«Questione
di punti di vista», si dice quando è difficile
conciliare opinioni diverse. Ma nella fotografia e nel
video il "punto di vista" non è un modo per
chiudere un discorso. E' l'esatto contrario: è il primo
elemento, il punto di partenza dal quale trae
origine il discorso visivo, cioè l'inquadratura
(un'immagine fissa o una sequenza, è lo stesso).
Lo vediamo in una serie di immagini riprese in uno
scenario in cui si può concentrare un intero corso di
fotografia: un raduno di auto d'epoca. Soggetti
affascinanti, fatti di prospettive intriganti e dettagli
tutti da scoprire – in una parola, fotogenici al
massimo grado. Ispirazioni per immagini
"mozzafiato", come dicono le pubblicità dei
telefonini.
Ma le due foto qui a sinistra e a destra, tipici scatti
"da smartphone", sono tutt'altro che mozzafiato.
In quella di sinistra l'uso del grandangolare spinto, la
conseguente riduzione della distanza per riempire il
fotogramma e l'angolazione troppo dall'alto distruggono,
letteralmente, le forme del soggetto. Difetti simili si
osservano, anche se in misura minore, nella foto di
destra. Che però presenta anche elementi di disturbo, la
macchina rossa e le persone in secondo piano.
In estrema sintesi, il punto di vista fotografico
è composto da pochi elementi essenziali: l'angolo di
ripresa (orizzontale e verticale), l'angolo di campo (in
pratica la scelta della focale) e la "linea di
mira", sulla quale non si dovrebbero trovare elementi che
disturbano l'inquadratura. Si aggiunge, essenziale, il
"momento decisivo" dello scatto. Che in casi
come questi non è tanto nei cambiamenti della scena,
sostanzialmente statica, quanto nelle evoluzioni che il
fotografo deve fare intorno al soggetto per intuire la
migliore prospettiva, il punto di vista più efficace. Per
scattare nell'attimo in cui l'inquadratura è (o sembra...)
quella giusta.
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Un altro scatto da telefonino in
cui si perde l'imponenza del soggetto. Anche qui il
problema è nella scelta del "punto di
vista". |
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