Il supergrandangolare induce in tentazione il neofita, che non resiste e si diverte a scattare immagini "strane". Foto che vengono bene male anche col telefonino...
Ma gli obiettivi di lunghezza focale ridotta servono soprattutto per altri generi di fotografie, che vediamo nelle due pagine di questa lezione.

Il grandangolare ti allarga la vita. Se sai come usarlo - 2

Lezioni di fotografia  N. 10  – 2 settembre 2019 Pagina 1  Successiva
   Indice delle lezioni

La seconda parte di questa lezione sugli obiettivi grandangolari ruota intorno a un solo soggetto: la sede centrale della BNL-Paribas, che sembra fatta apposta per solleticare il fotografo. E non solo per il particolare disegno, ma anche per il colore, pensato evidentemente per fondere l'architettura con il colore del cielo.
Il problema è che non c'è spazio per riprendere di fronte l'intero edificio. Però sono più interessanti le viste di taglio, che possono essere valorizzate dagli obiettivi di corta focale.

Ma un soggetto fotogenico come questo ispira non solo le riprese "lontane" tipiche dei grandangolari, ma anche sguardi più selettivi, con attenzione ai dettagli. Per questo dopo le foto grandangolari ci sono anche riprese con focali più lunghe. Così si può mettere direttamente in relazione quello che c'è da sapere sui grandangolari con quello che abbiamo visto nelle due pagine della lezione sui teleobiettivi.
Se poi andiamo ancora più indietro, alle lezioni sulla profondità di campo e sulla composizione, abbiamo un quadro completo sul rapporto che si instaura tra l'occhio e l'obiettivo quando prendiamo la macchina fotografica. O, per essere più precisi, tra la mente  che "pre-vede" l'immagine e il sensore che la registra.

Un'altro aspetto interessante delle foto di questa pagina è dato dalle differenze di luce. Le maggior parte delle riprese è stata fatta intorno a mezzogiorno, quando la luce a picco mette i risalto il movimento dei piani della facciata. Una luce di taglio accentuerebbe i riflessi delle superfici di vetro.
A dimostrazione del fatto che "è la luce che fa la fotografia". Poi c'è un fotografo che passa proprio in quel luogo, in quel momento...

L'esagerazione della prospettiva dei grandangolari (qui da 20mm) comporta spesso un problema serio: se il soggetto è sullo sfondo, il primo piano si impone all'attenzione e l'inquadratura "non funziona"

Se il soggetto è troppo grande

Le riprese di architettura sono uno dei campi d'azione tipici degli obiettivi grandangolari e super-grandangolari, perché spesso non c'è abbastanza spazio per una foto con la focale normale.
Ma non sempre la focale corta o cortissima risolve del tutto il problema, perché può snaturare il soggetto. Questa inquadratura a prima vista è spettacolare; in realtà è solo una foto mal riuscita, perché non rende il soggetto come si percepisce in realtà e come lo ha pensato chi lo ha disegnato.

 

 

Ci allontaniamo abbastanza da inquadrare l'edificio tenendo la fotocamera "in bolla", cioè con l'asse di ripresa orizzontale. In questo modo si evita la convergenza delle linee verticali (linee cadenti), ma il soggetto è spostato nella parte alta dell'inquadratura. Il problema è "riempire" la parte bassa con elementi che non disturbino il soggetto.
Un grandangolare più spinto ci permette un'inquadratura simile alla precedente, ma più ravvicinata e quindi con meno elementi di disturbo. Anche lo spostamento del punto di ripresa, con le linee convergenti che partono da sinistra, rende l'immagine più dinamica della prima. La prospettiva dal basso è contenuta e non dà fastidio.
Focale ancora più corta, distanza ancora ridotta, ma è superato il punto  dal quale si può riprendere l'intero edificio senza inclinare verso l'alto l'obiettivo. Il soggetto ha perso di importanza, è più piccolo e ci sono più elementi di  disturbo.
Questo è un dato interessante: non sempre un campo più largo, dato da un grandangolare più spinto è utile per fotografare un soggetto come questo.

 

 

C'è una soluzione. Anzi, due

Mi viene un'idea. Prendo la penultima foto, quella scattata con il 20mm, e la taglio al formato quadrato, facendo in modo che le linee di forza della prospettiva  partano dagli angoli in basso. Viene fuori una composizione geometrica dinamica ed equilibrata che rende nella forma migliore (almeno fino a questo punto) il bellissimo edificio.

Di solito devo tagliare una fotografia quando ho sbagliato l'inquadratura nella ripresa. Ma qui ho studiato tutte le soluzioni possibili e non mi resta che mettere mano al bisturi.
Per di più, non amo le immagini quadrate, un formato che non è né carne né pesce (anche si ci sono autori che hanno creato un'estetica della fotografia quadrata).

Ma è l'ultimo tentativo quello che raggiunge lo scopo. Ho camminato avanti e indietro davanti al palazzo e ho trovato un piccolo slargo che mi ha consentito di allontanarmi un po'. Ho guardato nel mirino, ho regolato lo zoom per comprendere tutto l'edificio... e i dati EXIF del fotogramma dicono che ho usato una focale medio-tele. Per un soggetto che sembrava fatto apposta per i supergrandangolare. Ecco qui sotto il risultato.

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Oltre il grandangolare...

Adesso che mi sono liberato della "sindrome del grandangolo" posso pensare qualche foto diversa, qualche immagine con presenze umane in relazione all'architettura.

Ecco, in queste tre inquadrature riprese quasi dallo stesso punto, la progressione delle lunghezze focali: dal grandangolare al normale-grandangolo, fino al classico "normale" da 50mm. Progressione che serve, fra l'altro, a capire meglio la grammatica degli obiettivi di focale corta, quando sono usati per la funzione per cui sono progettati e non per immagini "impressionanti" a breve distanza.

...fino al teleobiettivo

Può sembrare strano concludere una lezione sui grandangolari con due immagini riprese col teleobiettivo.
Ma questa scelta ha un senso, se si pensa che abbiamo incominciato con la profondità di campo, poi abbiamo studiato La composizione come organizzazione di forme visive, abbiamo proseguito con due lezioni sui teleobiettivi – Per una girandola in controluce serve un teleobiettivo e Lontano ma vicino, il fascino indiscreto del teleobiettivo – per concludere con queste due pagine sulle corte focali.
Il ritorno al tele chiude il cerchio di un ragionamento sul filo che lega, come ho scritto all'inizio di questa pagina, l'immagine che si imprime sul sensore della fotocamera a quella che si forma nella mente del fotografo.
Il filo che è l'essenza stessa della fotografia.

Nota. Il palazzo BNL, nel quartiere Pietralata di Roma, è stato progettato dagli architetti Alfonso Femia e Gianluca Peluffo – studio 5+1AA.

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