L'anno che si è appena concluso ci ha lasciato molte
questioni aperte. Le più significative possono essere
ricondotte, ancora una volta, alla "anomalia
italiana" nel campo dell'informazione.
I problemi attuali riguardano il passaggio al digitale
terrestre, ancora più traumatico di quanto ci si
aspettava, e il decreto legislativo che modifica il
testo unico sulla radiotelevisione. Due situazioni in
cui sembra di vedere dei "favori" elargiti
all'azienda del capo del governo.
Altri problemi si presentano per l'internet. Oltre ad
alcuni punti del "nuovo" testo unico, ci sono
due sentenze - della Cassazione e del tribunale di Roma
- preoccupanti per il coinvolgimento della
responsabilità dei provider, con possibili conseguenze
sulla libertà di espressione. Aspettiamo quella del
processo Vividown contro Google, il 27 prossimo, per
affrontare l'argomento.
Ora è necessario esaminare le questioni del digitale
terrestre e del testo unico della radiotelevisione, che
viene modificato per l'attuazione della direttiva
2007/65/CE.
Top
Incominciamo registrando una buona notizia:
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha
deciso che la tessera Tivù Sat, indispensabile per
vedere le trasmissioni criptate del servizio pubblico,
deve essere fornita ai cittadini italiani, anche
residenti all'estero, "a fronte del rimborso dei soli
costi" e che deve essere possibile "associare
la smart card con differenti apparati di
ricezione". Senza quindi l'onere di dover
acquistare un apposito decoder (vedi il comunicato
stampa del 16 dicembre).
Ma "liberazione" di Tivù Sat non risolve
tutti i problemi del digitale terrestre. Anche perché
la piattaforma non trasmetterà i programmi a diffusione
regionale, almeno per quanto è dato di sapere fino a
questo momento. Di conseguenza, gli utenti delle zone in
cui il DTT non si riceve, o si riceve male, non vedranno
l'informazione regionale della Rai, componente
essenziale del servizio pubblico. E' un problema molto
serio, del quale l'Autorità dovrebbe occuparsi, anche
alla luce del caos che regna nel Lazio, a quasi due mesi
dallo switch-off della televisione analogica.
Qui le difficoltà di ricezione dei canali del
servizio pubblico sono evidenti non solo nelle aree
extraurbane, ma anche in qualche zona di Roma. Aree in
cui la visione di molti canali Rai è critica, in
particolare quella dei tre generalisti sulla banda VHF. Ma
anche il canale 25, quello "sperimentale"
sulla banda UHF, non funziona dappertutto. Manca spesso
all'appello anche RaiNews24, trasmessa su un'altra
frequenza. Nelle stesse zone i programmi Mediaset si
vedono senza problemi. Sarebbe interessante sapere per quali
motivi tecnici in una determinata area non si riceva un
canale, mentre quelli più in alto e quelli più in
basso, nella stessa banda, non presentano problemi. E
perché queste difficoltà interessino soprattutto le
emittenti del servizio pubblico.
Hai un bel "risintonizzare" i ricevitori:
ogni giorno appaiono emittenti nuove, altre scompaiono.
Nella zona di Roma Sono più di 250: un numero che appare esagerato in
relazione alle frequenze effettivamente disponibili.
Dalle informazioni che appaiono sui ricevitori più
sofisticati sembra che da diversi multiplex sia diffuso
un numero di programmi molto più alto dei cinque
possibili con una buona qualità. I soliti malpensanti
possono dedurre che in questo modo si eleva il numero di
programmi che possono essere trasmessi dallo stesso
soggetto, rispettando il limite antitrust del 20 per
cento dei programmi irradiati...
Ancora una domanda sul servizio pubblico: come mai
non è stata prevista la diffusione anche sulla DTT dei
canali che trasmettono via satellite le sedute del
Senato e della Camera dei deputati? Anche questo è un
problema che dovrebbe riguardare l'Autorità di
garanzia.
Dal 16 dicembre tra le nuove emittenti è attiva
anche Cielo, il canale di Sky sul digitale
terrestre. Come si ricorderà, l'autorizzazione a
trasmettere era stata inizialmente "ritardata"
dal Ministero competente, a causa del divieto di
trasmettere su frequenze terrestri fino alla fine del
2011, imposto a Sky dall'Unione europea in funzione
antitrust (vedi Digitale terrestre: il Cielo può attendere.
Fino al 2012 e Mediaset contro Sky nella guerra delle
televisioni). L'inizio delle trasmissioni era
previsto non prima dell'inizio di quest'anno, salva la
possibilità di un ulteriore rinvio.
Ma poi l'autorizzazione è stata concessa in tempi
rapidi, con motivazioni nebulose. Il canale è entrato
in attività appunto il 16 dicembre, con una
"stranezza" nel palinsesto: il notiziario Sky
TG24 non viene trasmesso nelle ore di maggiore ascolto,
che assicurano maggiori introiti pubblicitari. Ma alle 7, alle 12, alle 19 e a mezzanotte. In questo
modo non sottrae spettatori ai telegiornali che sono
sotto il controllo, diretto o indiretto, del signore
delle televisioni. Ma va "contro" il TG3,
l'unico che non può essere considerato
"governativo". Al quale sottrarrà
inevitabilmente un certo numero di spettatori, anche in
considerazione del fatto che Sky TG24 si riceve bene
nelle aree in cui il TG3 non arriva, come RaiNews24.
E' l'ennesima manifestazione dell'anomalia italiana.
Ma non l'ultima: il 17 dicembre il Governo ha varato il
decreto legislativo di attuazione della direttiva
2007/65/CE, che colpisce Sky sulla pubblicità e
nasconde un "regalo" a Mediaset con alcune
modifiche al testo unico della radiotelevisione (vedi
Le polpette avvelenate del nuovo Testo unico radio-TV).
|