Grande è la confusione sotto il cielo. E sulla terra.
Dove "cielo" è anche Sky e "terra" è anche
digitale terrestre. In questi giorni succede di tutto e
di più. Più del normale, intendo. Perché nel periodo
di rinnovo dei contratti televisivi le polemiche sono
immancabili. Servono a lanciare gli ascolti per la
prossima stagione, oltre che a far valere posizioni di
forza e di potere.
Ma quest'anno la situazione è particolare. Ci sono
elementi nuovi, dei quali dobbiamo capire il
significato. Incominciamo da un elenco ragionato delle
questioni che fanno più rumore.
1. Al primo posto possiamo mettere le nuove rivelazioni sul controllo della Rai da parte di Mediaset
(vedi le note vicende con protagonisti Agostino Saccà e
Deborah Bergamini, sulla combine per le elezioni
amministrative del 2005, al momento della morte di
Giovanni Paolo II). Ora le indagini sulla cosiddetta
"loggia La P4" fanno emergere il duo Luigi
Bisignani-Mauro Masi, ma la sostanza non cambia.
2. Da Masi si passa inevitabilmente a Michele
Santoro, che l'ex direttore generale non riuscì a
buttar fuori. Il rinnovo del contratto di Annozero
è da anni occasioni di accese polemiche. La
trasmissione sembra sempre sul punto di saltare, ma alla
fine "Annozero può incominciare" regolarmente
su Rai2. Quest'anno potrebbe non essere così. Ora c'è
l'inedito triangolo Santoro-Rai-La7 e potrebbe entrare
in campo un altro protagonista: la Rete. Ne parliamo
più avanti.
3. Segue il copione anche la polemica in vista
del rinnovo del contratto di Milena Gabanelli. L'azienda
non vorrebbe assumersi le responsabilità legali per i
contenuti di Report, come è già accaduto nelle
scorse edizioni. Ma questa volta la questione si fa
seria, perché nel consiglio di amministrazione qualcuno
si è accorto che la Rai non potrebbe comunque assumersi
questa responsabilità: è un ente pubblico e come tale
non può garantire i danni eventualmente provocati dai
suoi dipendenti per dolo o colpa grave. Una spada di
Damocle sospesa sulla testa di tutti i giornalisti
e conduttori del servizio pubblico. Problema serio, che
affronteremo presto su queste pagine.
4. Inedita è invece la querelle
tra Lucia Annunziata e Paolo Ruffini, direttore di Rai3.
Anche in questa rete, afferma la giornalista, ci sono
"piccole mafie,
rapporti non chiari, privilegi attribuiti non secondo il
merito" (vedi l'intervista su Il
Messaggero). Non lo sapeva, lei che è stata
anche presidente della Rai? Dimissioni. "Non
tornerò più indietro" dice. Ruffini risponde
"atto unilaterale a seguito di una polemica
unilaterale e di affermazioni offensive che non intendo
commentare anche perché si commentano da sole".
Fine della storia?
5. Fabio Fazio, Roberto Saviano, Che tempo
che fa, Vieni via con me. Un'altra faccenda
complicata. Saviano sembra ormai definitivamente
approdato a La7. Fazio dovrebbe vedere confermato Che
tempo che fa, mentre Vieni via con me (con un
altro titolo) è previsto su La7. Ma pare che ci siano
problemi per il "prestito" di Fazio a quella
che ormai è una seria concorrente.
6. In tutto questo sembra una questione di
scarsa importanza la vertenza tra Sky e e Mediaset, a
proposito della cancellazione dei programmi Mediaset
Plus dai palinsesti dell'emittente satellitare. Normali
questioni di concorrenza, si direbbe. Ma sullo sfondo
rimane l'annunciata cancellazione anche di Current
(vedi
Anche Al
Gore fa i conti con l'anomalia italiana), che
appare come un favore fatto da Murdoch a Berlusconi.
L'australiano da un parte dà e dall'altra toglie?
Qui si rivela il punto cruciale. Neanche Murdoch, il
più potente operatore televisivo del mondo, può
rischiare lo scontro frontale con il nostro signore
delle televisioni e capo del Governo. Perché Berlusconi
come concorrente può essere combattuto ad armi pari, ma
come politico ha in mano l'equilibrio economico
dell'azienda Sky (vedi Il digitale terrestre è un dossier sempre aperto
e Eccesso di delega o eccesso di potere
televisivo?).
E nemmeno Giovanni Stella, vicepresidente esecutivo
di Telecom Italia Media, può fare troppi dispetti al
titolare del conflitto di interessi, prendendo Michele
Santoro a La7. Come operatore di telecomunicazioni, la
società proprietaria dell'emittente non può andare in
rotta di collisione con il governo. Secondo Il Fatto
quotidiano "La7 chiude le porte a Santoro e in
cambio il governo salva Telecom".
Dunque ci sono diverse possibili spiegazioni per
l'improvvisa chiusura delle trattative tra Santoro e
La7: non solo politiche, ma anche di concorrenza tra
operatori televisivi. Perché se La7 sale negli ascolti,
Mediaset e Rai scendono.
Infatti nel CDA di viale Mazzini si sta ventilando la
possibilità di una marcia indietro e di cercare di
riprendere Annozero. Ma Santoro è anche pronto a
farlo in proprio, con il Web e una catena di emittenti
private (vedi l'intervista a Il
fatto quotidiano). Si è visto che può
funzionare, con Rai per una notte e Tutti in
piedi. Ma non è questo il punto essenziale.
Devono far riflettere le parole con le quali Enrico
Mentana ha commentato la situazione nel TG
serale del 30 giugno. Parlando della rottura delle
trattative tra la sua emittente e Santoro, Mentana ha
detto: "E' necessario che Telecom Italia Media,
cioè l'editore de La7, chiarisca in modo inoppugnabile
che ha fatto la sua scelta senza nessuna pressione
esterna, come alcuni hanno francamente ipotizzato". E che
la società "ha il dovere di spiegarsi, perché si
è autorizzati a pensare che qualcuno non voglia questi
risultati".
Interrogativi pesanti. Ma il fatto importante è che
qualcuno, finalmente, ha posto queste domande da un
telegiornale che ha un largo seguito a livello
nazionale. Fino a ieri non era possibile, perché i soli
TG importanti erano quelli controllati dal signore delle
televisioni.
Significa che il sistema televisivo italiano, immobile
da trent'anni, forse sta cambiando. La7 è molto più di
un pezzo di ferro lanciato a bloccare un ingranaggio.
Forse è il "terzo polo televisivo" che
nasce. A parte il fatto che i primi due sono diventati
uno solo, probabilmente è un segno dello stesso
cambiamento che ha determinato i risultati delle ultime
elezioni amministrative e dei referendum: il sistema è
logoro, la gente non ne può più, il capolinea è in
vista.
La Rai perde i suoi conduttori di punta (c'è anche
Simona Ventura che passa a Sky). Un TG
"popolare" come quello di Minzolini perde
ascolti e uno con contenuti più seri, come quello di
Mentana, li guadagna.
Un anchorman come Santoro è pronto a fare la sua
trasmissione senza un'emittente di primo piano alle
spalle. Grazie, soprattutto, alla crescita
dell'internet.
Tutto questo può significare che il sistema
mediatico italiano, e quindi il conflitto di interessi,
l'anomalia, è al capolinea. Difficile prevedere i tempi
e i modi della fine. E che cosa ci sarà dopo. Ma si è
messo in moto un meccanismo che sembra difficile
fermare.
Ultim'ora. Telecom Italia media ha risposto
che la trattativa con Santoro non è andata a buon fine
perché lui pretendeva un'eccessiva libertà di azione.
Santoro polemizza con Mentana, Mentana gli risponde oggi
sul Corriere della sera. Siamo in attesa delle prossime
puntate e forse di qualche sorpresa.
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