- un ricevitore satellitare Sky;
- un ricevitore digitale terrestre;
- una vecchia console da videogiochi;
- un trasmettitore wireless per mandare il segnale in
altre stanze
- un PC portatile;
- un modem a 56 kb/s
Il tutto vicino a un vecchio sistema Hi-Fi di alto
livello, un tempo orgoglio del pater familias ("ho
ancora tutti i miei dischi in vinile, ma chi ha più
il tempo di sentirli?"). Nella stanza
dei ragazzi:
- un piccolo vecchio televisore collegato a un decoder
satellitare "free to air";
- un grande televisore a tubo catodico (quello
recentemente sostituito nel soggiorno), contornato da:
- due console da videogiochi;
- un DVD recorder;
- un personal computer;
- un modem ADSL.
Non manca un sistema di "home theater" con
altoparlanti sparsi per tutta la stanza, oltre a un
numero imprecisabile di lettori MP3, telefonini
eccetera. Nella stanza dei genitori:
- un televisore a cristalli liquidi, non tanto grande;
- un videoregistratore VHS
- un ricevitore wireless per i programmi che partono
dal soggiorno ("ma è collegato solo al
decoder Sky..."). Conclusione della
signora: "Al prossimo coso elettronico che entra
in casa me ne vado io".
E' comprensibile che, a parte il costo di tutta questa
roba, la presenza di tanti apparecchi, altrettanti
telecomandi, intrecci inestricabili di cavi,
"ciabatte" di alimentazione, pile di CD e
DVD e manuali di istruzioni, la vita familiare diventi
difficile. Tanto più che, se i ragazzi non sono in
casa e non si prestano a pigiare (sbuffando) i bottoni
giusti, anche vedere un film "pay per
view" dal satellite diventa un problema. Ora
qualcuno chiederà: non è possibile evitare tutto
questo caos? Tecnicamente è possibile. Mettere
insieme un ricevitore satellitare, un ricevitore
digitale terrestre e un modem a larga banda è
semplice; il costo dell'apparecchio sarebbe molto più
basso della somma necessaria per i singoli apparati.
Incorporare il tutto in un sistema di home theater non
richiede particolari sforzi ingegneristici, anche
perché gli standard sono in buona parte comuni a
tutta l'industria elettronica. Eppure si contano sulle
dita i ricevitori "ibridi" presenti sul
mercato, che sarebbero di grande aiuto per la
diffusione dei contenuti televisivi di diverse
piattaforme. Il problema non è tecnologico, ma di
"diritti", di controllo di particolari
settori del mercato dei contenuti e, in ultima
analisi, di "volontà politica", perché
l'abbattimento di certe barriere tecnico-legali non
potrebbe che fare bene al mercato.
Costruire un ricevitore doppio (satellitare e
terrestre) è facile e infatti alcuni modelli si
possono acquistare. Ma in Italia non
"vedono" tutti i canali satellitari
disponibili, perché alcuni di essi sono monopolio di
Sky Italia e codificati con un sistema
"proprietario" la cui licenza è rilasciata
solo a qualche costruttore "di fiducia". Così,
chi vuole riceverli, deve per forza munirsi del
decoder Sky. Che permette di ricevere facilmente solo
i canali che, per un motivo o per l'altro, l'emittente
decide di mettere a disposizione dei clienti, e in un
ordine che l'utente non può cambiare.
Chi vuole vedere il resto, comperi pure un secondo
decoder, e un terzo per il digitale terrestre. E poi
ci si meraviglia che in Italia la televisione digitale
non decolla! P.S. E' di questi giorni
la notizia di un operatore che offre un apparecchio che
fornisce via linea telefonica l'accesso
all'internet, alcuni canali satellitari di Sky, il
digitale terrestre e, naturalmente, il telefono. E'
senza dubbio un passo avanti verso l'integrazione
delle piattaforme, con tutti i vantaggi che questo
comporta, ma non dà la libertà di accesso a tutti i
contenuti disponibili. C'è di mezzo il problema dei
"diritti digitali", che affronteremo nel
prossimo articolo.
Articolo
seguente: Diritti digitali, il problema
dei problemi
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