Articoli precedenti
"Il grafico impaginò la
propria lapide e spirò" - 14.03.11
Le malattie infantili degli “e-book”
di Giancarlo Livraghi - 28.03.11
Far morire gli e-book perché
possano nascere di Giancarlo Livraghi - 04.04.11
Cerchiamo di rispondere a una prima domanda, elementare
quanto essenziale per impostare il nostro ragionamento: che
cos'è un libro?
La risposta comune è che si tratta di un supporto, per lo
più di carta, composto da molti fogli delle stesse
dimensioni, legati insieme eccetera. Su questi fogli,
detti "pagine" sono impressi segni grafici
convenzionali (lettere e numeri) che compongono il testo.
Il testo rappresenta il contenuto. Si badi bene: il testo
stampato non è il contenuto, ma la
"rappresentazione del contenuto".
Questa forma di rappresentazione è, da molti secoli,
la forma comune del libro. Non è sempre stato così.
Nell'antichità, per fare un esempio, non c'erano le
pagine: il contenuto di quello che oggi chiamiamo libro era rappresentato su rotoli di
materiali diversi. O, ancora prima, su serie di lastre di pietra o altri
materiali.
Oggi, grazie alle tecnologie digitali, i contenuti
possono essere rappresentati in tanti modi diversi. La
maggior parte di voi sta leggendo questo testo sullo
schermo di un personal computer, da tavolo o portatile. Il
punto essenziale è che la rappresentazione di questo
contenuto è diversa a seconda dell'apparecchio usato e
delle scelte di ciascun lettore.
La grandezza dei
caratteri è diversa a seconda delle dimensioni e della
risoluzione dello schermo. E' anche possibile modificarla
con un paio di clic. Questo testo si può anche stampare
su carta, e ciascuno può decidere la larghezza e
l'altezza del testo stampato (ovvero le dimensioni dei
margini bianchi).
Queste semplici operazioni, alla portata di tutti,
significano che la rappresentazione dei testi scritti in
formato digitale non è immutabile, come sulla
carta, ma può in qualche modo essere decisa dal lettore,
nei limiti della tecnologia dell'apparecchio che sta
usando.
E' la prima approssimazione del concetto di
"contenuto liquido", che può essere
"travasato" da un contenitore a un altro. E
prende ogni volta la forma del recipiente.
C'è un formato digitale che riproduce sullo schermo la
rappresentazione del contenuto stampato su carta: il PDF.
Ma anche il PDF non è immutabile, perché le dimensioni
del "foglio" e del carattere possono essere
facilmente cambiate dal lettore, sempre nei limiti propri
dell'apparecchio che sta usando.
Di fatto, da quando è possibile
digitalizzare le informazioni e
rappresentarle su diversi supporti
fisici, la tecnologia impiegata di
volta in volta determina il formato
della rappresentazione, con ampie
possibilità di intervento da parte
dell'utente. Questo vale anche, e
soprattutto, per i testi e per le
immagini. Quindi per i libri.
Il libro in formato digitale (non ancora e-book,
vedremo perché) ha molti anni di sviluppo alle spalle. Il
Progetto Gutenberg risale al 1971: si proponeva
già allora di "rompere le barriere dell'ignoranza e
dell'analfabetismo", pubblicando in formato digitale
tutte le opere più significative della storia
dell'umanità, non protette da diritti d'autore o delle
quali gli autori stessi concedessero i diritti.
Altri progetti di digitalizzazione dei libri si sono
succeduti nel tempo. Da quello della Library of Congress
degli Stati Uniti nel 1990 a quello della Carnegie
Mellon University del 2001. In Italia l'iniziativa del
"Progetto Manuzio" di Liber
liber è del 1994. Poi, nel 2004, è arrivato Google,
con il pazzesco - e da più parti contestato - progetto di digitalizzare e rendere
disponibili on line tutti i libri del mondo. Gratis, se non
coperti da diritti d'autore.
Oggi i testi digitali, disponibili sui
siti di varie organizzazioni, soprattutto in lingua inglese, si
contano a milioni. Sono pochissimi quelli in italiano.
Ma tutto questo non è ancora "e-book",
anche se si tratta di libri in formato digitale. Il motivo
è semplice: non si possono leggere con modalità simili a
quelle della lettura di un libro di carta.
Gli schermi dei personal computer, dai più grandi
degli apparecchi da tavolo e dei laptop, ai più piccoli dei tablet e
dei palmari,
funzionano grazie a una sorgente di luce interna, che deve
essere più forte di quella dell'ambiente. Altrimenti si
vede poco o nulla.
Inoltre gli schermi più grandi possono essere
utilizzati solo stando seduti alla scrivania: provate a
leggere a letto o in poltrona tenendo in mano uno
schermo da 20 pollici!
Sui palmari i caratteri sono troppo piccoli e la lettura
è faticosa. E c'è sempre il problema della luce
ambiente. Che affligge anche i tablet, che però sono
maneggevoli, hanno uno schermo di dimensioni adeguate e
possono quindi costituire una prima approssimazione
all'idea dell'e-book.
Il vero e-book è nato un paio di anni fa, grazie a una
tecnologia nuova e ancora oggi poco evoluta: quella della
"carta elettronica" (e-paper) o
dell'"inchiostro elettronico" (e-ink). Si
tratta di schermi che non funzionano "a luce
trasmessa", come quella dei cristalli liquidi o dei
vecchi tubi catodici. Non hanno una fonte luminosa dietro
la superficie visibile. Funzionano "a luce
riflessa": come la carta, riflettono la luce ambiente
e quindi consentono la lettura anche in pieno sole. Al
contrario degli schermi dei computer, più l'ambiente è
illuminato, meglio si legge. E se la luce non è
sufficiente, basta accendere una lampadina. Proprio come
con un libro di carta.
Questi schermi sono incorporati in un apparecchio, l'e-book
reader, di
dimensioni paragonabili a quelle di un libro di medio
formato, e come tale molto maneggevole. Insomma, un
piccolo "coso elettronico" che si può leggere
proprio come un libro. Ed è solo questo nuovo
apparecchio che può meritare la definizione di e-book,
libro elettronico. Tutti gli altri sono strumenti che
possono rappresentare un libro in formato digitale, ma non
sono "e-book" nel senso proprio del termine. Non
assomigliano a un libro e non si leggono come un libro.
Si legge su Wikipedia:
È errato confondere un qualunque
documento in formato digitale con un
eBook, dato che l'eBook non si limita
a presentare la sostanza del
documento cartaceo ma cerca anche di
replicarne la forma, in modo da
rendere la lettura il più possibile
simile a quella che si avrebbe
sfogliando le pagine di un libro. Da
ciò deriva che tutte le azioni che
in un normale libro cartaceo sono
immediate e scontate, come ad
esempio, lo scorrere le pagine o
l'inserimento di un segnalibro
possono essere emulate dal software
del dispositivo di lettura.
Ma i tablet che stanno
invadendo il mercato, non possono
rientrare nella categoria degli
e-book reader? Naturalmente nulla
vieta di leggere un libro, in
qualsiasi formato digitale, sullo
schermo di un tablet (che comunque
costa da due a quattro volte un
reader). Ma provate a leggere un
libro su un tablet mentre prendete il
sole su una spiaggia: non si vede
nulla! Non c'è ancora una tecnologia di
"carta elettronica" che offra la visione a
colori e il rapido refresh della schermata come gli
schermi LCD. E' non ci sono schermi a colori e veloci
nella risposta che possano essere usati in piena
luce.
Dunque, quando parliamo di e-book,
non parliamo di un libro riprodotto
in qualche modo su un computer, ma di
una nuova
forma di libro, con particolari caratteristiche di
rappresentazione del testo. Che cambiano in parte le nostre abitudini di
lettura e, di conseguenza, anche il modo di fabbricare i libri.
Perché l'aspetto finale del prodotto
editoriale dipende dal dispositivo,
dal software e dalle scelte del
lettore.
Questo è
il passaggio più difficile di tutto il discorso: chi ha passato una vita tra i
libri, come autore, come editore e anche come lettore, non
trova nell'e-book alcuni degli elementi tipici del
libro-oggetto, come l'impaginazione fissa.
I cultori del libro tradizionale,
come l'amico Giancarlo Livraghi, si
disperano. Dove è andata a finire
l'arte di impaginare, quella che Aldo
Manuzio "inventò" cinque
secoli fa?
C'è ancora, Giancarlo, c'è
ancora. Ma solo per i libri di carta
(che anche per questo non possono
morire). Quelli digitali, siano
riproduzioni su Google
Libri, e-book o altro, aspettano
il loro Manuzio. O almeno qualcuno
che metta ordine nell'attuale caos di
hardware inaffidabili e software
approssimativi, diritti e monopoli.
Ne parleremo nei prossimi
articoli.
|