I giudici di Palazzo Spada "definitivamente
pronunciando" hanno chiuso l'ennesimo capitolo
della storia decennale della "televisione che non
c'è". L'ennesimo, forse non l'ultimo, perché è
stato riconosciuto ancora una volta il diritto di
Europa 7 alle frequenze. Ma per averle l'emittente
dovrà ricorrere nuovamente al tribunale
amministrativo.
Incredibile la decisione sul risarcimento per gli anni
di mancata attività: se la richiesta di 3,5 miliardi
di euro in caso di mancata assegnazione (o 2,175
miliardi con l'assegnazione) poteva sembrare
esagerata, la somma liquidata è una beffa. Un milione
e spiccioli. Come appare un beffa il modo in cui le
decisioni del Consiglio di Stato sono state annunciate
nel corso della seconda giornata della quarta
conferenza nazionale sul digitale terrestre.
Prima un accenno del presidente
dell'AGCOM Calabrò;
poi in chiusura il sottosegretario alle comunicazioni
Romani, che annuncia come la vertenza sia stata chiusa
con un risarcimento ben inferiore a quello richiesto.
Con tono di sufficienza e l'aria di chi si è
finalmente liberato di un seccatore, Romani ha
paragonato Europa 7 a uno che chiede un risarcimento
esagerato per un banale incidente stradale. "La
questione Europa 7 è risolta".
Poco prima le agenzie avevano battuto la notizia
con la stessa conclusione: "Il Consiglio di
Stato, riconoscendo a Europa 7 un risarcimento di poco
superiore a 1 milione di euro, ha messo la parola fine
alla vicenda dell'emittente tv (Adnkronos, ore 11.00);
"La pronuncia mette la parola fine ad una vicenda
decennale" (ANSA, ore 11.20).
Ma quale fine? Da una prima, veloce lettura delle due
decisioni (la n.
242 sul risarcimento e la n.
243 sulle frequenze) emergono con chiarezza alcuni
punti fermi: a) che Europa 7 ha diritto di avere le
frequenze per trasmettere in ambito nazionale; b) che
ha diritto di essere risarcita per il danno subito per
l'impossibilità di operare; c) che se vorrà avere le
frequenze dovrà ricorrere nuovamente al TAR.
Il TAR dovrà decidere se la soluzione proposta dal
Ministero delle attività produttive è idonea a
soddisfare le esigenze dell'emittente, o se le
frequenze individuate siano del tutto insufficienti
per la copertura dell'80 per cento del territorio,
come prescritto dalla legge.
Che cosa dice il provvedimento del Ministero? Che, in
seguito alla "ricanalizzazione" della banda
III VHF (imposta da una convenzione internazionale del
2006) i sette canali oggi disponibili diventano otto.
E l'ottavo viene assegnato a Europa 7.
Ma Europa 7 non ci sta. Un solo canale può bastare
a coprire il territorio nazionale solo in tecnica
digitale, ma qui si discute dell'analogico. E con un
canale analogico si può arrivare, nella migliore
delle ipotesi, a circa il 20 per cento del territorio.
C'è dunque un'evidente contraddizione tra le due
sentenze: mentre la prima parte dal presupposto che
esse siano state assegnate, nella seconda da una parte
si dice che "è cessata la materia del
contendere", dall'altra si rimanda a un
"ordinario ricorso di cognizione" (cioè di
nuovo al TAR) il giudizio sull'idoneità della
soluzione escogitata dal Ministero per soddisfare le
legittime pretese dell'emittente.
Dunque il caso è ben lontano dall'essere chiuso. A
parte le questioni sulla congruità del risarcimento,
se Europa 7 ricorrerà al TAR (con un successivo
prevedibile appello al Consiglio di Stato), la
decisione arriverà probabilmente in pieno switch-off
dell'analogico. Quando non sarà più necessario
"spegnere" le antenne di Rete 4 (che
trasmette senza concessione) per fare posto a Europa 7
(che la concessione ce l'ha).
Questa è la sostanza del problema.
Ultim'ora. L'interpretazione di un
tecnico sulla questione della copertura.
I trasmettitori di Europa 7 dovrebbero essere ospitati
negli impianti della Rai, secondo le indicazioni del
Ministero, su un canale che deve essere messo in piedi
ex novo, il numero 8 della banda III VHF. Ma oggi non
conviene partire con un nuovo canale analogico, è
normale mettere un multiplex digitale. In questo modo
la copertura di una buona parte del territorio
potrebbe essere raggiunta con la tecnica
dell'isofrequenza, cioè facendo funzionare tutti i
trasmettitori sulla stessa lunghezza d'onda, cosa
impossibile sull'analogico.
Vedi anche:
Il comunicato
di Europa 7
La lunga storia di Europa 7
Europa7. La fine del duopolio
televisivo in Italia?
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