L'ANOMALIA

1994 – 2023

I capitoli

1. Prologo
2. L'era del monopolio
3. Dalla riforma del 1975 a Sua Emittenza
4. Dai pretori alla legge Mammì
5. La legge Maccanico
6. La "Gasparri": contro la Costituzione?
7.  Da Gasparri a Gentiloni. E ritorno
8. Lo strano caso della televisione che non c'è
9. La nuova televisione è digitale
10. Sky, il monopolio del... cielo
11. Il satellite all'italiana: Tivùsat
12.  Anomalie e quadro normativo
13. L'uso criminale della televisione
14. Il nuovo scenario dei media
15.  Nuova televisione, vecchie lotte di potere
Nota bibliografica
Cronologia dal 1910

Le prime pagine

1. Prologo

Non c’è potere senza televisione

24 giugno 2023. Guerra in Ucraina. La milizia Wagner marcia verso Mosca. Sembra l’inizio di colpo di stato. «La Tv russa trasmette un documentario su Berlusconi durante il tentativo di golpe della Wagner. Il canale di Stato non dà informazioni sull’avanzata delle milizie mercenarie di Prigozhin verso Mosca». 
Un titolo a caso, da una prima ricerca con Google con le parole «golpe» e «televisione».

Roma, luglio 1964. Rumore di sciabole. E' nell'aria un colpo di stato. Ordito dal comandante generale dei Carabinieri, come si apprenderà dopo. I primi compiti degli uomini dell'Arma sono la "enucleazione" di importanti personaggi politici e il controllo dei servizi pubblici essenziali, incominciando dalla televisione. A questo scopo gruppi di sottufficiali sono stati addestrati all'uso degli impianti di trasmissione. Si chiama "Piano Solo". Solo un piano, per fortuna.

Roma, notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970. Un altro tentativo di colpo di stato è sul punto di scattare. Sulla via Olimpica, a un passo dalla sede Rai di via Teulada, è ferma una colonna di mezzi delle guardie forestali. Sono pronte a occupare gli studi della televisione, per annunciare agli italiani il nuovo ordine dello Stato. Il "Golpe Borghese" sarà fermato all'ultimo istante.

Roma, aeroporto di Fiumicino, 4 luglio 1981. Da un doppio fondo della valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del "venerabile" capo della loggia massonica P2, salta fuori un documento che contiene un progetto eversivo. E' intitolato "Piano di rinascita democratica". C’è anche una parte dedicata ai media. Vi si legge che tra le diverse iniziative necessarie per il successo del piano c'è quella di "coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale" e "dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna". "Altro punto chiave – si legge ancora nel documento – è l'immediata costituzione […] della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese"

Pochi esempi – molti altri si possono trovare – mostrano che un colpo di stato inizia con due operazioni fondamentali: neutralizzazione degli esponenti del potere in carica e la conquista della televisione. Questa serve per comunicare alla popolazione che il potere è passato di mano. Se la popolazione non lo sa, il golpe non c'è.
Il potere ha bisogno della televisione, perché essa stessa è un potere. La tripartizione illuministica di Montesquieu, che resta il fondamento dell'organizzazione statuale di tutte le nazioni democratiche moderne, contempla la separazione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Oggi ci sono altri poteri, più o meno visibili. Ma non è un caso che i principi della democrazia parlamentare moderna e della libertà di stampa si siano formati nello stesso luogo e nello stesso tempo, l'Inghilterra tra il XVII e il XVIII secolo. Dove già nel 1700 si parlava di "quarto potere", in senso non del tutto metaforico, a proposito della stampa.

Oggi c'è un "quinto potere", quello della televisione. Non si sa chi abbia coniato questa definizione, resa celebre dal film diretto nel 1976 da Sidney Lumet (l'originale si intitolava "Network"). La televisione è un potere perché influisce sulla vita e sulle idee delle persone attraverso diversi meccanismi. I suoi contenuti sono schematicamente distinti in due grandi aree, quella dell'informazione e quella dell'intrattenimento. Ciascuna è divisa in sotto-aree di non sempre facile classificazione, come non sempre è facile distinguere l'informazione dall'intrattenimento. I generi e gli stili si mescolano: spesso si chiama fiction la ricostruzione della realtà, mentre i cosiddetti reality show appaiono assai poco realistici, sospettabili di manipolazioni. D'altra parte anche l'informazione, sia quando si propone come news sia nella forma del cosiddetto "approfondimento", molte volte tende a farsi spettacolo. Il risultato è un flusso magmatico di contenuti, che incide sulla vita quotidiana della maggior parte delle persone. In diversa misura, ma quasi sempre con un'influenza determinante sulla visione del mondo e sulla formazione delle opinioni.

Un punto deve essere chiaro: non bastano un programma, una trasmissione (o un "post" su una piattaforma social) per influenzare l’opinione pubblica. È il lento accumulo di informazioni che, un po’ alla volta, sotto traccia, costruisce una visione della società. Come si dice oggi, con un termine insopportabile, una "narrazione". Che determina le scelte dei cittadini.

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© Testi e immagini Manlio Cammarata – 2023    Informazioni sul copyright