|
|
|
|
|
Questo diagramma rappresenta i colori
visibili all'occhio umano. E' chiamato "spazio dei
colori dell'osservatore standard" ed è stato
definito nel 1931 dalla Commission Internationale de l'Eclairage
(CIE). E' una rappresentazione "teorica" in cui ogni
colore è definito dalle sue coordinate nello spazio.
Nella pratica non esistono sistemi in grado di riprodurre
tutti i colori dello spazio CIE e si usano spazi limitati
standard (gamut).
(immagine da Wikipedia)
|
|
|
|
|
Calibriamo il monitor (i colori non sono
un'opinione) – 2 |
|
|
Indice
delle lezioni |
La formazione dei colori è legata a leggi fisiche e la loro percezione a processi fisiologici e
psicologici. Ognuno "vede" i colori a modo suo,
ma questo non significa che in fotografia e nel cinema (o
video) i colori siano un'opinione: c'è uno standard
comune, vecchio di quasi un secolo, per il quale ogni colore
occupa un luogo preciso all'interno di un diagramma ed è indicato con coordinate
numeriche. E' lo spazio dei colori
dell'osservatore standard (o "spazio CIE"),
che nella pratica è difficile da rappresentare
completamente su un supporto come la carta o uno schermo.
Questo è un punto critico, risolto con la definizione di
spazi ridotti all'interno dello spazio CIE, detti gamut.
Ogni dispositivo di registra o visualizza i colori
secondo uno o più gamut standard. I gamut che si possono scegliere sia per le
fotocamere sia per i dispositivi di visione (monitor e
proiettori) sono diversi e decidere quale usare può
essere una scelta personale, ma è sempre una necessità
professionale. Per semplificare una materia molto
complicata, si può dire che per l'uso nella grafica il gamut
più usato è Adobe RGB, che tiene conto
dei limiti della stampa tipografica, mentre per un uso
strettamente fotografico il gamut sRGB è lo
standard comune. C'è anche il gamut NTSC, usato
nel sistema televisivo.
L'importante è che tutta la "catena" usi lo
stesso profilo di colore. In sostanza è necessario impostare sia la
fotocamera sia il monitor, nonché il software di
elaborazione, sullo stesso gamut.
Ma non basta. La riproduzione dei colori e dei
valori di luminosità cambia in misura sensibile da un
monitor all'altro ed è quindi è necessario partire da una
corretta taratura dello schermo per essere sicuri che i
colori delle nostre foto siano visti come li abbiamo
voluti (naturalmente su sistemi a loro volta ben
calibrati).
Per gli usi professionali più critici ci sono monitor
speciali, che garantiscono una resa abbastanza precisa e
spesso sono accompagnati da dispositivi per la taratura.
Hanno il difetto di essere costosi. Ma anche con un
monitor per casa o ufficio si possono ottenere risultati accettabili, se sono soddisfatte due condizioni di partenza. La prima delle quali è proprio la
qualità del monitor stesso, la seconda è una taratura
più precisa possibile.
|
|
|
|
|
All'interno dello spazio di colori
CIE. il triangolo rappresenta lo spazio colore (gamut)
sRGB, lo standard delle applicazioni foto e video. La
linea curva indica le temperature di colore.
(immagine da Wikipedia)
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Prima di incominciare: la luce ambiente
Prima di mettere mano alla calibrazione dello schermo
è necessario regolare l'illuminazione dell'ambiente di
lavoro. E' d'obbligo una luce diffusa e non forte. Va bene
quella che si ottiene puntando un faretto verso un
soffitto bianco (qui a sinistra). Da evitare come la peste le luci
fluorescenti, non solo i vecchi tubi "al neon",
ma anche le lampade "a basso consumo" di qualche
anno fa (in pratica tubi fluorescenti arrotolati), il cui spettro cromatico discontinuo provoca
un'alterazione evidente nella percezione dei colori.
Oggi, con le lampadine a LED, è facile ottenere
un'illuminazione equilibrata. Si devono evitare i toni
troppo caldi (2700 K) o troppo freddi (6500 K). Una
soluzione ottimale è costituita da un faretto da 15-18
watt con una temperatura di 4000 K (le lampadine a LED di
buona qualità riportano sempre la temperatura di colore),
puntato verso il soffitto (bianco) sulla verticale del posto di
lavoro, in un ambiente oscurato. In ogni caso si devono
evitare le luci dirette sullo schermo e forti sorgenti
luminose nel campo visivo, come una finestra aperta di
giorno.
|
|
|
|
|
|
|
Ai tempi della pellicola, le scale Kodak dei
grigi e dei colori erano uno strumento essenziale per
verificare la rispondenza del colore riprodotto con
l'originale.
Oggi qualcuno suggerisce di usarle per calibrare i monitor.
Peccato che le originali non siano più prodotte da anni e
quelle che si trovano usate possono avere i colori alterati
dal tempo (le imitazioni attuali presentano spesso colori
sballati a prima vista).
Ma usarle per calibrare i monitor è una stupidaggine,
perché servirebbe prima la certificazione della correttezza
della riproduzione dal cartone al file digitale. |
|
|
Regoliamo la luminosità e il contrasto
I parametri da regolare per calibrare un monitor sono
tre: la luminosità, il contrasto e il bilanciamento dei
colori. Per luminosità e contrasto si può ricorrere a
procedure manuali "a occhio", con risultati
affidabili, mentre per i colori serve un occhio molto
allenato e il risultato non è garantito. Schede video e
monitor di solito offrono procedure guidate, ma i
risultati sono spesso approssimativi. La soluzione
migliore consiste nell'uso di una sonda che legge i colori
dello schermo e un software che analizza e corregge i
risultati. E' relativamente costosa, ma indispensabile per
un'attività professionale. Ne parliamo tra poco
La regolazione dei valori di luminosità e contrasto è
semplice, ma richiede molta pazienza. Prima di tutto ci si
deve accertare che le impostazioni della scheda video e
del monitor siano tutte in posizione "neutra",
tutte con lo stesso standard (sRGB o Adobe RGB, come è spiegato nella prima
parte di questa lezione). Poi si deve decidere se
lavorare con le regolazioni del monitor oppure della
scheda. Personalmente preferisco lavorare sull'hardware,
cioè regolare la resa del monitor a prescindere dal
software, poi eventualmente rifinire la calibrazione con
le regolazioni della scheda.
Ed ecco, qui sotto, il semplice strumento per regolare
luminosità e contrasto: una scala di grigi a progressione
quasi lineare, studiata proprio per questa funzione.
Seguono le istruzioni per l'uso.
|
|
|
|
Dell'importanza del bilanciamento dei
colori e dell'uso del grigio 18% per la corretta esposizione
abbiamo parlato in due lezioni, la quarta e la quinta.
Nel digitale i vecchi campioni dei grigio e dei colori (qui da
una guida Kodak del 1974) possono essere usati per il
confronto tra l'originale e il reale, ma solo dopo aver
calibrato i colori sia per l'apparecchio fotografico sia per
il monitor. |
|
|
|
|
|
Come usare la scala dei grigi
La procedura è
semplice, ma può essere lunga e richiede pazienza. L'obiettivo è rendere visibili
tutti i gradini della scala, da 0 a 25. In particolare si dovrebbero
vedere
le differenze tra 0 e 1 e tra 24 e 25. In caso contrario, è
necessario regolare la luminosità e il contrasto con i comandi del
monitor.
Nella parte bassa della scala, con il controllo della luminosità si deve ottenere il
nero più
profondo, ma senza andare oltre, cioè si deve distinguere il
gradino 0 dal gradino 1. Poi si esamina il bianco: il 25 si deve
confondere con lo sfondo della pagina, mentre il 24 deve essere
appena più scuro. Per la regolazione bisogna agire sul contrasto.
Sistemato il bianco, si ricontrollano i neri, che di solito richiedono un correzione della luminosità per compensare il
contrasto modificato dalla regolazione dei bianchi. E poi si
verificano di nuovo i bianchi... L'operazione va ripetuta più volte, fino a raggiungere l'obiettivo.
Se non riesce, ci si può accontentare di non vedere la
differenza tra i gradini 0 e 1, ma almeno il 2 dovrebbe essere distinguibile
dal nero più profondo.
La foto qui a destra è un esempio di taratura ottimale della scala
dei grigi.
|
|
|
|
|
La temperatura di colore
Nell'impiego generale, tutte le regolazioni
dei monitor hanno come presupposto una temperatura di colore fissa a
6500 gradi Kelvin. L'effetto è la sostanziale naturalezza della
resa dei colori, ma si deve considerare che la luce dell'ambiente
di lavoro di solito è più calda (tra i 3000 e i 4000 K). Questo
comporta la difficoltà di confrontare i colori sullo schermo con
quelli percepiti a luce ambiente (si possono fare delle prove con il
solito cartone grigio 18%).
|
|
Alle prese col bilanciamento dei colori
A questo punto dobbiamo passare al corretto bilanciamento dei
colori. Operazione non semplice, perché la valutazione "occhiometrica"
che abbiamo adottato per il contrasto non è praticabile per i
colori, tranne che per occhi molto, ma molto allenati. In pratica
servirebbe un "occhio naturale" paragonabile al cosiddetto
"orecchio naturale" di alcuni musicisti, che sono capaci
di identificare ogni singola nota in assenza di qualsiasi
riferimento. Ma si può sempre tentare.
Per incominciare, si può ricorrere alle funzioni previste dai
fabbricanti delle schede video, che presentano quasi sempre una
"procedura guidata" con una serie di schermate come quella
dell'esempio qui a destra. Ma i risultati sono spesso
approssimativi.
Una soluzione alternativa è aprire il menù di regolazione del
colore del monitor e fare una serie di tentativi su questa pagina,
valutando la scala dei grigi (qui sopra) e il fondo grigio qui a sinistra,
avendo sott'occhio un cartone grigio 18% affidabile (vedi la Lezione N. 4), con la
normale illuminazione dell'ambiente di lavoro.
Infine si può provare la regolazione dei colori della scheda video,
invece che con le regolazioni del monitor, con lo stesso sistema
appena visto.
Se il risultato è soddisfacente, tutto bene (ma dopo il
bilanciamento dei colori può essere necessario un ritocco ai valori
di luminosità e contrasto). In caso contrario, o se si cerca di
avvicinarsi alla perfezione, non c'è che ricorrere a un sistema
professionale, basato su una sonda che misura i valori dello schermo
e un software per procedere alle correzioni.
|
|
|
|
Dal software di una vecchia scheda
nVidia, il passaggio del bilanciamento dei colori in una
procedura guidata "occhiometrica". Utile, ma non
molto preciso. |
|
|
|
|
|
La sonda Spyder 5 legge e corregge le
curve RGB del monitor con il software Datacolor.
La gestione dei colori in ambito professionale va ben oltre le
note di questa lezione. Prima di tutto si dovrebbero
considerare i "profili ICC". Ma sono argomenti
specialistici che
vanno al di là degli scopi di queste lezioni. |
|
|
La soluzione professionale
I sistemi hardware/software professionali per la calibrazione dei
colori sono spesso forniti con i monitor specializzati più costosi,
adatti a lavori critici come la preparazione di materiali destinati
alla stampa di qualità. Altri sistemi non "dedicati"
hanno il solo difetto di alleggerire in misura sensibile le tasche
del fotografo.
C'è, per quanto mi risulta, una sola soluzione accessibile e che
porta a risultati apprezzabili: si chiama "Spyder 5" ed è
prodotta dalla Datacolor (Datacolor has an American heart, a
Swiss soul and an international vision, si legge sul sito). Si
compone di una sonda, che serve prima a misurare la luce ambiente e
poi, sulla base di questa, a regolare automaticamente tutte le
impostazioni dello schermo (si deve impostare a mano solo la
luminosità per farla coincidere con il valore consigliato).
La sonda è fornita con diversi livelli di software e l'uso è molto
semplice, con chiare istruzioni a video. In meno di un quarto d'ora
si giunge a una regolazione "perfetta", per quanto
possibile con il monitor in uso. In rete si trovano altri software
che funzionano con lo Spyder 5, anche più sofisticati di quello
originale, ma di impiego meno semplice.
|
|
|
|
|
|
|