Al timone del servizio pubblico radiotelevisivo la vicepresidente della Banca d'Italia.
Al posto di direttore generale un manager del settore privato. Il Ministero del tesoro
rappresento da un direttore generale dello stesso Ministero. Queste le tre carte calate da Mario Monti sul tavolo delle
nomine per il consiglio di amministrazione della Rai. C'è una dettaglio da
considerare. Secondo la legge Gasparri, il capo del
Governo non può "nominare" né il presidente né il direttore
generale. Le persone che dovranno assumere quegli incarichi sono
"indicate" dall'azionista di maggioranza, cioè il Ministero del
tesoro. Che può "nominare" solo il proprio rappresentante. Il
Presidente del consiglio lo ha spiegato, ma tant'è: per le immancabili
polemiche, è più comodo partire dall'idea che sono stati tutti nominati da
Mario Monti.
Di fatto è stata compiuta una piccola forzatura, che ha un significato preciso:
Monti vuole far capire che è ora di farla finita con le nomine di partito, con la spartizione delle
poltrone, con i fili diretti tra le segreterie politiche e i consiglieri di
amministrazione. Lo aveva detto con chiarezza:
«...enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell'indipendenza dalla politica non è
garantita. La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno
rivisti».
E' la prima volta, da quando la Rai esiste, che la nomina del
presidente non è frutto di alchimie politiche né di diktat in
conflitto di interessi. Il primo passo verso la fine dell'anomalia.
Ora si impone un altro passo. la Commissione parlamentare ha il compito di
eleggere sette componenti del CDA. Devono essere persone "aventi i
requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135,
secondo comma, della Costituzione o, comunque, persone di riconosciuto
prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di
comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche,
giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi
significative esperienze manageriali", come recita l'art.20,
comma 4, della Gasparri.
Ora, come ho ricordato nei precedenti articoli sull'argomento, nella Commissione
parlamentare non c'è più la
maggioranza del signore delle televisioni. Basta applicare le norme della
Gasparri per nominare sette componenti del CDA, indipendenti quanto basta.
Indipendenti in primo luogo dalla concorrenza. E soprattutto competenti, perché
nei curricula delle persone indicate o nominate dal Governo non spiccano
significative esperienze in materia di servizi di media.
Ma la situazione è confusa: il Partito Democratico ha ripetuto che non indicherà
propri candidati "perché i partiti non devono partecipare alla governance".
Giusto. Ma la legge impone che i partiti eleggano i consiglieri: basta nominare
persone che non siano legate ai partiti, esperti indipendenti, per tagliare il
filo tra politica e governo dell'azienda di viale Mazzini. C'è l'occasione
per sottrarre il servizio pubblico all'influenza nefasta del signore delle
televisioni, ma il PD non vuole coglierla.
Domani il presidente Zavoli convoca il consiglio di presidenza per decidere
la data dell'apertura del seggio elettorale. Se il PD insisterà nella sua
posizione, potrebbero essere eletti solo consiglieri graditi al partito del
signore delle televisioni. Oppure potrebbe verificarsi una paralisi, con la
conseguente permanenza del vecchio CDA, espressione dell'anomalia di sempre.
Risuonano ancora le parole di Romano Prodi, di pochi giorni fa: "La spinta
al suicidio di questo partito non ha limiti".
Ma, anche con questa legge, cambiare è possibile. Tanto per incominciare,
qualcuno del PD si è accorto che i curricula di Carlo Freccero e Michele
Santoro soddisfano i requisiti della legge Gasparri?
Curricula che erano stati presentati per le cariche di vertice, come una
provocazione. Ora è il momento di prenderli sul serio. E finirla di perdere
tempo ad asciugare gli scogli. Vedi anche:
Ora per la Rai un CDA "indipendente" è possibile
- 02.05.12
Un commissario alla Rai:
Montalbano o Santamaria? - 26.03.12
Per la Rai è il momento giusto per
cambiare sistema - 06.12.11
|