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2009) |
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RaiNews sorpassa
il TG di Sky. E Mineo approfondisce alle 20
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07.12.10
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Novembre 2010. RaiNews a quota 44.239 spettatori, Sky
TG24 a 41.239. Corradino Mineo ha buoni motivi per
essere orgoglioso dei risultati del suo canale: solo tre
anni fa gli spettatori della testata all news
della Rai erano un quinto di quelli della concorrenza.
Il digitale terrestre ha aiutato la diffusione di
RaiNews, nonostante le difficoltà dello switch-off
(vedi Oscurata RaiNews24, anche sul
satellite e sul web!, del 18 maggio scorso, e i
post successivi). Ma il risultato è comunque notevole,
se si considera la disparità di mezzi tra la modesta
redazione di RaiNews e la potente organizzazione del
telegiornale di Murdoch.
Ora Mineo presenta il conto. In una conferenza stampa
che si è tenuta questa mattina a viale Mazzini, sotto
il significativo titolo "Un'idea di servizio
pubblico", il direttore di RaiNews ha detto senza
mezzi termini: "L'azienda deve decidere se
credere nel canale".
Difficile che nell'attuale situazione la richiesta possa
essere presa in considerazione. Ma il modello di
produzione della testata deve essere valutato con
attenzione, perché il consenso del pubblico indica che
il modo tradizionale di fare i telegiornali mostra la
corda. Come dimostra anche il clamoroso successo del TG
di Enrico Mentana su La7. Un telegiornale che unisce
alle notizie una certa misura di approfondimento, che è
anche la chiave di RaiNews.
E non a caso proprio alle 20, nell'ora di massimo
ascolto delle notizie, Corradino Mineo conduce un
programma di approfondimento che si intitola "Il
punto". Ci vuole un certo coraggio per fare
informazione "contro" il TG1, il TG5 e il TG
La7 e senza alcun "lancio" da parte degli
altri notiziari del servizio pubblico. Ma RaiNews ci ha
abituato alle
sorprese.
Post scriptum. Per chi non la trovasse, nelle
aree all digital RaiNews è al numero 48 della
lista automatica dei canali del digitale terrestre. Che,
chissà perché, è detta "logica"...
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In Televisione -
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I soliti
laicisti colorati di rosso
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Sauro Baietta - 02.12.10
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Buonasera
Ho appena letto la Sua ultima news letter da cui dissento totalmente:
1) - l'indice di ascolto di Fazio é stato dovuto al fatto che si sapeva che sarebbe stato scorretto ed oppressore delle altrui idee,
al pari di un altro famoso giornalista RAI come Santoro che palesemnete che usa ed abusa del servizio pubblico pagato da altri;
mi scusi, ma se fosse vero che realmente le persone li vogliono vedere perché piacciono,
come mai non escono di RAI e vanno a farsi la LORO trasmissione su una TV LORO con soldi LORO e/o di LORO amici politici
invece di abiusare dei miei che sono costretto a pagare i loro lauti stipendi con il loro canone ?
2) - Esistono film famosi che dimostrano come anche un suicidio in diretta farebbe audience
ed esistono miliardi di spettacoli che farebbero più audience di Fazio & Company ma che non si trasmettono per decenza;
dunque l'audience non é la misura del diritto ad abusare di un servizio pubblico per renderlo privatistico a favore dei soliti laicisti colorati di rosso;
3) - Sperando che Lei pubblichi integralmente sul suo blog o sito la presente
e non faccia come Fazio & Company che hanno censurato la Signora (di cui leggerà in fondo)
solo erché di idee contrarie e documentate alle tesi di tali autori pagati
mi permetta di fare mie le parole di un altro giornalista
Cordiali Saluti
Sauro Baietta
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L'articolo al quale fa riferimento il lettore è qui.
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Top
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Milano: "Le
reti Rai non si vedono più. Mi accontento e spero"
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30.11.10
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Si firma "tigrotta" la lettrice del Corriere
della sera che oggi ha mandato questo sintetico
messaggio al giornale. Ma non tutti i lombardi si
accontentano e sperano. Anzi, sono molto arrabbiati. E
adesso tocca agli emiliani e ai veneti: switch-off
significa caos, come abbiamo visto l'anno scorso nel
Lazio.
Il passaggio al digitale avrebbe dovuto essere
l'occasione per mettere fine al caos delle frequenze,
che dagli anni '70 del secolo scorso affligge l'etere
nazionale. Ma, alla resa dei conti, il caos continua.
Ci hanno detto che con lo switch-off al Nord sarebbe
stato necessario risintonizzare televisori e decoder
anche nelle regioni "all digital". Che
finalmente avrebbe funzionato la numerazione automatica
dei canali. Che è nato - dal 27 scorso - il nuovo
canale Rai5.
Ho risintonizzato. E ho scoperto che non è cambiato
nulla. Decine di conflitti nella numerazione automatica.
Oltre trecento emittenti nello spazio in cui dovrebbero
trovarsene poche decine. Rai5, chi l'ha vista? E RaiNews?
Però un mio "vecchissimo" decoder (del 2006),
probabilmente non del tutto negli standard, ha
riscoperto i "test" di Rai1, 2 e 3, che
avrebbero dovuto essere spenti dall'inizio di
quest'anno. Inutilizzabili, probabilmente a causa di
interferenze. I decoder standard non li elencano
nemmeno.
Non riesco a capire perché la Rai non possa usare per
il servizio pubblico, quello per cui paghiamo il canone,
qualcuna delle tante frequenze che si ricevono senza
problemi, ma che non contengono praticamente
nulla.
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In Televisione
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Nove milioni per
Fazio e Saviano. Meditate, gente...
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16.11.10
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30,21 per cento di share, oltre nove milioni di italiani
davanti alla TV per seguire Fazio, Saviano, Bersani,
Fini e gli altri protagonisti della seconda puntata di Vieni
via con me, andata in onda ieri sera. Più della
prima puntata, che aveva già registrato un record, ma
questa volta non c'era un mattatore del calibro di
Roberto Benigni. Segno che che tra gli italiani c'è un
interesse molto alto verso i temi della nostra vita
civile.
Sono andato a cercare qualche precedente e ho scoperto
che il festival di Sanremo, una delle trasmissioni di
maggior successo della Rai, lo scorso febbraio ha
registrato ascolti di poco sopra i 10 milioni. E' un
dato che dice tutto e spiega le becere reazioni di chi
questa Italia non la vuole vedere e non vuole farcela
vedere. Come ai tempi di quella vecchia pubblicità
della birra, meditate, gente.
Meditate.
(Vedi anche
"Vieni via con me",
un buon motivo per restare qui)
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In Televisione
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La sospensione
di Feltri, un peso e mezza misura
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14.11.10
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Vittorio Feltri condannato a tre mesi di sospensione
dalla professione per la campagna denigratoria che
portò alle dimissioni di Dino Boffo. L'Ordine nazionale
dei giornalisti ha dimezzato la sanzione inflitta
dall'Ordine regionale della Lombardia.
Ed è subito polemica, polemica feroce come accade
sempre nell'Italia di questi tempi, dove la discussione
tra persone civili non ha più diritto di cittadinanza.
Si grida alla libertà di stampa violata, si chiede -
solo per questo? - l'abolizione dell'Ordine. Come ci si
scaglia contro i magistrati quando indagano o condannano
qualcuno e si lodano quando indagano o condannano
qualcun altro.
Come sanno i lettori di queste pagine, sono contrario
all'esistenza dell'Ordine e all'attuale ordinamento
della professione di giornalista. Ma, poiché c'è, è
giusto che l'Ordine svolga il suo compito e sanzioni
l'iscritto che copre di fango una persona partendo da
notizie false.
"Due pesi e due misure", si grida lamentando
una presunta inerzia dell'organo nei confronti di abusi
simili, compiuto dall'altra parte. Quali? Se qualcuno
conosce un caso - testata, nomi, cognomi, date - in cui
è stata costruita da un giornale di opposizione una
campagna contro una persona, partendo da false
informazioni, e l'Ordine non è intervenuto o non ha
sanzionato, lo scriva.
Allora potremo parlare di due pesi e due misure. Se no
siamo a un peso e mezza misura: condivido l'opinione di
Eugenio Scalfari, che ha detto: "Io mi aspettavo
che fosse espulso dall'albo vita natural durante.
L'ordine non tappa la bocca a nessuno, ma esiste un albo
che prevede un'etica e una deontologia".
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In Professione
giornalista -
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Rai, i conti in
rosso di un'azienda "anomala"
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21.10.10
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Che la Rai sia un'azienda anomala è un fatto chiaro per
chiunque rifletta sui problemi della comunicazione e
dell'informazione in un paese democratico. Ma l'anomalia
emerge con scoraggiante evidenza dalla lettera
del presidente della Rai Paolo Garimberti, che
risponde a quella
dello scrittore Roberto Saviano sugli ostacoli alla
realizzazione del programma "Vieni via con
me".
Infatti la Rai è l'unica società per azioni in cui il
consiglio di amministrazione - che rappresenta la
proprietà - non può prendere decisioni sulla
gestione aziendale. Né impartire disposizioni
vincolanti al direttore generale, anche su questioni
essenziali per l'efficace conduzione della società.
Il direttore generale, stabilisce la legge Gasparri, è
nominato dal CDA d'intesa con l'assemblea dei soci.
Assemblea che, in sostanza, è composta dal Ministero
dell'economia (cioè dal Governo), mentre il CDA è
nominato di fatto dai partiti politici, che in
quest'ottica risultano i veri "proprietari"
della società.
Il punto è che il capo della maggioranza politica e del
Governo è anche il proprietario dell'unica azienda
concorrente della Rai. C'è da stupirsi se i conti
dell'azienda sono in profondo rosso, come illustra con
dovizia di particolari il Corriere
della sera
di ieri?
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In Televisione
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Emiliani e
Lerner: Report e Annozero su una TV privata?
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19.10.10
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Vittorio Emiliani ha affrontato oggi
su l'Unità la questione della
privatizzazione della Rai, rimessa all'ordine del giorno
dalla discutibile bozza dei sostenitori di Gianfranco
Fini (vedi Privatizzare la Rai:
un progetto poco "futurista").
Conoscitore profondo dei problemi dell'emittenza
pubblica. Emiliani si schiera decisamente contro
l'ipotesi di privatizzazione e, fra l'altro, scrive:
"Da ex amministratore che ha lavorato (in altri
tempi, 1998-2002, presidente Zaccaria) in Viale Mazzini,
condivido il senso di disperazione nel vedere la Rai
ridotta come la stanno riducendo l’attuale direttore
generale Mauro Masi e la maggioranza di centrodestra del
CdA. Però ditemi onestamente se programmi analoghi al
tanto contestato "Annozero" di Michele Santoro
o al non meno avversato "Report" di Milena
Gabanelli potrebbero andare in onda su di un canale
privato (con tutto il rispetto, ad esempio, per
"l’Infedele" di Gad Lerner su La7). O se il
"Tg3" di Bianca Berlinguer e "Linea
Notte" vi avrebbero cittadinanza. Temo di no".
Gli risponde Gad Lerner dal suo blog:
"Vittorio Emiliani su “L’Unità” sostiene che
“Report” e “Annozero” non potrebbero essere
trasmessi da una tv privata. E perchè mai?".
Già, perché?
Se "TV privata" significa "Mediaset"
o una delle centinaia di altre emittenti che
sproloquiano nell'etere nazionale, la risposta è senza
dubbio quella di Emiliani. Anche se, con le quote di
ascolto che registrano e con i conseguenti introiti
pubblicitari, chiunque vorrebbe averle.
Ma se "TV privata" significa "La7",
allora ha ragione Lerner. E non perché lui è una delle
colonne dell'emittente. La7, col TG di Mentana e i suoi
programmi di approfondimento, sta diventando una specie
di "secondo polo" dell'informazione
televisiva.
Attenti, il quadro sta cambiando. I furibondi attacchi
di Mauro Masi a Santoro, a Gabanelli, a Fazio, sembrano
un ultimo contrattacco disperato. Ma l'esito della
"guerra" è nei milioni di mani che impugnano
il
telecomando.
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A proposito di Privatizzare
la Rai, un progetto...
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Gustavo Fraticelli - 14.10.10
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In relazione all'articolo in oggetto, e segnatamente, alla seguente affermazione nello stesso contenuta:
" ... Il che significa prima di tutto il livellamento in basso della qualità della programmazione e
quindi la fine di tanti programmi di eccellente livello che l'azienda di viale Mazzini continua,
nonostante tutto, a produrre. ...".
Le chiedo gentilmente di indicarmi questi tanti programmi di eccellente livello che la RAI produrrebbe
anche attualmente, tenendo conto che tali programmi, definiti da un superlativo assoluto, non dovrebbero
trovare la benché minima corrispondenza nei palinsesti delle TV private, mi riferisco, ad esempio, a "La
7", ed ai sui programmi informativi di approfondimento politico, che, al contrario di quelli della RAI,
vengono garantiti anche durante l'estate, che per solo questa azienda, continua a durare dal 1^ giugno al
1^ ottobre, come le vacanze scolastiche di un tempo. Grazie
Cordiali saluti
Gustavo Fraticelli
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Annozero, per esempio E non è solo una provocazione.
Poi - cito a caso da un lungo elenco che mi viene in
mente - Che tempo che fa, Report, Presa diretta. E un
paio di "chicche" come Le storie-Diario
italiano e Passepartout. Senza dimenticare i reportage
di RaiNews. Le suggerisco di confrontare il canale
RaiStoria (e i programmi La storia siamo noi e Correva
l'anno) con gli analoghi di History Channel su Sky.
Su due punti siamo d'accordo: la qualità
dell'approfondimento politico su La7 e l'interminabile
letargo estivo della
Rai.
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In Televisione
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Una risposta a
"Calipsom"
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G. Neri - 14.10.10
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L’anonimato di “Calipsom” mi fa sospettare che
si tratti di un anagramma sbagliato di Bonaiuti… L’anonimato
era tipico degli elettori democristiani. Nella prima
repubblica (ammesso che la definizione abbia un senso)
era molto difficile trovare qualcuno che ammettesse di
votare democrazia cristiana, ma poi questo partito aveva
la maggioranza. Anche il “politropo” Ulisse, così
ragionante e paziente, avrebbe preferito ritornare sui
suoi passi dai Lestrigoni e da Polifemo piuttosto che
restare anche un solo giorno presso una ninfa così
faziosa, anche se attraente…
Come sempre siamo in presenza non di un ragionamento ma
di una fede (o di un Fede…). Sulla televisione
italiana di stato e non, dominata da un conflitto di
interessi che non ha pari neppure in Venezuela,
suggerirei a Calipsom, per sperare di stimolare almeno
un barlume di ragionamento equilibrato, la lettura anche
sporadica di uno dei seguenti quotidiani esteri:
Independent, Times, Guardian e Economist (UK), Le monde
e Figaro (FR), Franfurter Allgemeine, Süddeutsche
Zeitung e Zeit (DE) e El Pais (SP) per capire l’opinione
della stampa estera di destra e sinistra sulla nostra
TV.
Ci fanno semplicemente a pezzi quando non ci prendono
per i fondelli, descrivendoci implicitamente come un
paese della banane (non per niente ci hanno assegnato
Albania e Uganda come nazioni nelle quali rappresentare
l’unione europea, alla faccia dello sbandierato
prestigio italiano in sede comunitaria che solo B. ha la
spudoratezza di affermare, prontamente ripreso dal
direttorissimo ..).
Oppure confrontare la provinciale televisione italiana
di Rai 1 con BBC 1 (UK), ARD (DE) e France 1 (FR) oppure
il canale internazionale Arte per capire come il primo
canale di una TV indipendente può essere equilibrato e
serio: il concetto del “panino” (governo–opposizione–governo
su ogni argomento) farebbe rabbrividire qualunque
direttore degno di questo nome.
Scrivo da Berlino e da sconsolato italiano posso
assicurare che non è facile essere italiano all’estero
con il nostro governo e la nostra TV. Provi anche
Calipsom a farsi un viaggetto: potrebbe essere
istruttivo. Cordialmente
G. Neri (nome e cognome incluso…)
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Vaffa... E
finalmente Masi riesce a censurare Annozero
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13.10.10
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Dieci giorni di sospensione, anche dallo stipendio:
questa la sanzione decretata dal direttore generale
della Rai Mauro Masi nei confronti di Michele Santoro,
reo di averlo mandato a "fan'bicchiere"
all'inizio della prima puntata di Annozero della
stagione.
Espressione pesante, che Santoro poteva evitare. Ma
sanzione esagerata, come ha osservato lo stesso
presidente della Rai Paolo Garimberti. Tanto più che è
stata decisa dall'offeso, mentre in questi casi sarebbe
opportuno un giudice terzo.
L'effetto è una parte di quello che aveva chiesto il
signore delle televisioni: fermare Annozero, come emerse
dalle "intercettazioni di Trani". Ora Masi è
riuscito (forse) a cancellare due puntate, quelle
previste per il 21 e 28 prossimi. Non ha avuto la forza
di annullare all'ultimo momento quella di domani, e
potrebbe pentirsene. Anche ricordando il successo che
ebbe "Rai per una notte" pochi mesi
fa.
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A proposito
del "Trattamento Minzolini"
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"Calipsom" - 04.10.10
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L'anonimo che si firma "Calipsom" replica alla
mia risposta del 16 settembre
scorso. Per la sua lunghezza pubblico il testo a parte, qui.
E aspetto i commenti dei lettori. Non anonimi, se
possibile (naturalmente posso omettere il nome del
mittente, se me lo chiede. Ma mi piace parlare con
persone che "ci mettono la
faccia").
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Da Baudo a
Santoro la Rai che si fa male da sé
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17.09.10
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La voce irrompe chiara dallo schermo. Quel modo di
scandire le frasi che risveglia l'attenzione dello
spettatore più distratto... inconfondibile. Infatti è
proprio lui, Pippo Baudo, che qualche attimo dopo appare
in video. E' il "promo" di Novecento,
che andrà in onda su Rai3 da lunedì prossimo.
Ora apprendiamo che solo all'ultimo momento si sono
ricordati del presentatore. Il suo sfogo per il
"trattamento disumano" che gli è stato
riservato(qui
sul Corriere della sera), arriva nello stesso
giorno in cui abbiamo la conferma che Annozero
andrà in onda da giovedì prossimo, 23 settembre su
Rai2. Ma la notizia viene con soli sei giorni di
anticipo, i "promo" non sono pronti, i
contratti di Travaglio e Mauro non ancora firmati.
Un'azienda incapace di decidere proprio sui personaggi
che "fanno ascolto" più degli altri, che
portano più soldi in cassa. Sembra un tentativo di
suicidio.
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Ma il trattamento Minzolini va bene?
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"Calipsom" - 16.09.10
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"Anche questa sera il direttore del TG1 ha somministrato ai telespettatori un
editoriale che rispecchia le posizioni di una parte politica..."
(vedi Minzolini e la
neutralità del servizio pubblico)....
Sarebbe interessante capire come mai la neutralità viene chiesta solo quando
a schierarsi è Minzolini. Mentre non una parola viene detta per condannare il
pluri decennale (e sfacciatissimo) schieramento non solo del Tg3 ma dell'intera
Rete 3, che è pubblica esattamente come lo sono il TG1 e Rai1.
Ma come si fa, mi chiedo, ad affrontare in modo così sbilanciato un tema
delicato e serio come l'informazione sulle reti pubbliche?
Ma davvero crediamo che sia ancora possibile pretendere che siano solo "gli
altri" a comportarsi in modo corretto senza metterci in gioco noi in prima
persona?
Si parla tanto di trattamento Boffo da parte del Giornale (che a guardare bene
la successione dei fatti è stato preceduto dal trattamento Berlusconi... da
parte di Repubblica), ma qui è in atto un vero "trattamento
Minzolini":
insultato e linciato da buona parte della categoria non appena apre bocca.
Davvero crediamo che si possa continuare ad usare in modo così plateale due
pesi e due misure?
Lei chiede se sia possibile pretendere che siano solo "gli
altri" a comportarsi in modo corretto senza metterci in gioco noi in prima
persona. Giusto. Ma allora perché si nasconde dietro
uno pseudonimo invece di "mettersi in gioco in
prima persona"?
Al dunque. Quando si esercita una critica (è il caso di
Minzolini) si cita nome, cognome, fatto, luogo, data,
ora e si fa in modo che chiunque possa verificare ciò
che si contesta.
E allora, caro "Calipsom", lei deve citare
fatti verificabili, non lanciare accuse generiche. Segua
Rai3 e il TG 3 e poi pubblichi un elenco di occasioni in
cui la rete e la testata si sarebbero comportati
"alla Minzolini". Editoriali, notizie
alterate, notizie taciute... documentando ogni
affermazione.
Altrimenti è lei che usa "in modo plateale due
pesi e due
misure".
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Il potere
delle televisioni visto da Oscar Luigi Scalfaro
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15.09.10 |
Ieri sera a Otto e mezzo su La7 l'ospite di Lilli Gruber
era l'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro. Lucido, ironico, senza peli sulla lingua ha
detto la sua su tanti argomenti all'ordine del
giorno. Un punto, in particolare, merita di essere
ricordato. Alla domanda sul perché duri tanto il potere
di Berlusconi ha risposto:
"Il presidente del Consiglio ha indiscutibilmente delle
doti. Ha delle capacità di loquela, ha delle capacità
di convincimento. Ha una struttura di televisioni nel
suo potere, che dimostrerebbe un'incompatibilità
totale, assoluta. E su questo temo, purtroppo, la stessa
sinistra ha chiuso gli occhi".
Trentatré secondi per descrivere la sostanza di un
problema che da sedici anni la nostra classe politica
non vede o fa finta di non
vedere.
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Minzolini e la
neutralità del servizio pubblico |
07.09.10 |
Anche questa sera il direttore del TG1 ha somministrato
ai telespettatori un editoriale che rispecchia le
posizioni di una parte politica (il video è qui su
repubblica.it).
Come ho appena scritto in Elezioni in vista. Serve una TV
neutrale, il servizio pubblico, pagato da tutti i
cittadini, non può e non deve rappresentare solo le
opinioni di una parte. Se un pistolotto come questo
fosse trasmesso, per esempio, da Annozero, alte
grida si leverebbero a stigmatizzare la cosiddetta
"assenza di contraddittorio". E a reclamare
una trasmissione "riparatrice".
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Periodico
all'estero, direttore in Italia, può funzionare? |
Pierpaolo Pelò - 06.09.10
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Come essere direttore responsabile di un periodico senza essere giornalista?
E' più semplice di quanto si pensi: basta che la sede legale del periodico sia in un paese dell'area euro (l'Italia è l'unico paese in cui vige l'assurda regola di casta in base alla quale il direttore responsabile di un periodico deve essere un giornalista/pubblicista). E' più che sufficiente il domicilio di un amico. Scegliete il paese che offre le minori complicazioni burocratiche (in certi paesi, basta un'autocertificazione) dopo di che, in base alla libera circolazione delle merci, potete tranquillamente stampare e distribuire il periodico in Italia. Naturalmente, la vostra sede fiscale resterà in Italia, ovvero: sede legale in (supponiamo) Francia, distribuzione in Italia, imposta sui profitti e
IVA pagate al fisco italiano.
Pierpaolo Pelò
P.S.: Alla mia precedente inserzione "Giornalisti, una legge di
casta", Lei replica:
"affidare la responsabilità di una pubblicazione a un giornalista è opportuno per molti motivi. Per questo in molti casi la figura del direttore editoriale non coincide con quella del direttore responsabile. Il problema è l'accesso chiuso alla professione, che non esiste in nessun paese democratico."
Mi permetta di dissentire:
1. Resta da spiegare perchè all'estero non è così. Tra l'altro, non mi sembra che i periodici esteri siano meno professionali di quelli italiani nè che, prima degli anni Sessanta, non lo fossero i periodici italiani.
2. Considerando che il ruolo del direttore responsabile consiste principalmente nell'evitare la pubblicazione di articoli che potrebbero rivelarsi diffamatori o calunniosi, un simile ruolo competerebbe (semmai) sicuramente più a un laureato in legge che non a un giornalista o a un pubblicista.
3. Nel momento in cui, come avviene negli altri paesi, chiunque può dar vita a un periodico diventandone il direttore responsabile (libera stampa democratica con libertà di informazione nel "vero" senso del termine), che esista o meno un ordine dei giornalisti e con quali regole, diventa del tutto...irrilevante.
E per finire...una piccola chicca tratta dal sito di consulenze finanziarie Fat Prophets:
"Il team di ricerca di Fat Prophets, che e' formato da professionisti (non giornalisti), con alte qualificazioni accademiche e lunga esperienza operativa, mette in atto una sinergia di esperienza e conoscenza nella sua pratica e metodo di analisi..."
Ovvero: potete fidarvi. Chi scrive in questo sito è un
professionista della finanza e non un giornalista che
scrive di finanza (vedi il mio intervento
"Giornalisti, una legge di casta" dove parlo
del giornalista/pubblicista che diventa direttore
responsabile di una rivista di storia medioevale o
altro). Capito!? Uno dei più qualificati siti di
analisi finanziaria si preoccupa di precisare che i suoi
professionisti non sono giornalisti (si tratta del sito
italiano della società). Giusto per chiarire quale sia
la stima che si ha all'estero nella "professionalità"
dell'ordine!!
Si fidi...un giornalista capace e fuori dagli schemi
come Lei, ha tutto da guadagnare dall'abolizione della
succitata legge di casta.
Sul primo punto: non è scontato che lo stabilimento
di una testata all'estero metta al sicuro il direttore
dall'accusa di stampa clandestina. La legge penale
italiana si applica quando l'azione o l'omissione che
costituisce il reato è avvenuta in tutto o in parte in
Italia o in Italia "si è verificato l'evento che
è la conseguenza dell'azione od omissione (art. 6
c.p.). Il problema è l'esistenza del reato, cioè la
legge sulla stampa del 1948.
Sul post-scriptum: il ruolo del direttore non consiste
"principalmente" nell'evitare reati. E' lavoro
complesso, per il quale occorre una persona preparata.
Quella per l'omesso controllo è solo una
delle responsabilità del direttore.
Quanto a fatPROPHETS,
è un sito di consulenza finanziaria, non un giornale:
ovvio che non sia fatto da giornalisti!
Per concludere, credo di avere espresso con chiarezza la
mia opinione sull'Ordine nell'ultimo articolo che ho
scritto sull'argomento: Ordine
dei giornalisti: inutile proposta di legge.
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