La cronaca diventa storia
I più grandi fotografi
hanno lasciato esempi straordinari di street photography (un
nome per tutti: Henri Cartier-Bresson).
In Italia la definizione di "fotografia stradale" fu
coniata da Mario Pannunzio per il settimanale Il Mondo, che diresse dal 1949 al 1966. Il
formato "lenzuolo" ben si prestava alla pubblicazione di
immagini di grandi dimensioni per raccontare l'Italia di quel tempo,
senza retorica e senza cadere nella tentazione del bozzetto.
Oggi
sfogliare quei fascicoli ingialliti aiuta a capire come la
fotografia stradale possa essere parte essenziale di un discorso politico –
in senso alto – pronto per la storia.
Ma non occorrono né un grande fotografo né un grande giornale
per narrare il passato, anche nei suoi risvolti sociali. Basta
riprendere qualche negativo dimenticato per suscitare riflessioni
non banali.
Come queste due foto del 1973, scattate a Vieste, un paese del
Gargano: dietro l'uomo che
passa a dorso d'asino c'è una Flaminia Coupè, allora macchina di
gran lusso... con la targa di Milano. E più indietro una 1100 di
vent'anni prima.
Intanto a Roma era tutta un'altra storia, come mostra la fotografia qui sotto, anche questa del 1973.
Sono tre normali immagini scattate al volo, colgono attimi normali
di realtà differenti. Ma, viste una dopo l'altra, descrivono
qualche aspetto forse dimenticato dell'Italia in un periodo che
molti ricordano come "gli anni di piombo", mentre per
altri sono "i favolosi anni '70".
Ecco, la fotografia stradale può servire anche a questo. A
risvegliare le coscienze, oltre che a fissare attimi destinati a
diventare memoria.
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