Roma, luglio 2015. Sono seduto al tavolino di un bar con un
amico, lettore entusiasta delle avventure del colonnello Rey.
È il
professor Karim Mezran, nato a Tripoli, vissuto in Italia
e ora negli Stati Uniti. Esperto di questioni
internazionali e soprattutto del Nord Africa, ora fa parte
di un think tank vicino alla Casa Bianca.
«Quando arriva la terza storia?», mi chiede.
«Ci sto pensando. Ho in mente un intreccio che incomincia
con Rey che deve sventare un attentato elettronico dell'ISIS,
devastante, ma non ho deciso dove ambientarlo... Forse in
una immaginaria ex-repubblica sovietica. O forse in Libia,
che ne dici?».
«E' una buona idea. Adesso in Libia il DAESH...».
Karim racconta. In meno di mezz'ora ho in testa la parte
centrale della storia.
Due mesi di ricerche frenetiche e di incontri con
persone che conoscono la Libia. Scambi di email e di
telefonate via Skype con Karim, che nel frattempo è
ritornato in America. Ai primi di novembre il romanzo ha
preso forma.
Quando incomincio a scrivere una storia, non so bene
come andrà a finire. Certo, ho un'idea della conclusione,
ma spesso la narazione prende la mano del narratore e la vicenda va avanti da sola. Ed ecco il mio
ex-tenente colonnello che si becca un proiettile di
Kalashnikov. Una brutta ferita, rischia di finire
dissanguato. Come lo tiro fuori da questa situazione?
All'ultimo momento... All'ultimo momento devono arrivare
"i nostri", come da tradizione. E i
"nostri" non possono essere che i corpi speciali
delle forze armate italiane.
Così incomincia una nuova ricerca. Cosa sono i corpi
speciali, come si addestrano, che cosa fanno? Quando mi
pare di saperne abbastanza, scrivo un finale con gli
incursori del Comsubin che arrivano dal mare e portano via
il ferito in gommone. Ma è realistico?
Mi serve un consulente. Chiedo in giro, interpello
qualcuno che mi aveva dato qualche "dritta" per
le primi due storie.
Pochi giorni dopo incontro il Comandante Lupo in
persona. Gli faccio leggere la scena.
«Non va proprio così, va bene lo sbarco con i gommoni, ma
poi lo portano via in elicottero», dice.
«Potresti scriverla tu, la scena?», chiedo.
Dopo un paio di giorni arriva un racconto adrenalitico,
perfetto. Devo solo tradurlo dal militarese e fonderlo con
quello che, intanto, succede a Roma.
Carlo Alberto Rey è salvo, pronto per un'altra avventura.
Ma qui incomincia un'altra avventura: quella del libro
in cerca di un editore. Ve la racconterò presto, perché
è interessante per capire qualche aspetto del mercato
editoriale in Italia.
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