"Decoder digitale terrestre - Detrazione fiscale
20%": un cartello di questo tipo campeggia su
molti televisori dell'ultima generazione presenti
negli scaffali dei negozi, affollati per gli acquisti
natalizi. E' l'effetto di una disposizione
della legge finanziaria 2007, pensata "allo scopo di favorire il rinnovo del parco
apparecchi televisivi in vista della migrazione della
televisione analogica alla televisione digitale".
Ma una spiacevole sorpresa
si nasconde dietro lo sconto "in differita"
(si deve attendere la prossima dichiarazione dei
redditi per recuperare la somma): quasi tutti gli
apparecchi oggi in vendita non non hanno la fessura
per la scheda di Mediaset o La7 per la visione dei
canali a pagamento. Ricevono solo i canali free.
La non compatibilità con lo standard della DTT a
pagamento (mhp)
è una limitazione non trascurabile, se si pensa che
la programmazione sportiva criptata è il
principale motivo per cui molti italiani hanno
acquistato o stanno per acquistare un decoder digitale
terrestre, o sono sul punto di acquistare un televisore
adatto alle trasmissioni in digitale. Che significa
tutto questo?
Significa probabilmente che l'industria non crede
nel decollo della TV digitale terrestre in Italia. E'
strano: i produttori dovrebbero avere tutto
l'interesse a spingere le famiglie a cambiare gli
apparecchi, sostituendoli con modelli predisposti per
la televisione dei prossimi anni. O forse pensano che
il ritardo sarà tale da far maturare una nuova ondata
di sostituzioni?
C'è un dato che deve essere valutato con
attenzione: l'art.
16 del "collegato" alla legge
finanziaria 2008 impone tappe precise per il digitale
terrestre. Eccole:
1. entro quattro mesi dall'entrata in vigore del
decreto (3 ottobre 2007) tutti i televisori solo
analogici dovranno essere messi in vendita con la
scritta "Questo televisore
non è abilitato a ricevere autonomamente trasmissioni
in tecnica digitale";
2. entro un anno dalla stessa data i produttori
dovranno fornire ai distributori solo apparecchi
provvisti di sintonizzatore digitale;
3. entro diciotto mesi (cioè entro il 3 aprile 2009)
tutti i ricevitori in vendita dovranno incorporare
"un sintonizzatore digitale per la ricezione
dei servizi della televisione digitale" (si noti
che non è specificato se terrestre o satellitare, in
ossequio al principio della neutralità tecnologica
imposto dalla UE).
Dopo di che si dovrà attendere la fine del 2012
per lo switch off definitivo, cioè per lo
"spegnimento" di tutte le trasmissioni
analogiche, con la ragionevole prospettiva che una
buona parte del parco di televisori sia in grado di
ricevere il digitale.
L'esperienza di questi anni insegna a non essere
troppo ottimisti: il passaggio al digitale non è
ancora completo anche nelle regioni che dovrebbero
essere all digital da un pezzo; molte altre
sono ancora al "Carissimo amico...".
Il fatto è che la "migrazione" è
un'operazione complessa e costosa: presuppone la
modifica degli impianti di trasmissione di tutte le
emittenti della zona interessata e la disponibilità
dei televisori o dei decoder digitali da parte degli
utenti. L'analogico non si può "spegnere"
se non sono soddisfatte queste due condizioni.
Si aggiunge il sospetto di una
parte dei potenziali utenti che la DTT sia
una fregatura.
Si leggono infatti su molti siti, a cominciare da
quello di Beppe Grillo, espressioni come "La bufala del digitale terrestre",
"Il digitale terrestre è una vecchia ciabatta
rotta!!!" o "Il digitale terrestre è nato morto.
Impossibile tentare di resuscitarlo".
E vero che la legge Gasparri (ancora in vigore!) ha
disegnato un quadro poco convincente della TV digitale. La nuova tecnologia ci è stata
"venduta" dal governo Berlusconi con una
formula sbagliata, che esagerava l'importanza dell'interattività,
favoriva la diffusione dei canali a pagamento degli
operatori esistenti e promuoveva, contro ogni buon
senso, i servizi interattivi della pubblica
amministrazione (che si sono rivelati un fallimento).
Ma c'è un punto fermo: alla faccia di tutti i beppegrillo, la televisione sarà digitale. Volenti o nolenti,
ci piaccia o non ci piaccia, la televisione come la
conosciamo oggi è destinata a cambiare. La DTT è la
naturale evoluzione della tecnologia televisiva e la
disponibilità di un maggior numero di canali è il
primo, ma non unico motivo per accelerare il
passaggio.
Più canali potrebbero anche favorire il
superamento dell'attuale fase di stallo del sistema
televisivo italiano, nel quale non c'è un'offerta
sostanziale alternativa al duopolio Rai-Mediaset.
La Rai, come si può leggere nel Piano
industriale 2008-2010, si attrezza per migliorare
e aumentare l'offerta di canali digitali gratuiti;
Mediaset la precede presentando due nuovi canali,
sempre free.
Nessuna novità, invece, per quanto riguarda i canali
a pagamento.
Insieme a queste certezze ci sono tante incertezze.
Sui tempi della diffusione degli apparecchi - decoder
o televisori - in grado di ricevere il segnale
digitale, anche criptato, su date realistiche per gli switch-off
territoriali, sulla assegnazione delle frequenze a
nuovi operatori.
Su quest'ultimo punto c'è una buona notizia. il
Ministero delle comunicazioni ha lanciato un bando
di gara per l'assegnazione di nuove frequenze. Ma,
secondo L'Unione
Sarda, ci sarebbero degli errori nell'elenco delle
frequenze disponibili. Un'altra polemica che si apre?
Un'altra, perché di polemiche intorno al sistema
televisivo, e in particolare per quello che riguarda
la Rai, ce ne sono abbastanza. Ma si discute sempre
della televisione di oggi (di ieri?), pensando al
modello duopolistico che sembra così difficile da
superare. Invece, se si discutesse della televisione
di domani, quella con decine e decine di canali
digitali, si potrebbero fare discorsi più
costruttivi.
Per esempio, si potrebbe immaginare un canale
digitale che passi solo programmi della cosiddetta
"televisione di qualità", in replica (e
quindi a un costo bassissimo): da quelli di Gianni
Minoli a quelli di Corrado Augias, passando
per il Passepartout di Philippe Daverio, le letture di
Dante di Roberto Benigni, le lezioni di storia
dell'arte di Dario Fo. E altri, che nella TV pubblica
non mancano.
Qualcuno dirà: c'è RaiSat Extra che lo fa, almeno in parte. Vero. Ma perché devo pagare Sky per vedere
qualcosa che ho già pagato con il canone TV? Per
approfondire l'argomento:
La TV digitale terrestre nel sistema dei media - 1
- Perché il digitale terrestre?
La
TV digitale terrestre nel sistema dei media - 2 -
I contenuti della DTT
La
TV digitale terrestre nel sistema dei media - 3 -
Il set-top-box, ma non solo... - Dalla parte
dell'utente
La
TV digitale terrestre nel sistema dei media - 4
- Diritti digitali, il problema dei problemi
La
TV digitale terrestre nel sistema dei media - 5 -
La linea rossa del divario digitale
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