Rinvio a date realistiche del
passaggio definitivo della
televisione terrestre alla
tecnica digitale, la Rai come
motore dell'innovazione,
"televisione per
tutti", con prevalenza di
programmi gratuiti. Queste le
linee essenziali che sono
emerse dalla conferenza sul
digitale terrestre che si è
tenuta a Napoli il 14 e 15
luglio. Un deciso
cambiamento di rotta rispetto
alle iniziative del precedente
governo. Si aprono dunque nuovi
scenari di sviluppo nel sistema
dei media in Italia (vedi Da
Napoli la svolta sulla TV
digitale terrestre).
La "piattaforma" DTT si sviluppa
in un contesto affollato di
tecnologie e pone un problema
di integrazione tra i diversi
media, primo di tutti
l'internet. Ci sono problemi di
investimenti da fare, di
contributi pubblici, di regole,
di apertura del mercato. E
soprattutto c'è il problema
dei contenuti. Perché senza
contenuti non c'è tecnologia
che tenga, il pubblico non
risponde.Il digitale terrestre non è
utile solo per moltiplicare il
numero dei canali disponibili.
L'interattività che offre (sia
pure limitata) può essere uno
strumento importante per
avvicinare ai nuovi media
quella parte del pubblico che
non ha ancora accesso
all'internet perché poco
incline all'uso delle
tecnologie, in particolare
persone non più giovani o di
modesto livello di istruzione.
Per questa fascia di pubblico
(circa metà della popolazione),
la televisione è il mezzo più
seguito e il familiare
telecomando può rivelarsi lo
strumento attraverso il quale
passare quasi inavvertitamente
dall'uso passivo a quello
attivo della televisione. Dalla
scelta istintiva, perché resa
automatica da anni di uso, alla
scelta intelligente.
Nei programmi di
informazione (e non solo) il
problema è quali
scelte offrire al
telespettatore. L'abitudine
alla pagina complessa,
divisa in diverse aree, si è
ormai affermata grazie ai
canali "all news" (un
esempio per tutti è Rai News
24). Si deve partire da qui per
produrre informazioni che
attirino l'utente a scegliere
il "contorno"
dell'informazione principale
(precedenti, approfondimenti,
informazioni collegate
eccetera).
In questo modo il
"telespettatore
digitale" potrà costruire
la propria informazione
personale, diventerà il
fornitore di informazioni di se
stesso.
Dunque la sfida che il digitale
terrestre pone a chi fa
informazione è la produzione
di contenuti informativi
predisposti per
l'interattività. In prima
battuta sembra abbastanza facile, perché
abbiamo già l'esperienza
dell'internet, dove
l'interattività è un aspetto
essenziale del sistema. Infatti giornali on line
hanno incominciato a funzionare
quando si è capito che la
semplice riproduzione della
pagina stampata non aveva
senso, quando il formato della
notizia è passato dagli schemi
della stampa a quelli della
rete ed è stata offerta la
possibilità di costruire
giorno per giorno un giornale
"personale".
E' necessario seguire un
percorso simile per
l'informazione sul digitale
terrestre, tenendo presente il
formato specifico del mezzo:
poche finestre, poche righe di
menù fra cui scegliere con il
telecomando. E' un passaggio
impegnativo per chi ha sempre
costruito il notiziario
televisivo come semplice
sequenza temporale di
informazioni. Oggi
l'impaginazione del
telegiornale è
"verticale"; il
digitale ci impone di
aggiungere percorsi
"orizzontali",
ipertestuali. L'internet
insegna.
Il valore aggiunto di questo
tipo di informazione potrà
determinare, nel giro di pochi
anni, cambiamenti anche
notevoli negli orientamenti del
pubblico e persino la caduta di
interesse verso i telegiornali
oggi più seguiti, se non
sapranno adeguarsi alle
possibilità di presentazione
delle notizie offerte da
digitale terrestre.
Se è vero - ed è vero - che
la sfida della DTT si gioca
soprattutto sui contenuti, nel
caso dell'informazione
evolversi è un imperativo che
non può essere eluso.
Perché i primi che riusciranno
a presentare un
"telegiornale digitale
interattivo" acquisteranno
un vantaggio che per i
concorrenti sarà difficile
recuperare.
Sull'argomento
vedi anche:
La TV digitale terrestre nel
sistema dei media
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