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Rete 4 e la concessione a trasmettere |
A proposito di Europa7: un milione, una frequenza, una
beffa - 10.02.09
E' da un pò di tempo che seguo la vicenda su Europa 7 ma non ho mai avuto l'occasione di approfondirne tutti i passaggi (vista la complessità ed i tempi uno dovrebbe farlo per mestiere, come lei).
Volevo essere sicuro di una cosa: Rete 4 non ha più una concessione a trasmettere? Cioè è stata privata della licenza d'uso delle frequenze?
Le chiedo questo perché:
1) è fondamentale saperlo e darne notizia quanto affermare il diritto di Europa 7 a trasmettere
2) sul suo articolo "Europa 7: un milione, una frequenza, una beffa" è scritto così (ma frettolosamente)
3) Confalonieri ha sempre pubblicamente affermato il pieno diritto di Rete 4 a trasmettere
Qual è la verità?
Riccardo Mercanti
La questione è piuttosto complicata. Cerco di
riassumerla in poche battute. Le concessioni per le
reti nazionali sono state assegnate nel 1999 con una
gara pubblica sulla base della legge Maccanico del
1997, che prevedeva un limite massimo di due
concessioni per ogni operatore. Rete 4 non ha avuto la
concessione, anche perché non si è collocata nei
primi otto posti della graduatoria. Ha avuto una
"abilitazione speciale" fino al momento di
passare a trasmettere solo dal satellite, liberando
quindi le frequenze per Europa 7. Oggi continua le
emissioni grazie a una serie di proroghe, giudicate
illegittime dalla Corte costituzionale, che aveva
imposto la data del 31 dicembre 2003 per la cessazione
definitiva delle emissioni sulle frequenze analogiche
terrestri. Il regime transitorio è stato poi
congelato dalla legge Gasparri del 2004, in contrasto
con le sentenze della Corte. L'Unione europea potrebbe
aprire a breve una procedura di infrazione contro
l'Italia, proprio per le norme della Gasparri che
"chiudono" il mercato. In sostanza la
sequenza di proroghe e la "abilitazione
speciale" giustificano l'affermazione che Rete 4
ha il diritto di trasmettere, ma comunque senza
concessione e sulla base di provvedimenti di dubbia
legittimità.
Nelle sezioni Normativa,
Giurisprudenza
e Documenti sono
si trovano i testi relativi alla questione. Che sarà
trattata più in dettaglio in un mio libro sul sistema
televisivo italiano, di prossima pubblicazione.
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Lingua lessa:
c'è un modo per ribellarsi? |
Ancora a proposito di Lo
scanner non serve a
scannare
- 03.06.08
Gentile Manlio Cammarata,
scopro oggi il suo Lingua
lessa e cervello fritto e leggo con piacere alcuni suoi interventi. Sono completamente d'accordo con lei sulla necessità
di opporsi all'abitudine dilagante di storpiare l'italiano, spesso
inutilmente. Io stessa ricado nelle trappole della pigrizia e del
compromesso ogni volta che ho necessità di comunicare efficacemente con un
pubblico che capisce con immediatezza solo linguaggi codificati e
predigeriti.
Fa bene sapere che qualcuno ancora ci tiene alla cura della lingua e della
correttezza della comunicazione. Putroppo coloro che ancora fanno lo sforzo
di "scandire" un documento invece di "scannarlo" sono additati come
marziani, pedanti incompresi. Dalla mia prima scansione nel 2002 al 2006 ho
opposto resistenza attiva. Poi è stato necessario girare la frase per
evitare "scandire", che nessuno capisce, ma evitare anche
"scannerizzare", che continua a provocarmi un'irritazione ai padiglioni auricolari. Una resa
parziale.
Ma cosa si può fare quando i giornalisti stessi sbagliano i congiuntivi, o
applicano alla lingua italiana la consecutio francese o inglese? C'è un modo
per ribellarsi? Privatamente non basta. Ogni tanto mi trovo a correggere per
amicizia gli articoli scritti da giornalisti professionisti per delle
riviste che li pubblicherebbero senza alcuna revisione dei testi. In origine
sono spesso scritti in una lingua più simile al Sabir che all'italiano.
Forse è necessario riformare davvero l'albo dei giornalisti? E anche
l'organizzazione del personale di redazione e di desktop?
Quante persone eloquenti, ricche di argomenti e con spiccata sensibilità
nell'uso degli strumenti della comunicazione devono subire l'ignoranza e la
sciatteria dei media e vedersi sbarrare l'accesso alla comunicazione da
parte di un ordine professionale?
E per il grande pubblico, perché non si prova a diffondere maggiormente
rubriche come la sua? Magari confezionando dei programmi televisivi alla
Paperissima per avvicinare il grande e pigro pubblico. In questo modo forse
si potrebbe diffondere una maggiore attenzione per quello che si dice e si
ascolta e magari non cadere nella rete del politico che parla un linguaggio
storpiato per accattivarsi simpatie elettorali.
Cordiali saluti
Silvia Malosio
Milano
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DDL Gentiloni, la
non-riforma della Rai
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A proposito di Tra la "Gentiloni" e
la finanziaria, dove va la TV? - 21.09.07
Caro Cammarata,
non trovo nel suo sito il testo del disegno di legge
Gentiloni di riforma della Rai. E nemmeno un suo
commento...
(Messaggio firmato)
La solita scusa per l'omissione: il periodo delle
ferie. Ora il testo del DDL è qui.
Non credo che ci sia molto da commentare perché il
testo non risolve il problema di fondo del servizio
pubblico radiotelevisivo italiano: la dipendenza dalla
politica.
Quella che viene considerata la maggiore industria
culturale del Paese, la Rai, è oggi governata con una
legge emanata nella precedente legislatura e, fino a
qualche giorno fa, diretta da un consiglio di
amministrazione che rifletteva la maggioranza
parlamentare della stessa legislatura. La novità,
rispetto alla situazione precedente, era ed è la fine
della cosiddetta "lottizzazione".
Prima il "potere" nell'azienda di stato era
suddiviso tra le diverse forze politiche, secondo un
criterio più o meno proporzionale. Con la legge
"Gasparri" è stata sancita una specie di
"occupazione" dell'azienda da parte della
maggioranza del momento.
Questo sarebbe di per sé un serio problema per la
libertà di informazione, ma con un elemento di
"disturbo" in più: il capo di quella
maggioranza parlamentare era - ed è - anche il
proprietario di Mediaset, l'unico concorrente della
Rai. La singolare conseguenza di questa situazione è
che il consiglio di amministrazione dell'azienda di
Stato è stato nominato dalla concorrenza, come se il
consiglio di amministrazione della Fiat fosse nominato
dalla Volkswagen!
L'attuale governo ha pensato, con grave ritardo, di
porre rimedio a questa anomalia, con la sostituzione
del consigliere di amministrazione designato dal
principale azionista, il Ministero del tesoro. Un
fatto del tutto normale: in qualsiasi società per
azioni sono i consiglieri di amministrazione
rappresentano gli azionisti. E se un rappresentante pro
tempore soddisfa chi lo ha nominato, viene
sostituito da un'altro.
Invece l'attuale opposizione ha sollevato un putiferio
politico, accusando l'attuale governo di voler
"occupare" la Rai. Fingendo di dimenticare
di aver fatto la stessa cosa nella precedente
legislatura. Un magnifico esempio di comunicazione
falsa, ripetuta con grande vigore fino a farla
sembrare vera.
Fino a quando la Rai sarà nel sostanziale dominio
della politica assisteremo a questi spettacoli.
L'unica soluzione affinché la "maggiore
industria culturale del Paese" possa svolgere la
sua funzione è l'uscita della politica dalla
direzione della società: prima di tutto con la fine
della commissione parlamentare di vigilanza,
sostituita da garanti indipendenti.
Ebbene, il disegno di legge "Gentiloni", che
il Parlamento sta per esaminare, mette ancora una
volta al primo posto nel governo dell'azienda la
commissione di vigilanza. E così rimane il controllo
della politica sull'azienda. A parte i dettagli,
quella che si prospetta è dunque una non-riforma.
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Informazioni via SMS: quali regole?
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A proposito di La registrazione dei periodici on line
- 15.09.07
Ciao Manlio, ho letto tutte le tue utilissime indicazioni sull'argomento ma non ho trovato nulla
sugli SMS.
Il caso: un servizio consistente nell'invio di SMS , per dare notizie
e informazioni, da parte di una società commerciale è soggetto:
1) alla legge sull'editoria 47/48, così come modificata dalla legge
62/2001? A me pare di si...: gli SMS sarebbero quotidiani (quindi
"stampa" periodica), ed il concetto stesso di SMS o mail rientrerebbe
nella definizione di "prodotto" (essendo a pagamento" . Non capisco,
però dove potrei mettere le indicazioni obbligatorie per legge... in
appena 160 caratteri..
2) si deve iscrivere al ROC? Visto che il servizio è a
pagamento... pare di sì...
3) è tenuto al deposito legale di cui al DPR 252/2006? (no... spero,
diversamente si dovrebbero mandare le copie di ogni SMS alla Biblioteca x o
y... ogni giorno?!)
Avv. Andrea Buti, Camerino (MC)
L'avvocato Buti inquadra perfettamente il problema.
Ce ne occuperemo presto, commentando il disegno di
legge di riforma dell'editoria che il Governo ha
approvato il 3 agosto scorso.
(vedi Riforma dell'editoria:
non siamo tutti giornalisti - 25.09.07)
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Presunti brogli elettorali e
giornalismo investigativo
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Dal
sito
dell'Ordine
dei
giornalisti
-
30.11.06
"Deaglio
ha
fatto
il
giornalista"
Sul
caso
Deaglio,
il
Segretario
nazionale
dell’Ordine
dei
giornalisti,
Vittorio
Roidi,
ha
rilasciato
la
seguente
dichiarazione:
“La
Procura
della
Repubblica
di
Roma
ha
indagato
il
collega
Enrico
Deaglio.
Non
so
se
si
tratti
di
un
atto
dovuto.
So
che
ancora
una
volta
un
giornalista
che
sta
facendo
il
proprio
mestiere
viene
fermato
e
intimidito.
La
legge
dice
che
i
giornalisti
hanno
l’obbligo
di
accertare
la
verità:
è
quello
che
Deaglio
stava
cercando
di
fare,
in
attuazione
di
quella
concezione
che
affida
ai
giornalisti
il
ruolo
di
controllori
dei
poteri.
Se
Deaglio
ha
commesso
reati
lo
dirà
la
magistratura,
ma
trovo
preoccupante
che
uno
dei
pochi
casi
di
giornalismo
investigativo
finisca
con
l’incolpazione
del
giornalista,
sulla
base
di
una
vecchia
e
polverosa
previsione
del
codice
Rocco.
Quella
notte
anche
Berlusconi
aveva
parlato
di
brogli.
Mi
sono
sempre
chiesto
perché
le
principali
testate
non
abbiano
lavorato
a
fondo
per
accertare
cosa
fosse
successo”.
(29
novembre
2006)
Deaglio
è
indagato
per
violazione
dell'art.
656
del
codice
penale:"Chiunque
pubblica
o
diffonde
notizie
false,
esagerate
o
tendenziose,
per
le
quali
possa
essere
turbato
l'ordine
pubblico,
è
punito,
se
il
fatto
non
costituisce
più
grave
reato,
con
l'arresto
fino
a
tre
mesi
o
o
con
l'ammenda
fino
a
lire
seicentomila".
Il
codice
dice
"chiunque":
anche
un
cittadino
qualunque
o
un
uomo
politico.
Ma
solo
i
giornalisti
cercano
di
accertare
la
verità
(vedi
Elezioni
truccate?
Non
è
colpa
della
firma
digitale
su
InterLex).
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"Scansionare"...
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A proposito di Lo
scanner non serve a
scannare
F. M. 28.11.06
Gentile direttore,
ritengo che possa essere utilizzato anche il termine "scansionare"...che è quello che utilizzo io personalmente.
Con stima, F.M.
Naturalmente lei è libero di usare le parole che
vuole, ma... che cosa le fa ritenere che l'orrendo
termine "possa essere utilizzato"?
"Scansionare" deriva da scansione,
che a sua volta deriva da scandire. Dunque con scandire
e scansione abbiamo tutto quello che ci serve.
Applicando invece il principio del derivato dal
derivato, da "scansionare" avremmo "scansionamento"
e da qui "scansiomentare", da cui potrebbe
arrivare "scansionamentazione" e quindi
"scansiomanentazionare"... all'infinito. Gli
esempi, ahimè, non mancano: "posizionare"
invece di porre, da cui
"posizionamento" invece di posizione,
"movimentare" invece di muovere e
quindi "movimentazione" invece di movimento
eccetera). Ne riparleremo.
La lingua italiana è bellissima, perché rovinarla
con espressioni brutte, oltre che inutili?
* * *
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Jean-louis Monteverde - 04.12.06
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...Vi è da dire che il termine inglese stesso è
riduttivo o parziale e come spesso accade in
informatica improprio per quanto riguarda la semantica
[...]
Di conseguenza si tratta semplicemente di un
NUMERIzzatore, di un DIGITALizzatore, di un
CODIficatore o di un BITturatore (non escludo a priori
questa mia opzione un po' raffreddata!) e perché no...
di un apparecchio di fotografia digitale! Che poi sia
"a piatto", "a scorrimento" o
"statico", poco importa. E' e rimarrà
sempre un apparecchio che converte un informazione
analogica in una digitale, e visto che alla fine
rimane solo "una manciata" di numeri per
interpretare un magnifico paesaggio, un dipinto
rinascimentale, una mappa o lo spaccato di una turbina
a gas, meglio non perderli. Mi sembra quindi che non
si faccia torto a nessuna lingua romanica se si chiama
l'apparecchio "scanner" o "numerizzatore",
mentre è necessario essere cauti con i
"derivati", cominciando con i verbi ed
aggettivi. Purtroppo "scandire" indica un
tutt'altro movimento che appartiene al tempo, e non
allo spazio; il movimento è sussidiario o casuale.
Francamente, credo sia meglio adoperare i verbi "digitalizzare"
o "numerizzare" e i loro derivati:
digitalizzato, numerizzato, ... e per le locuzioni
abbiamo sempre il più che ammissibile “catturato
con lo ...” che non offendono troppo la lingua e le
nostre orecchie e dal significato scientifico quasi
ineccepibile. Io... continuo a chiamarlo il mio “bitturatore”
impressionante. La saluto e le auguro tutto il
successo che già si merita. Cordialmente, jean-louis
monteverde
Gli obiettivi essenziali di cui si deve tener conto
quando si comunica sono due: 1. farsi capire e quindi
usare termini più condivisi possibile; 2. rispettare
la lingua che si usa. Quindi: 1. continuiamo a
chiamarlo scanner, perché ormai tutti lo
chiamano così; 2. diciamo scandire, perché è
il termine corretto in italiano. Anche se è
divertente dedicarsi alla "tetratricotomia"
(taglio del capello in quattro, dal greco studiato al
liceo).
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Compensi così miseri da rasentare il
disprezzo
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A proposito di Giornalisti free
lance bastonati da Bersani e Visco?
Fabio Capecelatro - 19.11.06
Tanto per ribadire quanto ho letto nel suo articolo del 17.07.06. Mi chiamo Fabio Capecelatro e sono un
giornalista pubblicista. Ho ricevuto ieri il compenso per due articoli scritti sull'Unità ad agosto di
quest'anno: 95 euro lordi, circa 78 netti. In pratica l'articolo principale mi è stato pagato 70 euro
(lordi) e l'altro (più corto) 25 euro. Non vale neanche come rimborso spese, considerando che per realizzare
questo servizio mi sono dovuto spostare da Roma a Forte dei Marmi.
Ho trovato molto umiliante questo trattamento, tanto più che ho 55 anni e sono iscritto all'ordine da quasi vent'anni. Naturalmente mi guardo
bene dal fare rimostranze, perché - come lei giustamente nota - mi giocherei eventuali future
collaborazioni. Mi chiedo però che senso abbia l'esistenza di un ordine che si fa vivo solamente, e con
impressionante puntualità, quando deve incassare la quota annua; e in secondo luogo mi chiedo come sia
possibile arrivare a liquidare compensi così miseri da rasentare il disprezzo. Scusi lo sfogo, volevo solo
portare la mia testimonianza. So bene che ci sono trattamenti economici anche peggiori, specialmente tra i
giovani aspiranti giornalisti, ma questo non mi consola affatto, anzi.
Cordialmente, Fabio Capecelatro (19.11.06)
Provi a confrontare i compensi che ha ricevuto con
i "compensi
minimi" indicati dall'Ordine dei giornalisti
e ci rifletta un po'. Sono curioso di conoscere i
risultati delle sue riflessioni...
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