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Professione giornalista |
Discutiamo di accesso alla professione
e condizione dei precari |
Il blog dei giornalari |
Commette un reato chi si qualifica
"giornalista" senza essere iscritto
all'Albo. Che non comprende co.co.co, co.co.pro e
altri precari dell'informazione. Per non violare la
legge, i giornalisti-precari devono chiamarsi "giornalari"?
Gli articoli di riferimento: Ordine dei giornalisti: inutile
proposta di legge e Giornalisti e precari: la casta dei
"giornalari"
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In francese "journalier" significa
"bracciante" - 03.06.09
Quando nacque la Repubblica - e per almeno 25 anni in seguito (dal
2001 non l'ho più seguita) - la sua sezione "Cultura" è stata in gran
parte alimentata da "giornalari" non iscritti all'albo.
Anche mio marito Guido Almansi era "giornalario" di Repubblica
e da "giornalario" è anche stato titolare della rubrica
"teatro" di Panorama.
Quindi congratulazioni per la Sua risposta all'Ordine. E da francofona
mi ha anche divertita il titolo (in francese: "journalier" =
"bracciante").
Cordialmente
Claude Almansi
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Per la UE l'iscrizione all'Ordine
è facoltativa? - 03.06.09
Seguo da spettatore l'interessante diatriba sull'Ordine dei Giornalisti e
vorrei porre una domanda:
- considerato che, a quanto mi risulta, l'UE non ha contemplato la
professione del Giornalista tra quelle presenti nella direttiva "Qualifiche"
2005/36/CE, il recepimento entro il 2010 della direttiva "Servizi"
2006/123/CE (con particolare riferimento agli articoli 9 (Regimi di
autorizzazione) e 10 (Condizioni di rilascio dell'autorizzazione) non
dovrebbe, di fatto, rendere facoltativa l'iscrizione all'Ordine?
Grazie,
Claudio Canuto
La domanda è interessante, anche perché il grande
difensore dell'Ordine Franco Abruzzo sostiene che
sarebbe proprio l'Unione Europea a imporre la laurea
triennale per l'esercizio della professione (vedi, fra
l'altro, Perché difendo l'=rdine dei
giornalisti). Di fatto la Direttiva
2005/36/CE del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle
qualifiche professionali non contiene alcun
riferimento alla professione giornalistica, per il
semplice motivo che in nessuno Stato membro
dell'unione il lavoro del giornalista è equiparato a
quello del medico o di altro "libero
professionista" (vedi In Europa il giornalismo non è una
libera professione di Rodolfo Falvo).
Qualche dubbio può invece sorgere a proposito della
direttiva
2006/123/CE del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato
interno. Neanche in questa ci sono riferimenti alla
professione giornalistica, ma i vincoli italiani
possono rendere difficile nel nostro paese l'attività
di un giornalista di un altro Stato membro: ricordiamo
che svolgere l'attività giornalistica senza essere
iscritti all'Ordine è reato.
Si dovrebbe comunque considerare la legittimità
dell'esistenza dell'Ordine dei giornalisti alla luce
dei principi stabiliti nei trattati dell'Unione.
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Come tutelare i "veri
professionisti dell'informazione"? - 26.05.09
Sono della sua stessa opinione nel considerare il precariato una fetta importante dell'informazione quotidiana, e forse prima di pensare all'abolizione dell'Ordine, bisognerebbe pensare dopo come tutelare tutti i "VERI PROFESSIONISTI DELL'INFORMAZIONE".
Le dico questo perchè anche io sono iscritto presso l'Ordine Regionale di Bari (sono di Brindisi), e nella mia realtà pugliese, si gioca a ribasso sul nostro lavoro.
Lo fa chi specialmente grazie al NON CONTROLLO e alla NON APPLICAZIONE per esempio di un minimo contributivo da parte di tutti gli iscritti e presunti tale, permette a molte persone il cui solo scopo è farsi chiamare "collega" di sminuire il lavoro altrui.
Le dico questo perchè, lavorando come libero professionista (come da lei detto Freelance), ho investito i miei risparmi su attrezzatura di un certo livello, ad esempio MARK II di Canon e ottiche f2,8 anzichè giocattoli da vetrina, solo che MOLTISSIMI SIGNORI, che hanno professioni statali oppure posti di un certo livello, non contenti dei circa 2000euro di stipendio, si prendono il lusso di REGALARE il lavoro altrui.
Penso che non ci sia nessuna tutela su chi svolge il lavoro professionale, e ben vengano secondo me, esami o "limitazioni" tenute da un Consiglio di professionisti, per giudicare se una persona sia abilitata alla professione.
Nel caso di tutti questi pseudo-giornalisti e/o fotografi, secondo lei, pagare un forfettario annuale sulla base di quanto noi paghiamo all'INPGI che è il riferimento, non toglierebbe la piaga di tutto questo ABUSO DI POTERE a chi non ha il diritto di averlo??? Ritengo di si.
Le regole bisogna crearle e poi dare una svolta....solo così forse il buon 40% di favoritismi anche nei contratti con le pubbliche amministrazioni finiranno...
Si è giornalisti o fotoreporter? Perfetto! Nelle dichiarazioni dei redditi si inseriscano anche quelli altrimenti si perdono i così detti "privilegi"....
Mi trovo continuamente a combattere questa piaga, dove io vado a fotografare sotto l'acqua o in condizioni critiche e poi, c'è chi i miei stessi scatti o il video lo regala solo per vedere scritto il proprio nome su un giornale o il sottopancia di un titolo televisivo.
Riflettiamo.
Maurizio Matulli |
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I precari sono precari -
22.05.09
Ciao, mi è stato segnalato questo post con la
notizia del progetto di legge, l'ho letto (e
ringrazio) e vorrei puntualizzare su alcuni passaggi.
A titolo personale, sono solo una giornalista.
primo. la questione del praticantato non è
esattamente così. c'è chi lavora senza contratti, se
dimostri all'odg che quella di giornalista è la tua
occupazione, e che ti procura un reddito simile a
quello che avresti con contratto, ottieni il
praticantato d'ufficio e puoi accedere all'esame di
stato. è più o meno la situazione contenuta nella
pdl, che già esiste ma dipende dagli ordini
regionali. inoltre le scuole di giornalismo, che
grazie all'odg spuntano come funghi, permettono
l'accesso all'esame direttamente. qui si apre una
questione spinosa: le scuole hanno anche ragione di
esistere, ma se l'odg le ha istituite per
"elevare" la professione e per togliere
dalle mani degli editori il potere di decidere chi
deve essere giornalista e chi no, poi è successo che
sono saltate tutte le regole di mercato: se prima la
quantità di giornalisti era più o meno proporzionale
ai posti di lavoro, oggi è un casino, e ciò ha
determinato la svalutazione della professione e del
lavoro, che infatti viene pagato sempre meno, tanto il
parco buoi è sempre pieno e se non ti va questa
minestra non c'è problema, ne troviamo un altro.
senza contare che va bene la scuola, è importante, ma
è nella pratica che ti formi davvero, il resto è
teoria, e uno stage (generalmente gratuito) non è
certo abbastanza.
secondo. i freelance non sono i precari. i precari
sono precari (cococo) i freelance sono liberi
professionisti, magari con partita iva, come me. sto
cominciando a pensare che sia una differenza da
sottolineare sempre. per esempio: la fnsi ha
annunciato trionfale che finalmente il welfare dei non
assunti è stato finalmente riformato pepperepè, ma
è solo l'equiparazione dei cococo giornalisti, quindi
iscritti all'inpgi, a tutti gli altri precari iscritti
all'inps (per di più graduale, ci vorranno due anni
credo). praticamente ora l'inpgi è il 12%, di cui il
2 è a carico dell'editore, e il 10 (!) a carico del
giornalista, le aliquote sono innalzate e divise in
favore del lavoratore, ma solo per i precari! i
freelance restano al famigerato 12%. poi è vero che
molti precari si definiscono freelance, ma la
differenza resta.
(Messaggio firmato)
"Precario" è chi non ha la prospettiva
di un lavoro stabile, chi non guadagna se si ammala,
chi non ha diritto alle ferie e alle festività.
Dunque i free lance sono precari. E la partita IVA li mette nel
mirino del fisco.
Il fatto è questo: persone che fanno lo stesso lavoro
sono trattate in modo diverso. Anche se le
retribuzioni dei giornalisti (regolari) non sono
principesche, quelle dei "giornalari"
restano a un livello vergognoso. In barba all'articolo
3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali". |
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Meglio fare il raccoglitore di
pomodori - 20.05.09
Caro Cammarata,
dal tuo articolo Ordine dei giornalisti: inutile
proposta di legge: "migliaia di pubblicisti, o
addirittura di "non-giornalisti", che
forniscono una quota significativa della produzione di
giornali, radio, televisioni e notiziari on line.
Trattati come merce, pagati più o meno come un
immigrato illegale che raccoglie pomidoro nelle
campagne del Sud".
Dall'ultimo numero de
L'espresso, in "Professione SOTTOPRECARIO":
"I primi contratti non rinnovati sono stati
quelli del giornalisti precari, quasi tutte le testate
hanno tagliato le collaborazioni del 20-30 per cento.
Il settore è asfittico, ma le scuole di giornalismo
continuano a spuntare come funghi, vomitando ogni anno
centinaia di nuovi professionisti, ignari che a prezzi
correnti un articolo in un giornale locale può essere
pagato meno di 10 euro lordi". Meglio fare
il raccoglitore di pomodori!
(Messaggio firmato)
Mi dicono che nelle testate nazionali si
arriva a ben 20 euro, falciati ora dall'aumento dei
contributi previdenziali. Per quanto mi riguarda, ho
smesso di collaborare con i quotidiani quando, alcuni
anni fa, un articolo che aveva richiesto una giornata
di lavoro fuori sede mi fu pagato 30 euro. Neanche le
spese per andare, mangiare un panino e tornare. Era un
importante quotidiano nazionale.
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