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Nei primi anni del '900, e per molti
altri a venire, i fotografi inquadravano la scena attraverso i
mirini "a traguardo". Prevedere il risultato
richiedeva molta pratica. L'alternativa era il vetro
smerigliato sul retro della fotocamera, erede della camera
obscura. Anche qui l'esperienza era fondamentale:
l'immagine era poco luminosa e capovolta.
I mirini ottici
"a cannocchiale" si diffonderanno negli anni
'30" con le Leica e le Contax.
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Ottico, elettronico, telefonico: il mirino e i
suoi problemi |
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Indice
delle lezioni |
Il piccolo
schermo sul dorso della fotocamera è un'utile innovazione
della fotografia digitale, soprattutto per controllare le
immagini appena scattate. Molti lo usano anche per
inquadrare la scena, al posto del mirino ottico (eye
level finder), ma spesso non è la scelta migliore. In
questa lezione vediamo quando e perché usare l'uno o
l'altro sistema di visione. E capiremo anche perché il
telefono cellulare, privo di mirino ottico, non può
sostituire una "vera" fotocamera. Con buona pace
della pubblicità, che cerca di farci credere il
contrario.
Nell'ambito professionale è sempre in uso il sistema reflex, ottico-meccanico, basato
su
specchio mobile, vetro smerigliato e pentaprisma, vecchio
di oltre settant'anni (la prima reflex con questo schema fu
l'italiana Rectaflex del 1949). Ma sta uscendo dalla
scena: le fotocamere mirrorless (senza specchio)
combinano i vantaggi del reflex con quelli del
digitale, sono più semplici, più compatte, più
economiche da costruire. Nel giro di pochi anni le reflex
saranno usate solo dagli appassionati, anche se la visione
dell'immagine reale sul vetro smerigliato può
essere più efficace dell'immagine virtuale
elettronica. Mentre quest'ultima ha il
vantaggio di rendere più chiare le scene poco illuminate,
che sul vetro smerigliato appaiono scure, come nella
realtà.
Come sempre l'innovazione comporta dubbi e discussioni.
Il vero
dilemma è tra luso del mirino ottico o del display
sul dorso dell'apparecchio. Molti si sono abituati al display,
ma il mirino eye level, dicono le leggi
dell'ottica, offre una visione decisamente migliore.
Cerchiamo di capire perché.
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L'area utile dello schermo
di uno smartphone è più grande di
quella offerta dallo schermino di una reflex o
mirrorless.
Con un'app per le riprese a distanza si può usare
il telefonino come schermo aggiuntivo, ma resta il
problema della scarsa visibilità dei display
in condizioni di forte luce ambiente. |
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Una Leica del 1949 con il 35mm f:2,8
"sovietico" degli anni '70): il mirino per le
diverse focali è composto da una serie di piccoli
"cannocchiali" di diversa "potenza",
cioè di diverso fattore di ingrandimento, ciascuno
calcolato per una delle focali disponibili (28, 35, 50, 85,
135mm) .
L'ingrandimento a 50mm era basso, intorno al 50%, ma
comunque superiore a quello del mirino incorporato nella
camera. |
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Tutto ruota intorno al
fattore di ingrandimento del sistema ottico. E' il rapporto
tra le dimensioni del soggetto e quelle della sua proiezione
sulla superficie sensibile (pellicola, sensore digitale, ma anche la
retina dell'occhio), misurando l'angolo sotto il quale l'occhio
stesso vede il soggetto (lo schema qui sotto è più chiaro delle
parole).
Non occorrono grandi competenze scientifiche per capire che
un'immagine grande presenta più dettagli di una piccola. Ma
potrebbe non essere chiaro perché l'inquadratura nel mirino oculare
è molto più " grande" di quella che si vede nel display. Il
punto di partenza è che la dimensione di un'immagine viene
misurata dalla vista sulla base della sua dimensione angolare.
Se nel mirino l'angolo è lo stesso, l'ingrandimento è
del 100%, cioè di un fattore pari a 1.
Per esempio:
prendiamo un oggetto lungo un metro e lo guardiamo da una distanza
tale da essere visto sotto un angolo di 50°. Ora, se guardiamo lo
stesso oggetto attraverso un mirino con ingrandimento dell'80%
(ovvero con un fattore pari a 0,8), lo vediamo sotto un angolo di
40°. Se invece il nostro sistema di visione ha un ingrandimento del
120% (ovvero un fattore pari a 1,2), lo vedremo sotto un angolo di
60°.
I mirini delle reflex/mirrorless non arrivano al 100% di
ingrandimento; i migliori sfiorano il 95%, ma ci sono molti
apparecchi di fascia alta che non arrivano al 90%. |
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Lo schema di uno dei migliori mirini reflex mai
costruiti: il Photomic FTn della Nikon F: Inquadrava il
100% del fotogramma, ma l'ingrandimento era pari a 0,9x,
cioè con l'obiettivo 50mm la visione angolare era il 90% di quella a occhio nudo (illustrazione da Il libro Nikon del
1970).
Anche nella maggior parte delle reflex/mirrorless attuali
il campo inquadrato è più o meno tagliato ai bordi, mentre
l'ingrandimento è inferiore a 1, per limitare le dimensioni
del sistema di visione. |
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Lo schema
dell'ingrandimento dell'inquadratura in un mirino oculare con un
fattore teorico di 1 (in pratica è spesso inferiore a 0,9),
Da una distanza di 3
metri, se osserviamo dalla testa ai piedi una persona alta 1,70m, il
nostro sguardo compie un arco di circa 40°. E' lo stesso campo
coperto da un obiettivo 50mm sul lato lungo del
formato" 24x36mm. |
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Dunque, se
inquadriamo il nostro soggetto alla stessa distanza di
visione con l'apparecchio in verticale, il soggetto riempie
il fotogramma.
Se l'ingrandimento del mirino fosse del 100%, il nostro occhio
lo osserverebbe sotto lo stesso angolo della visione a occhio
nudo.
E' per questo che un'ottica di focale vicina alla diagonale
del fotogramma è considerata
"normale". |
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Nella foto qui a
sinistra le mucche sembrano ambedue a fuoco. Ed è un'immagine quasi
quattro volte più grande di quella che si vede nello schermo
posteriore di una reflex (qui a destra).
Ma l'ingrandimento – qui sotto – rivela che è a
fuoco solo l'animale in primo piano. In sostanza, il monitor
incorporato nella fotocamera non permette di prevedere con sufficiente precisione il risultato finale. Che invece si può almeno intuire guardando nel mirino e usando
(quando c'è) il controllo della profondità di campo.
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La scena come appare sullo schermo
posteriore di una reflex, che misura sulla diagonale 3"
(7,5cm), o poco più.
Qui si vede (più o meno)
a grandezza naturale su uno schermo da 27" FHD
(1920x1080).
Sembra che tutto sia a fuoco. |
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Inquadrare dallo
schermo del telefonino o dal display della fotocamera
significa vedere un'immagine molto più piccola di quella offerta da
un mirino eye level. A 30 centimetri di distanza,
l'intero schermo di un telefonino è visto sotto un angolo tra i 10° e i 20° circa,
mentre la visione nel mirino occupa l'intero campo visivo nitido, con un
ingrandimento che dipende dalla focale dell'obiettivo. La differenza
si vede in questa coppia di scatti.
Il primo, qui a sinistra, era una prova per valutare la resa di un obiettivo in controluce
quasi totale, senza un paraluce adeguato alla focale, come si vede
dai riflessi e dall'alone diffuso (flare). Guardando nel display
posteriore, quella piccola macchia chiara in basso a destra era
quasi invisibile.
Ma, guardando con attenzione nel mirino, si vedeva una
"forma" ben diversa da quella di un possibile riflesso spurio.
Cambio immediato di obiettivo. Il telezoom rivelava una meravigliosa
ragnatela (eccola qui sotto). Ma vista – e fotografata – una
ragnatela così bella.Ecco perché è importante usare il mirino oculare,
quando è possibile. Si vedono dettagli che
negli schermini posteriori non si possono notare o analizzare.
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Lavorare con le focali
estreme non è semplice, sopratutto quando l'ottica ha più di
quarant'anni di vita come il venerando MTO 1100mm (qui a sinistra).
Occorrono un treppiede robusto ed è utile una testa con regolazione
micrometrica, perché con un angolo di campo di soli 2° è
difficile solo trovare il soggetto. In questi casi il mirino ottico è scomodo,
usare il display posteriore è l'alternativa.
L'ingrandimento dell'immagine aiuta la messa a fuoco, sempre critica
quando la profondità di campo è praticamente nulla, ma la luce
ambiente e i riflessi possono rendere ardua l'operazione.
Una possibile soluzione è l'uso di un paraluce per il display (qui a
destra): con una spesa contenuta (bisogna cercare il modello
adatto alla fotocamera), la visione migliora non poco. Nell'uso
della camera a mano libera, c'è il vantaggio di tenere d'occhio il
"fuori-campo". A volte questo è il solo motivo per usare
il display invece del mirino.
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La soluzione finale: l'uso
come monitor di un televisorino da 10" (inservibile
come tale dopo il passaggio al digitale terrestre T2),
dotato di porta HDMI. Con l'aggiunta di un paraluce di
cartone fatto al volo.
Un "mirino" di queste dimensioni è una vera
pacchia per inquadrare e mettere a fuoco con la massima
precisione (solo scene statiche!). Ma anche con i monitor da
5" o 7", che si possono comperare a cifre
ragionevoli, si può lavorare bene.Un'ultima considerazione. Al tempo della fotografia
digitale e dei teleobiettivi "superzoom", usare
un'ottica vecchia di mezzo secolo, che pesa quasi quattro
chili, ha senso solo a scopo didattico o per puro
divertimento. Ma le
"lezioni di fotografia" sono nate proprio per
questo.
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