Un doppio enigma,
colonnello Rey
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Un omicidio in una stanza
chiusa
Una storia di spie, traditori e codici segreti
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La seconda storia dell'agente senza pistola
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Le recensioni
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6. Un poco deluso
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Marco Esposito su Amazon - 26.10.16
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Dopo il primo romanzo sul colonnello Rey pensavo qualcosa
meglio. Invece il nostro quasi non si vede. La narrazione
mi sembra indulgere nei tecnicismi. Comunque me lo sono
letto d'un fiato.
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5. Le strane
abitudini dell'agente senza pistola (il terzo enigma è
una recensione anonima)
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Autore sconosciuto - 18.10.16
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Trovo per caso tra i documenti del "doppio
enigma" un file di Word con questa recensione, della
quale non ricordo o ignoro la provenienza. Ho fatto
accurate ricerche, senza risultato. La pubblico, sperando
che l'autore si riconosca o che il colonnello Rey lo
rintracci. Anche se adesso il nostro agente ha ben altri
problemi da risolvere... (MC)
Il colonnello Rey è un personaggio del tutto nuovo
nella storia del thriller italiano, nel quale peraltro lo
spionaggio è un genere quasi o del tutto assente. Ma,
alla seconda avventura, è già un personaggio familiare,
nella sua originalità, fatta di strane abitudini (non
porta mai la pistola, gira su una macchina decrepita,
adora la sua Harley-Davidson), nella sua figura asciutta e
rigida, nel suo modo silenzioso di investigare.
Il colonnello Rey balza vivo dalle pagine, come gli altri
personaggi, descritti in pochi tratti magistrali, come i
luoghi e le situazioni. La scrittura è fluida nel suo
italiano di una qualità ormai rara.
"Un doppio enigma, colonnello Rey" gioca su un
registro diverso dal quello del primo libro "Il
colonnello Rey, suppongo". È una storia più vicina
al "giallo" tradizionale, con un cadavere nelle
prime pagine e l'assassino scoperto nelle ultime. Ma ha lo
stesso ritmo inesorabile, che costringe il lettore a
leggere il libro tutto in un fiato, fino all'amara
conclusione. Da non perdere, nell'attesa della terza
avventura (Cammarata, per favore, non ci faccia aspettare
un altro anno e mezzo).
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4. Spero di leggere
presto la terza storia
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Vincenzo Andò nel blog di Tabulas -
24.06.16
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Ho letto uno dopo l'altro i due libri sulle avventure del
colonnello Rey, che mi hanno appassionato.
Innanzitutto, di spy o crime stories la letteratura
italiana non ne ha poi espresse molte e quando lo ha fatto
(e naturalmente mi riferisco solo a quelle che ho lette)
c'è sempre una vena di "macchiettismo" che in
fondo va a prevalere sulla storia stessa col ruffiano
tentativo di rendere simpatici alcuni personaggi. Ciò
l'ho visto ottenere, ad esempio, con l'uso del dialetto
(più o meno addomesticato) e con un un
"localismo" che finisce per togliere alle storie
stesse quell'afflato che potrebbe renderle più ampiamente
conosciute ed in qualche modo adatte a palati
extra-nazionali. Nei due libri che ho letto questo
"provincialismo" (parola che peraltro odio per
motivi che non ho qui tempo di elencare) non c'è. Il
colonnello Rey appare come una "persona" con
lati caratteriali veri, anche quelli antipatici.
Ciò che voglio dire è che in queste opere non si
manifesta la solita tendenza italiana a considerarsi in
fondo un paese di serie B, quel senso di periferica
inferiorità che esprime storie unicamente leggibili nel
nostro paese.
Con le opportune modifiche/aggiustamenti se ne potrebbe
anche intravvedere la trasposizione su schermo perché i
personaggi, dal protagonista agli altri potrebbero vivere
in una qualsiasi ambientazione "occidentale"
Se devo dire, "Il colonnello Rey, suppongo" mi
ha appassionato più del "Doppio enigma"
ma ambedue risultano (come, spy stories o
"gialli") decisamente diversi da quanto letto
finora in materia e pertanto avvincenti. Quando dico
"diversi" intendo riferirmi al lato
"tecnologico" che permea ambedue i racconti.
Certo io non sono un esperto di internet per cui ho
trovato particolarmente utile i glossari alla fine dei
volumi. Al contempo, l'elenco dei personaggi all'inizio mi
ha un po' rimandato ai vecchi gialli di un tempo (non so
se ci sono ancora).
Tanto per dare un'idea di ciò che leggo io in materia di
"crime stories", sono principalmente classici
inglesi (Agatha Christie o P.D. James) nei quali, me ne
rendo perfettamente conto, la vicinanza alla realtà è
praticamente inesistente. Mi godo tuttavia, leggendoli in
lingua originale, soprattutto l'uso della lingua nelle
lunghe descrizioni e contorno dei personaggi e delle
circostanze, a volte un tantino eccessivi ma che,
stranamente, mi danno un senso di quiete che intramezza le
mie altre letture, generalmente di argomenti molto più
"pesanti".
Queste sono le argomentazioni che mi frullano per il capo,
mentre spero di leggere presto la terza storia.
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3. Ben fatto
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Stefania Caputo su Amazon - 18.06.15
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Ben costruito, piacevole da leggere, migliore del
precedente.
Mi ha un po' deluso la scena degli ostaggi, ma nel
complesso l'ho letto volentieri.
Se il trend è questo, aspetto il prossimo :)
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2. Tanti enigmi in un
libro che vi consiglieRey
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Francesco Canepa su Amazon - 15.06.15
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Temo… cioè… credo, che questo regale colonnello ci
abbia preso gusto e si prepari per il triplo enigma del
prossimo libro. O meglio: video-libro, in attesa, qui
nella vecchia Europa, dell'audio-video libro.
Non so se la "tecnica" di scrittura di Cammarata
potrebbe avere risultati differenti a seconda del mezzo di
lettura (o di ascolto) adoperato dal lettore (o auditore),
ma certamente la sua sfida - oltre che quella di creare
"emozioni" nel "fruitore" …e ne
crea! - riguarda anche il medium utilizzato.
Io - da buon allievo di Baskerville (Guglielmo, non
"il mastino") e da buon analfabeta digitale - me
lo son stampato e me lo leggo all'antica: con gli occhi,
non con i "digiti".
Ma veniamo a noi ed ai nostri dieci giorni, che cominciano
con un cane che "Sente qualcosa …qualcosa di
brutto" (non a Fossanova, ma) in una afosa Ansedonia.
E' ovvio che per il povero capo-famiglia la vacanza sfuma
e si torna a Roma, lasciando lì cane e famiglia.
Così come (lasciando ben altro!) ci deve tornare, a
cavallo della sua HD, una nostra vecchia conoscenza,
proprio nel momento in cui stava per farlo dove non
l'aveva mai fatto: ma, con quel caldo, non si capisce bene
cosa.
Mentre invece il procuratore capo si trovava già 'n miezz
a na stra…Roma afosa e, alle 03:20, non trova di meglio
da fare che sfrukuliare il cellulare di servizio della
sostituta procuratrice Rosaria Corbino.
Ma, a questo punto, si capisce bene invece che la faccenda
è talmente grossa che bisogna sciropparsi tutte le
"n" pagine del libro (dove "n" dipende
da come le avete stampate) non solo fino all'incredibile
soluzione finale, ma eziandio fino all'epilogo
dell'Epilogo.
Se voi pensate che a questo punto vi riassumo il libro e
magari vi rivelo il nome dell'assassina/o (la parità di
genere dovrebbe valere anche per i killer: non vorrei
urtare la suscettibilità di qualche boldrin-woman) e Vi
disvelo almeno uno degli enigmi: skordateVelo!
A me son venute 260 pagine, anzi "paggine", e me
le sono lette tutte e - debbo ammetterlo - tutte d'un
fiato, perché non riuscivo più a smettere di ficcare il
naso in questa storia, nella quale - grazie alla
consolidata tecnica narrativa di Cammarata - ti senti
immediatamente calato, coinvolto e smanioso di scoprire
dove si vuole andare a parare.
A tutto questo - che è fisiologico nella lettura di un
buon giallo - aggiungete quell'ansia che quel
mefistofelico Cammarata riesce a metterti addosso con
quelle sue panie informatiche che devi far finta di
padroneggiare mentre addenti una mela, per darti un tono.
In quel mondo virtuale nel quale finisce per avvilupparti
rischi di non renderti conto che - alla faccia della
"virtualità" - una persona è stata scannata (o
scannerizzata?) more antiquo, fra un click 3.0 e l'altro.
Vi consiglieRey di leggere prima il glossario pubblicato
in calce, perché consente anche ai non esperti di cose
informatico-barbofintesche di capire meglio di cosa si sta
parlando.
E adesso arriva il vero momento critico per qualsiasi
"reycensore" : come accommiatarsi dagli incauti
lettori della recensione?
Mi viene in soccorso la sensazione di percepire l'eco di
un poderoso incipit: "Videmus nunc per speculum et in
aenigmate".
A volte le sinapsi mentali rimangono misteriose, ma
stavolta, richiudendo il simil-libro, lo sguardo mi cade
sul titolo e risolvo il mistero "piùmmeglio e
piùpprima der colonnnello-re": ora vediamo (le cose
indirettamente) come con uno specchio e in maniera
enigmatica… ma un dì (magari un maledetto lunedì o,
forse, era già un maledetto martedì) le vedremo
(direttamente) faccia a faccia.
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1. Nella migliore
tradizione dei gialli con "delitto da camera
chiusa"
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Andrea Monti su Amazon - 21.04.15
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Anche questa volta la prima recensione è... in conflitto di interessi,
perché Andrea Monti ha seguito la stesura del romanzo fin
dall'inizio, con consigli e rimbrotti. E quindi non può
parlarne male... (M.C.)
La seconda avventura del colonnello Rey è più
"romanzo" e meno "reportage".
Rispetto a "Il colonnello Rey, suppongo", il
racconto perde il dubbio sottile e latente di essere di
fronte, come ho
scritto per la prima avventura di questo personaggio,
a qualcosa che si poteva dire solo in forma romanzata. Ma
guadagna una dimensione narrativa che si inserisce in modo
non scontato nella migliore tradizione dei gialli con
"delitto da camera chiusa".
La tecnologia dell'informazione (il grande filo conduttore
delle avventure della spia senza pistola) anche in questo
romanzo è usata in modo intelligente, evitando di ridurla
al ruolo di banale deus ex machina per trarre di impaccio
un autore a corto di idee o per sciogliere una trama
oramai avvoltolata su se stessa.
Altro punto di forza della nuova avventura del colonnello
Rey è la gestione della continuity.
Nell'approccio anglosassone di genere il personaggio è
spesso tagliato con l'accetta e i suoi tratti sono
complessivamente descritti in ogni singolo libro. Pensate
al Jack Reacher di Lee Child o al Jack Nightingale di
Stephen Leather: le singole avventure saranno anche belle
da leggere, ma il protagonista rimane sempre uguale a se
stesso.
La continuity dell'universo Rey, invece, è
dinamica: cambiano i ruoli, le persone e cambiano i
rapporti di forza. E cambia anche lo scomodo ufficiale dei
carabinieri, che in una cosa, però, rimane sempre uguale:
è una spia senza pistola. Link permanente
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